Le risposte di Trm sull’inceneritore del Gerbido
I responsabili di Trm hanno risposto alle domande che avevamo raccolto tra i nostri lettori sull’inceneritore del Gerbido a Torino. L’iniziativa era partita dalla pubblicazione da parte di QP di alcune foto inviateci dai nostri lettori, e proseguito con le preoccupazioni dei giorni successivi ed una petizione online che chiedeva la chiusura del termovalorizzatore. A quel punto era stata Trm ha contattare la redazione per dirsi disponibile a rispondere alle domande.
Ringraziando la redazione di Quotidiano Piemontese per l’opportunità che ci ha dato di dialogare con i cittadini, siamo lieti di rispondere alle domande inviate alla testata da alcuni lettori.
Tutti coloro che avessero ulteriori dubbi in merito al termovalorizzatore possono visitare il nostro sito internet www.trm.to.it oppure scriverci a info@trm.to.it.
1) Perché non siete tenuti ad un monitoraggio costante?
2) Quali sono i criteri dei vostri monitoraggi e ci sono organi terzi che contromonitorano?
L’impianto è dotato di un insieme di strumenti che costituiscono il sistema di monitoraggio delle emissioni. La strumentazione è collocata in tre punti successivi del processo di trattamento dei rifiuti: in caldaia, a monte del sistema di trattamento dei fumi e a camino. Le misure effettuate nelle prime due zone consentono di regolare i parametri di combustione e il dosaggio dei reagenti per ridurre il più possibile la formazione di sostanze pericolose e ottimizzare l’abbattimento degli inquinanti lungo il sistema di trattamento dei fumi.
Le apparecchiature collocate a camino hanno invece la funzione di verificare il contenuto di inquinanti nei fumi emessi. Tale strumentazione è duplicata, per avere sempre la garanzia di una effettiva misurazione: ci sono infatti due identiche strumentazioni per ogni canna di ciascuna linea.
Il monitoraggio avviene – come prescritto dalla normativa e ripreso dall’autorizzazione – con due modalità:
· in continuo: si tratta di 8 sostanze (Carboni Organico Totale, Monossido di Carbonio, Ossidi di Azoto, Ossidi di Zolfo, Acido Fluoridrico, Acido Cloridrico, Polveri totali e Ammoniaca);
· con prelievi periodici: Diossine e Furani, IPA, Cadmio e Tallio, Zinco, Metalli (espressi come somma di Sb+As+Pb+Cr+Co+Cu+Mn+Ni+V+Sn). Nel secondo caso, le frequenze di monitoraggio sono fissate dall’autorizzazione e sono pari a tre mesi per i primi dodici mesi di esercizio per poi diventare ogni quattro mesi. I risultati dei monitoraggi vengono pubblicati da TRM all’interno del proprio sito web.
TRM si è inoltre dotata di un sistema di campionamento continuo con prelievi periodici in grado di fornire valori accurati maggiormente rappresentativi dell’effettiva emissione di Diossine e Furani. Tale sistema utilizza campionatori automatici (uno per ciascuna linea di combustione), che – garantendo flussi e temperature ben definite – accumulano gli inquinanti in fiale successivamente inviate a laboratori specializzati e certificati. In merito agli organi terzi, ci sono quelli previsti per legge: ARPA e Provincia di Torino. L’ARPA, in particolare, ha tra i propri compiti quello di gestione dei sistemi di osservazione dei parametri ambientali e delle relative reti di monitoraggio della intera Regione Piemonte ed ha accesso a tutti i dati relativi al monitoraggio e compie costanti sopralluoghi in impianto per verificare la funzionalità delle apparecchiature utilizzate per i controlli. In aggiunta, per il nostro impianto, è stato costituito un organo cui è stato affidato un controllo privilegiato su tutte le fasi della vita dell’impianto (dalla costruzione alla gestione): il Comitato Locale di Controllo, composto dai rappresentanti politici e tecnici della Provincia di Torino e dei Comuni di Beinasco, Grugliasco, Orbassano, Rivalta, Rivoli e Torino, con invito permanente alle ASL 1 e 5 e all’ARPA. Per saperne di più:
3) Vengono fatti test sulla diossina nell’ambiente?
