Sindacati inquilini e Cgil: Piano Casa dannoso e non riduce l’emergenza

La Cgil, la Fillea e il Sunia esprimono perplessità sul cosiddetto “Piano Casa” presentato dalla Giunta Regionale e in via di approvazione in Consiglio Regionale. “Intanto, non si tratta di un Piano Casa ma di una serie di scelte che favoriscono interventi che interesseranno i piccoli proprietari, anche in deroga ai piani regolatori, sottraendo così ai Comuni la loro funzione primaria e riducendo l’obbligo alla riqualificazione, in senso di efficienza energetica, solo al 20% dell’ampliamento”, dichiara Elena Ferro della segreteria della Cgil Piemonte.

Questa scelta non risponde alla necessità di utilizzare ogni occasione per riqualificare le aree dismesse già edificate sul territorio e convertirle ad edifici abitativi, magari destinandone una quota parte a edilizia sovvenzionata e agevolata in modo da fornire risposte sul tema dell’emergenza casa.

L’assenza di risorse fresche – spiegano ancora i sindacati – messe a disposizione degli Enti Locali rappresenta un ulteriore elemento che consegna alla sola iniziativa privata la possibilità di ampliare strutture, senza garanzie che le scelte non siano in contrasto con il territorio.

In merito poi alla presunta crescita occupazionale, sottolinea ancora la Ferro, “il Piano rischia invece di essere l’occasione per incrementare lavoro nero temporaneo durante le giornate festive.”

Su questo tema Cgil, Fillea e Sunia chiedono all’Assessore competente di convocare un tavolo con le Confederazioni e le Categorie interessate per monitorare gli effetti di questi provvedimenti sull’occupazione del settore, con particolare attenzione alla qualità del lavoro e alla sua sicurezza.

E’ urgente l’apertura di un confronto con la Regione, insieme ai sindacati degli inquilini, su un vero Piano Casa che possa discutere – a partire dalla soluzione delle emergenze abitative come gli sfratti causati dalla perdita del posto di lavoro – di come riqualificare gli interventi sul tema casa che, insieme agli ammortizzatori sociali tradizionali, rappresenta una risposta fondamentale alla riduzione del potere di acquisto di giovani, lavoratori, pensionati e famiglie.