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Piemonte

Crisi Juve: nessuna sorpresa, la squadra è modesta. Ora servono scelte chiare e nette

Redazione Quotidiano Piemontese

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Ad ogni crisi di gioco e di risultati, tutti i tecnici rispondono sempre con la gettonatissima frase : “I conti si fanno a fine campionato”. Anche se molti, spesso, nemmeno arrivano al panettone.
A questa logica non si è sottratto nemmeno Gigi Del Neri che da dopo la sosta l’ha ripetuto fino alla noia (nostra, di tifosi).E invece per la Vecchia Signora è già tempo di bilanci, analisi e ripartenze. Quello che rimane da qui alla fine del campionato potrà dire poco di più, avendo fallito tutti gli obiettivi, se non l’ipotetico zuccherino dell’Europa League, che sta alla Juve come la marmellata sugli spaghetti.
Come si è arrivati a tutto questo?
Partiamo da un dato sugli ultimi due anni, per smentire l’inconsistenza del ritornello “La Juve non può spendere”.
Nelle ultime due stagioni la Juve ha speso quasi 100 milioni di euro.
Giusto per ricordare qualche cifra qua e la: 50 milioni per l’accoppiata Melo-Diego, 12 milioni Martinez, Bonucci 14, Pepe 2,5 (8 milioni il riscatto), Krasic 14, Storari 4, Quagliarella 4,5 (prestito oneroso con diritto di riscatto fissato a 10,5 in 3 rate).
Per tacere dei riscatti la da venire (in primis Aquilani e Matri).
Poche società in Italia hanno speso di più.
I progetti però erano diversi. Nella passata gestione il ragionamento, dopo il terzo posto in campionato conquistato da Ranieri (e in ultimo Ferrara) fu quello di pensare che la squadra era competitiva e che aggiungendo 2 o 3 campioni all’anno in poco tempo si sarebbe tornati a vincere. I campioni inseriti furono Melo e Diego. Due giocatori giovani ma già affermati e inseguiti da mezza Europa. Fu un flop. Loro, della squadra, dell’allenatore.
La nuova gestione, invece, ripartì con un’altra idea: la squadra è logora, vecchia e con un monte ingaggi troppo alto. Bisogna ripartire, azzerare, rifondare, affidandosi ad un modulo noto in casa Juve e con un allenatore che aveva appena fatto un campionato fenomenale con la Samp.
E così sono arrivati Del Neri e una manciata di nuovi giocatori. Tutti nomi noti (a parte forse solo Krasic) e dal valore conosciuto. Nessun campione. Tanti onesti lavoratori.
E’ stato un flop. Loro, della squadra, dell’allenatore.
Ora la tentazione è quella di procedere all’ennesima epurazione ripartendo da zero. Peccato che non ci siano, stavolta sì, più tanti soldi da spendere. Il rischio sarebbe quindi quello di cacciare i giocatori modesti, presi quest’anno, per sostituirli con altri di identico valore (poco).
E’ evidente che la Juve che tornerà a vincere non avrà tra i titolari Motta, Barzagli o Toni, ma è altrettanto evidente che cambiare sempre 10 giocatori è una lotteria. E come tutte le lotterie le probabilità di azzeccare la combinazione vincente sono poche.
Allora o ci si rassegna alla mediocrità oppure si punta su coraggio e ingegno.
Un esempio.
Martinez e Cavani sono costati quasi la stessa cifra. Uno ha 27 anni, calcisticamente maturo, un giocatore che difficilmente è in grado di ulteriori salti di qualità importanti. Nelle migliori delle aspettative avrebbe potuto fare un onesto campionato, ma poco di più.
Cavani invece ha 24 anni, un talento in procinto (almeno ci ha sperato il Napoli) di sbocciare e di diventare un campione vero. E così è stato.
La Juve che vorremmo decide, se deve spendere 14 mln, di scommettere su Cavani, non su Martinez.
La Juve che sarà deve ripartire da questa considerazione. Si prendono solo due categorie di giocatori: i campioni affermati (se si hanno i soldi) oppure i giovani campioni potenziali (come Cavani, Bacinovic, Paloschi, Bojan, Krkic ecc). Basta puntare sugli scarti di Udinese, Napoli, Sampdoria, Catania.
E poi il vivaio. La Juve è stata (giustamente) elogiata in questi anni per la qualità e la quantità di giovani portati alla ribalta. Peccato che alla Juve non ci siano quasi più. Tolti Marchisio e De Ceglie (che, oltre ad essere sempre rotto, ancora deve fare un deciso salto di qualità) gli altri sono finiti tutti lontano da Torino quando non se ne sono proprio perse le tracce. Ariaudo (che sta facendo molto bene a Cagliari), Pasquato, Palladino, Giovinco, Immobile, Konko, Fausto Rossi, ecc…
Possiamo farcene una ragione se la Juve non ha i soldi per comprare Thiago Silva, ma l’alternativa dovrebbe essere quella di provare a lanciare Ariaudo piuttosto che riesumare Barzagli (che, per onestà, è il centrale che sta facendo meno peggio ultimamente). Sogniamo una Juve che non potendo prendere Cristiano Ronaldo concede un’opportunità a Pasquato o a Fausto Rossi, invece che cercare un usato sicuro nelle squadre di metà classifica. Vorremmo una Juve che decide di investire su giocatori come Sanchez già due anni fa, non che si lamenta oggi di non poterli prendere quando sono nella lista della spesa delle più importanti squadre d’Europa.
La nuova Juve deve uscire da questo limbo del vorrei ma non posso. Si vorrebbero prendere solo i campioni ma non si hanno le possibilità per competere economicamente con i grandi club europei. Non si prendono le giovani promesse perché sono troppo rischiose e c’è la volontà di voler provare a vincere subito.
Così si continua a puntare sull’usato sicuro, con il risultato che non si vince subito e non si costruisce per il futuro una squadra in grado di lottare per il titolo, ma un’onesta provinciale che lotterà sempre tra il 4° e l’8° posto.

Dario Netto

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