In merito alla diossina, TRM compie i controlli con prelievi periodici – prima dell’emissione a camino – come prescritto dall’Autorizzazione concessa all’impianto. I controlli in ambiente – invece – sono di competenza dell’ARPA attraverso le centraline di monitoraggio dell’aria. In particolare, prima della messa in funzione dell’impianto, sono state condotte analisi dell’ambiente in modo da fotografare la situazione del contesto prima dell’introduzione del termovalorizzatore. Questo è avvenuto anche analizzando i livelli di diossina presenti. L’ARPA ha effettuato il cosiddetto “Bianco Ambientale” nel 2006 dal quale si possono trarre anche informazioni sui livelli di diossina presenti in ambiente. Inoltre, alcuni mesi prima dell’entrata in funzione dell’impianto, è stata installata una centralina poco distante dall’impianto in grado – tra le altre cose – di monitorare il livello di diossina nell’ambiente in modo da poter confrontare tali dati con quelli a seguito della messa in esercizio dell’impianto. Tale centralina – analogamente a tutte le altre in Piemonte – viene gestita dall’ARPA2.
4) Che ricadute pensate abbia sulla qualità della vita delle persone, vivere in mezzo ai miasmi?
L’impianto di termovalorizzazione è stato progettato e costruito con l’obiettivo di impedire che eventuali odori fuoriescano da avanfossa e fossa (gli spazi in cui vengono conferiti e stoccati i rifiuti) adottando un sistema in grado di mantenere questi due ambienti in depressione. L’aria viene infatti tenuta all’interno dell’impianto e inviata in caldaia per favorire la combustione dei rifiuti. Pertanto, sia per la tipologia di impianto di TRM che a seguito di sopralluoghi di ARPA, avvenuti anche a valle di segnalazioni di cittadini e che non hanno riscontrato odori provenienti da TRM, possiamo rassicurare che gli odori sgradevoli non derivano né dallo stoccaggio dei rifiuti nella fossa dell’impianto né dal processo di combustione. Pertanto, le cause dei miasmi – che sicuramente influiscono negativamente sulla qualità della vita dei cittadini – devono essere ricercate altrove.
5) Che tutele hanno i cittadini, ora che il termovalorizzatore è gestito dai privati?
La parziale privatizzazione di TRM (il 20% infatti è ancora in mano pubblica) non cambia nulla né in termini di tutele per la salute né di erogazione del servizio. TRM – infatti – rimane comunque.
Per saperne di più:
http://www.provincia.torino.gov.it/ambiente/rifiuti/programmazione/termoval_gerbido
Per saperne di più:
http://www.sistemapiemonte.it/ambiente/srqa/index.shtml
sottoposta all’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) rilasciata dalla Provincia e al controllo degli enti preposti, ossia Arpa e Provincia di Torino; pertanto, è tenuta alle stesse verifiche sulle emissioni e al mantenimento degli stessi standard indicati nell’AIA, a totale tutela della salute della popolazione e della salvaguardia ambientale.
6) Che fine fanno le ceneri prodotte dall’inceneritore?
7) Sono state effettuate le analisi sulle ceneri pesanti inizialmente classificate come rifiuti pericolosi? Che tipo di classificazione è stata data a questi rifiuti? A chi vengono inviati tali rifiuti per il loro trattamento/stoccaggio?
Il processo di termovalorizzazione genera residui che derivano dalla combustione (scorie e ferrosi) e dalla depurazione dei fumi (ceneri leggere e Prodotti Sodici Residui – PSR). Rispetto ai rifiuti in ingresso, queste sono le produzioni (in peso):
– 21% circa di scorie
– 2% circa di ceneri leggere
– 1,5% circa di PSR
Tutti i residui sono stati sottoposti ad analisi (caratterizzazione). A seguito di queste indagini, le scorie sono state classificate come residui non pericolosi. Ceneri e PSR sono invece classificati come pericolosi, in quanto contengono sostanze inquinanti derivate dal processo di depurazione dei fumi. Il termovalorizzatore non è autorizzato al trattamento di nessuno dei residui. Pertanto, l’unica attività condotta è quella di stoccaggio nella massima sicurezza per poi inviarli a impianti autorizzati per il loro trattamento e successivo recupero o smaltimento. Nel periodo di esercizio provvisorio, per individuare i soggetti cui consegnare i residui, TRM ha effettuato delle procedure di gara a livello europeo – rispettivamente per scorie, ceneri leggere e Prodotti Sodici Residui – per affidare a impianti autorizzati e specializzati tali servizi. Gli operatori individuati come vincitori sono elencati sul sito della Società al seguente link:
http://www.trm.to.it/index.php?option=com_content&view=article&id=448&Itemid=274&lang=it
e si occuperanno quindi del prelievo, trasporto, trattamento (inertizzazione), recupero/smaltimento. Tali affidamenti termineranno nel corso del 2014.
