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Il Comitato antinucleare del Piemonte si mobilità per il Si al referendum

Redazione Quotidiano Piemontese

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Nella sede del Centro studi per la pace e la nonviolenza “Domenico Sereno Regis” di via Garibaldi a Torino, il popolo delle associazioni e dei cittadini antinucleare si è riunito per fare il punto della situazione e lanciare la campagna referendaria in vista della consultazione 12 e 13 giugno. Il referendum sul nucleare sembrava dimenticato, ma la tragedia giapponese lo ha riportato al centro del dibattito politico, aprendo la strada ad una riflessione più ponderata sui grandi rischi che comporta  questa scelta e in fondo  sulla strutturale mancanza nel nostro paese di un piano energetico nazionale

Tanti sono  problemi aperti: dalla sicurezza, alle scorie (individuazione di siti adatti e costi: persino Tremonti, nei giorni scorsi, ha sottolineato l’elevato costo delle ‘dismissioni’ di una centrale), alla questione della localizzazione con la delicata posizione delle Regioni che, quando la moratoria sarà finita e in caso di esito negativo del referendum, con il rilancio dell’atomo civile avranno un ruolo decisivo nell’approvazione della localizzazione delle nuove centrali (tutte si sono già espresse in maniera contraria, ad eccezione del Piemonte).

Su questi e altri temi gli antinuclearisti che sempre hanno lavorato contro l’ipotesi dell’energia atomica rinsaldano le fila.

Il tema è stato a lungo dibattuto e il Comitato regionale piemontese per il Sì al Referendum per fermare il nucleare, costituito da un vasto schieramento unitario di associazioni, oltre che da singoli cittadini, tutti favorevoli al referendum come strumento di democrazia, ha ricordato il fisico e nonviolento direttore del Centro Regis, Nanni Salvio, che ha sottolineato come ci siano degli intrecci pericolosi tra militare e nucleare e come si taccia sul fatto che vengano utilizzate bombe nella guerra in Libia all’uranio impoverito. Mentre l’ex assessore all’Ambiente della Regione Piemonte, Nicola De Ruggiero, la portavoce del comitato regionale di Saluggia di Pro Natura, Rossana Vallino, hanno ribadito come il nucleare sarebbe una sciagura per l’Italia, che dopo oltre 20 anni dalla decisione del 1987, non ha ancora deciso dove stoccare le poche scorie dei suoi centri dismessi che stanno rientrando con il ritrattamento effettuato negli impianti inglesi e francesi. La sfida è molto ambiziosa: convincere a recarsi al voto non meno di 25 milioni di cittadini e far prevalere il SI’. E’ già iniziata una grande campagna di informazione e mobilitazione sui rischi per la salute e l’ambiente e sui costi abnormi del nucleare. Domani una delegazione piemontese sarà alla manifestazione nazionale per la difesa dell’acqua pubblica, il no al nucleare e il no alla guerra in Libia.

Infine il Comitato chiederà di pronunciarsi ai politici locali, della Regione – è previsto un incontro e un sit in martedì 29 marzo davanti a Palazzo Lascarsi, sede del Consiglio regionale del Piemonte -, i candidati a Sindaco di Torino e a presidente della Provincia di Vercelli, la zona maggiormente interessata in considerazione della presenza degli impianti di Saluggia e Trino.

Tra i primi a costituire il Comitato regionale “Vota sì per fermare il nucleare” ci sono molte organizzazioni ambientaliste, di volontariato e politche: Arci Servizio Civile, Centro Studi Domenico Sereno Regis, Comitato Sì alle rinnovabili no al Nucleare, Ecologisti democratici, Fiom, Forum Ambientalista, Greenpeace, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Pro Natura, Terra! e WWF. Ma ci sono anche cittadini da sempre impegnati contro il nucleare e molti uomini pubblici e politici tra i quali: Alberto Deambrogio, Beppe Gamba, Emanuele Negro, Fausto Cognasso, Piergiorgio Comella e Vanda Bonardo.

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