Per garantire maggiore flessibilità e continuità al servizio, per ogni tipo di residuo sono stati incaricati due operatori.
Per quanto riguarda le scorie:
– SADI – Servizi Industriali
Impianti di destinazione:
BARRICALLA (Collegno – TO)
LA TORRAZZA (Torrazza Piemonte – TO)
CAVA CALCINATO (Calcinato – BS)
– Officina dell’Ambiente
Impianto di trattamento:
Officina dell’Ambiente a Lomello (PV)
Per quanto riguarda i Prodotti Sodici Residui:
– SADI – Servizi Industriali
Impianti di destinazione:
Miniera GTS (Teutschenthal – D)
BARRICALLA (Collegno – TO)
– Solval
Impianti di destinazione:
SADI Servizi Industriali (Orbassano – TO)
Ra.Ri. Raccolta Rifiuti Industriali (Livorno
Per quanto riguarda le ceneri leggere:
– SADI Servizi Industriali
Impianti di destinazione:
Impianto di Barricalla S.p.A. (Collegno – TO)
Impianto P-D Industriegesellschaft (Puschwitz – Germania)
– GTS GMBH&Co.KG
Impianto di destinazione:
Miniera di Teutschenthal (in Germania).
A partire dalla fine dell’esercizio provvisorio invece il trattamento delle scorie e dei prodotti residui sarà affidato, così come previsto dal bando di gara per la cessione e gestione dell’impianto di TRM, al socio operativo Iren Ambiente, che ha presentato un progetto per il ritiro delle scorie finalizzato al recupero completo delle stesse. I prodotti sodici residui e le ceneri leggeri continueranno ad essere destinati ad appositi impianti di smaltimento.
8) Perché non sono mai state valutate seriamente delle alternative?
Questa domanda non è propriamente di competenza di TRM, che è solo la Società incaricata di progettare, costruire e realizzare il termovalorizzatore: la decisione di inserire un impianto di questo tipo nel ciclo di gestione dei rifiuti, infatti, è stata assunta dalla Provincia di Torino. Proviamo in ogni caso a fornire alcuni elementi in merito. Prima di prendere una decisione definitiva circa la costruzione di un impianto di termovalorizzazione, la Provincia di Torino – nell’ottica di perseguire l’obiettivo della massima precauzione dal punto di vista ambientale – ha affidato nel novembre 2005, ad una Commissione Altamente Specializzata composta da esperti e docenti universitari (ing. Adelmo Benassi, ing. Pasquale De Stefanis, dott.ssa Rosanna Laraia, prof. Guido Saracco) la determinazione della migliore tecnologia per la costruzione di un impianto per trattare i residui da raccolta differenziata3. Nello specifico, la Commissione ha effettuato l’analisi e la comparazione delle migliori tecnologie disponibili (BAT) a livello europeo nel campo del trattamento dei rifiuti per fornire indicazioni sull’adozione del percorso che garantisse le migliori prestazioni (adeguate alle caratteristiche del contesto) coniugate con la massima sostenibilità ambientale. Dall’attività di questa Commissione sono scaturite le linee guida per progettare i più importanti aspetti impiantistici del futuro impianto. A seguito di richieste da parte di movimenti ambientalisti, la Provincia di Torino – nel 2008 – ha affidato all’ATO-R uno Studio4 finalizzato a valutare la possibilità di localizzare nel proprio territorio un impianto con tecnologia alternativa alla termovalorizzazione per chiudere il ciclo di gestione dei rifiuti. Dalle conclusioni dello Studio emerge che – facendo un bilancio sia da un punto di vista dell’affidabilità delle prestazioni che da un punto di vista ambientale – la soluzione migliore sia in termini di compatibilità ambientale che di affidabilità risulta ancora oggi la termovalorizzazione. Lo Studio si basa su una comparazione tra 24 diversi processi di trattamento dei rifiuti e prende in considerazione aspetti economici, ambientali, affidabilità tecnologica e possibile resa a livello di recupero di energia.
Programma Provinciale di Gestione dei Rifiuti – Appendice n. 5 degli Allegati. Per consultare il PPGR 2005 completo si veda il sito della Provincia di Torino all’indirizzo http://www.provincia.torino.gov.it/ambiente/filestorage/download/rifiuti/pdf/allegati.pdf
“Verifica della fattibilità di un impianto di trattamento termico dei rifiuti a tecnologia innovativa nella Provincia di Torino” scaricabile al seguente link:
http://www.atorifiutitorinese.it/index.php?option=com_content&task=view&id=75&Itemid=91
I ricercatori – tra l’altro – hanno verificato la fattibilità di un impianto di trattamento termico dei rifiuti a tecnologia innovativa; a questo proposito sono state analizzate le strutture già attive in Europa e in Italia. Dall’analisi condotta, emerge che il Trattamento Meccanico Biologico (TMB) non risolve affatto il problema del trattamento e smaltimento dei rifiuti poichè richiede in ogni caso la presenza di un termovalorizzatore e o di una discarica. Anzi, risulta più oneroso, sia da un punto di vista economico che di bilancio di materia.
In proposito, desideriamo sottolineare che in Regione Piemonte sono attivi ben 11 impianti di TMB + 1 impianto di CDR; inoltre, essi sono presenti in molte delle Regioni che in questo momento stanno vivendo una situazione di emergenza nell’ambito dei rifiuti, fatto che dimostra che non possono risolvere tale problematica.
Si ricorda infine che la termovalorizzazione è il processo di smaltimento rifiuti maggiormente adottato in Europa da tutti gli stati che hanno legislazioni e cultura ambientale più avanzata (Svizzera, Germania, Austria, Nord Europa, …).
9) Cosa dovrebbero pensare le persone di tutti gli “incidenti” avvenuti?
L’attuale fase di funzionamento dell’impianto di Gerbido è quella tecnicamente definita di esercizio provvisorio, una fase finalizzata a sottoporre a test tutte le apparecchiature per verificare che le prestazioni dell’impianto siano corrispondenti al progetto e all’autorizzazione concessa a TRM; sempre nel corso di questo periodo, il termovalorizzatore viene sottoposto a collaudo da parte della Commissione incaricata. Durante questa fase, ciascuna Linea dell’impianto viene sottoposta a test prima a gas e successivamente a rifiuto. L’avvio propedeutico a metano permette la taratura di tutti gli strumenti e il raggiungimento – in caldaia – delle necessaria temperatura prevista per legge a garanzia del contenimento delle emissioni.
Per la complessità e la numerosità degli strumenti che compongono l’impianto, in esercizio provvisorio è fisiologico che momenti di attività si alternino a momenti di fermo allo scopo di effettuare eventuali modifiche o interventi correttivi che si rendano necessari. Eventuali malfunzionamenti di alcune strumentazioni possono essere rilevati (e quindi corretti) solo se l’impianto viene messo in esercizio, pertanto non è corretto parlare di incidenti. L’attuale alternanza di fermi e ripartenze dell’impianto, quindi, non è dovuta ad una scarsa affidabilità del termovalorizzatore, ma ad un normale periodo di rodaggio e messa a punto durante la quale – in ogni caso – l’impianto è sottoposto a controllo e verifica da parte degli enti di controllo (ARPA e Provincia di Torino).
10) Dove abitate voi?
Al termovalorizzatore – tra dipendenti TRM, addetti dell’Appaltatore (CNIM) e della Direzione lavori – lavorano oltre cento persone: molti di essi abitano vicino all’impianto e, in ogni caso, tutti operano per molte ore al giorno dentro la struttura o negli uffici limitrofi. È comunque superfluo ricordare che l’impianto è autorizzato e condotto nel pieno rispetto delle normative relative alle emissioni e della sicurezza sul lavoro.
11) Il problema ambientale legato all’incenerimento dei rifiuti è ancora molto controverso a livello scientifico: è nota a tutti l’esistenza di studi che non mostrano correlazioni tra emissioni degli inceneritori e malattie della popolazione, così come esistono studi che affermano il contrario, nella fattispecie l’aumento di patologie gravi nelle fasce di popolazione maggiormente esposte.
Al di là della diatriba scientifica, di cui non entro nel merito, da semplice cittadino Vi chiedo: Le domande che seguono dovrebbero essere rivolte – per competenza – agli Enti nazionali e territoriali di riferimento, in ogni caso suggeriamo alcune riflessioni in merito che esprimono il punto di vista di TRM.
11a) Come può una classe dirigente, alla luce del problema ambientale palesemente controverso, costruire un inceneritore direttamente a ridosso dei centri abitati, ignorando completamente quel principio di “diligenza del buon padre di famiglia” che dovrebbe essere alla base di ogni società di diritto?
Il principio di precauzione, nato nel 1992 con la Conferenza delle Nazioni Unite a Rio de Janeiro, è una norma in materia di sicurezza dell’ambiente che afferma che: “ove vi siano minacce di danno serio o irreversibile, l’assenza di certezze scientifiche non deve essere usata come ragione per impedire che si adottino misure di prevenzione della degradazione ambientale”. Si è tuttavia diffusa un’interpretazione non corretta di questo principio. Infatti, mentre la norma stabilisce che la mancanza di certezza in merito alla possibilità che X sia nocivo non deve esimere dall’adottare misure di precauzione, l’arbitraria estensione arriva a negare X perché potrebbe far male.
Pertanto, non bisogna confondere il “principio di precauzione” con la precauzione, ovvero con la prudenza, che è un comportamento saggio e responsabile da adottare in qualsiasi attività umana. Quindi – per quanto riguarda l’impianto di Torino – esso è stato costruito perché non esistono evidenze scientifiche che dimostrano che tali impianti sono dannosi per la salute e per l’ambiente. Tuttavia, per il principio di precauzione, tali impianti sono sottoposti a controlli per verificarne la perfetta operatività e l’effettiva assenza di nocumento. Tutto ciò premesso, poichè l’impianto di Torino è attivo da poco, è utile fare riferimento ad impianti analoghi attivi da almeno 10 anni: molti di questi, infatti, (soprattutto nel resto dell’Europa) sono costruiti in mezzo ai centri abitati e non recano danno né alla salute, né al territorio né –tantomeno – al valore degli immobili limitrofi. I motivi per i quali questi impianti vengono costruiti vicino o all’interno dei centri abitati sono molteplici: in primo luogo le zone metropolitane sono le maggiori produttrici di rifiuti e pertanto – in questo modo – si minimizza il traffico indotto dei mezzi che li trasportano, riducendo così il loro impatto ambientale.
Inoltre, poichè questi impianti producono energia elettrica e termica che devono essere distribuite al territorio circostante, la vicinanza con gli utilizzatori finali rende più facile il loro utilizzo perché le infrastrutture da realizzare sono più semplici e si verifica una minore dispersione dell’energia stessa.
11b) Come può tale classe dirigente, alla luce dei numerosi guasti e dei numerosi sforamenti ai limiti di legge, occorsi ad un impianto – nuovo – che peraltro era stato più volte definito un “gioiello tecnologico”, continuare a sostenere la propria scelta incosciente ed irresponsabile assumendosi la responsabilità delle proprie azioni di fronti a milioni di cittadini?
Per quanto concerne le proprie competenze, TRM ribadisce che l’impianto è stato costruito tenendo conto delle migliori tecnologie disponibili fissate a livello europeo (BAT – Best Available Techniques) e che i malfunzionamenti avvenuti sono del tutto normali in un periodo di test dell’impianto (a questo proposito si veda la risposta alla domanda n. 9).
11c) Come può quella classe politica responsabile di aver avallato la costruzione dell’inceneritore, preferendolo ad altre soluzioni dal minor impatto ambientale, continuare a sperare di poter raccogliere, nel prossimo futuro, i voti di quelle persone che ogni mattina si alzano guardando quel camino maleodorante?
Si ribadisce ancora una volta che il Termovalorizzatore di Torino non è responsabile dei cattivi odori presenti nelle zone limitrofe all’impianto. Da più parti viene ribadito che, purtroppo, tale area è sempre stata soggetta a problemi analoghi, risalenti a ben prima della costruzione dell’impianto; inoltre, la stessa ARPA – a seguito di sopralluoghi presso l’impianto – ha dichiarato l’estraneità del termovalorizzatore al problema delle emissioni odorifere moleste lamentate da alcuni cittadini.
12 a) La scelta del sito dove costruire l’impianto non ha tenuto conto dell’impatto ambientale e degli effetti sulla salute. Non c’è stata trasparenza e né condivisione con la popolazione, ma una scelta imposta dalla politica. Basta rileggere i documenti e le delibere. Infatti il Gerbido non era il sito prescelto…
La decisione di costruire un impianto di Termovalorizzazione a Torino deriva da un lungo e complesso iter che improntato alla trasparenza ed alla condivisione. Il percorso è iniziato nel 2000 con la costituzione da parte della Provincia di Torino della Commissione Non Rifiutarti di Scegliere (NRDS) presieduta dal Prof. Luigi Bobbio e finalizzata all’individuazione del migliore sito per la localizzazione dell’impianto. La Commissione era formata sia da amministratori che da cittadini che – insieme- hanno discusso sia sui criteri da adottare che esaminato numerosi rapporti tecnici e infine introdotto la richiesta di garanzie e compensazioni. Successivamente, si sono susseguiti numerosi studi maggiormente improntati all’analisi di aspetti prettamente scientifici, uno dei quali affidato al Politecnico di Torino. Nel 2005, la Provincia di Torino, basandosi su tutte le indagini condotte che tenevano conto di una molteplicità di aspetti, ha redatto uno Studio di Microlocalizzazione cui è seguita l’approvazione definitiva della localizzazione a Torino in zona Gerbido. I criteri adottati – all’interno dello Studio di Microlocalizzazione – per la valutazione del sito più idoneo sono basati sulla salvaguardia della salute dei cittadini e dell’ambiente e sono:
1. capacità di ripartizione del traffico
2. interferenza del traffico aggiuntivo con la viabilità locale
3. recupero energetico
4. adeguatezza e disponibilità dell’area
5. esondabilità
6. danni economici alle aree abitate provocati dalla possibile diminuzione dei valori immobiliari
7. danni alle aree agricole
8. danni a progetti di riqualificazione o di sviluppo
9. impatti potenziali sulla salute pubblica nell’intorno del sito
10. biodiversità potenziale nell’intorno del sito
11. impatto visivo dell’inceneritore
12. baricentricità rispetto alla produzione dei rifiuti
13. equità sociale
Si ricorda, inoltre, che l’area è stata destinata dal Piano Regolatore Generale Comunale (PRGC), redatto ed approvato ai sensi della L. R. 56/77 con D.G.R. n. 47-21265 del 29 luglio 1997, a servizi ed impianti tecnologici.
Inoltre, tra la fine del 2005 e gli inizi del 2006, come previsto dallo Studio di microlocalizzazione, la Provincia di Torino ha affidato una serie di studi di approfondimento connessi con il termovalorizzatore del Gerbido tra cui lo studio di caratterizzazione del Bianco Ambientale. All’interno di tale studio è stata analizzata la situazione di aria, acqua e suolo nella zona, precedentemente alla costruzione dell’impianto, proprio per poter rendere confrontabile – primo esempio in Europa di un simile studio – l’impatto dell’impianto sulle aree circostanti prima e dopo l’inizio della sua attività. Questa attività è finalizzata a verificare se l’insediamento del termovalorizzatore possa determinare un impatto ambientale negativo per il territorio e per la salute dei cittadini.
12 b) Gli enti e gli amministratori avevano firmato un protocollo d’intesa per ricollocare la ex SADI Servizi Industriali, che invece è rimasta al suo posto e ha vinto la gara di appalto per lo smaltimento delle ceneri pericolose dell’inceneritore!
In merito alla rilocalizzazione della SADI Servizi Industriali, si segnala che TRM non ha poteri decisionali in materia e quindi non può fornire alcuna informazione. Per quanto concerne, invece, le procedure indette dalla Società per individuare operatori autorizzati e specializzati nel servizio di trattamento e recupero/smaltimento di scorie, ceneri leggere e Prodotti Sodici Residui, si ricorda che tali gare – ad evidenza pubblica – sono state indette a livello europeo. La SADI Servizi Industriali ha potuto partecipare a tali procedure in quanto detiene tutti i requisiti di partecipabilità previsti. Tali affidamenti in ogni caso cesseranno con la fine dell’esercizio provvisorio, in quanto il bando di gara per la cessione di una quota dell’impianto prevedeva che lo smaltimento dei residui dell’impianto fosse uno dei compiti operativi affidati al socio industriale (nel caso specifico l’aggiudicatario è stato Iren Ambiente che ha presentato un progetto per il recupero integrale delle scorie).
12c) TRM ha sostenuto che non esistevano fumi notturni. Ora sostiene che è solo vapore acqueo, anche quello che esce dal camino. Eppure si vantavano di un impianto che non emetteva fumi, perché intercettati e ripuliti (dal colore e non dalle sostanze tossiche visto che produce polveri microscopiche). Allora questi cosa sono? E se si tratta di vapore allora i filtri non funzionano?
TRM non ha mai negato l’esistenza di fumi, ma ha sempre cercato di spiegarne la natura – dal punto di vista scientifico – proprio al fine di rassicurare i cittadini. L’impianto è attivo 24h su 24, 7 giorni su 7, per cui l’attività notturna è del tutto normale e non si discosta da quella diurna né per tipologia né per quantità di rifiuti trattati. Tutto ciò premesso, desideriamo distinguere la natura dei fumi che fuoriescono dall’impianto. Ciò che si vede fuoriuscire dalla base dell’impianto deriva dalle torri evaporative, posizionate vicino all’impianto. Queste fanno parte del ciclo termico e servono per smaltire il calore con il quale si produce l’energia dalla combustione dei rifiuti grazie alla presenza delle turbina e del successivo generatore. L’aria espulsa in atmosfera è più calda e più umida di quella ambiente. È questa la natura del vapore (o nebbia) che esce dalle torri evaporative. Per questo motivo, è errato definirla fumo poichè questo termine si associa più propriamente a gas di scarico. La formazione e la visibilità del vapore dipendono dalle condizioni atmosferiche: aumenta al diminuire della temperatura dell’aria ambiente e all’aumentare della sua umidità. Quindi, il fenomeno si verifica nella stagione fredda e nelle ore notturne, fino a sparire in estate e nelle giornate secche. Il colore (che può variare dal bianco al grigio) dipende invece dalle condizioni di luce presente (posizione e altezza del sole, presenza di luci artificiali, ecc.). Il fumo in uscita dal camino deriva invece dal processo di combustione dei rifiuti e – prima di essere espulso in atmosfera – passa attraverso un complesso sistema di depurazione a 4 stadi che consente di eliminare la maggior parte delle sostanze pericolose per l’ambiente. Prima dell’espulsione, i fumi vengono analizzati dal Sistema di Monitoraggio delle Emissioni per verificare che la concentrazione delle sostanze sia al di sotto dei limiti imposti dalla legge. Azoto, anidride carbonica, vapor acqueo e ossigeno costituiscono più del 99,95% dei fumi immessi in tmosfera: nel complesso, sostanze non pericolose per la salute e la salvaguardia dell’ambiente. Un ulteriore punto di emissione di nebbia dell’impianto è lo scarico del degasatore situato sulla copertura dell’edificio turbina. In tal caso, si tratta di uno sfiato di vapore acqueo proveniente dal ciclo termico e che è necessario al buon funzionamento dello stesso.
13) Nell’Autorizzazione ambientale era previsto che TRM facesse delle analisi mensili a valenza conoscitiva degli inquinanti più pericolosi (diossine/furani)?? Sono state effettuate? Se no per quale motivi e chi ha avallato tale decisione?
14) Come mai le prime analisi dei microinquinanti (diossine/furani) e dei metalli pesanti sono state effettuate ad Ottobre e non con cadenza trimestrale come prescritto in AIA, per il primo anno di funzionamento. Chi ha avallato tale decisione?
Per la misura delle diossine e furani la normativa prevede solo prelievi periodici, inizialmente con un intervallo trimestrale e successivamente quadrimestrale, su un periodo di 8 ore. Non esiste infatti, attualmente, strumentazione analitica che consenta la misura in tempo reale. I primi prelievi sono stati effettuati nel mese di ottobre 2013 in quanto le linee non hanno funzionato con continuità e pertanto è stato necessario attendere che trascorressero le tempistiche previste dalla normativa. Inoltre, TRM – come prescritto dall’Autorizzazione – si è dotata di un sistema di campionamento continuo con prelievi periodici in grado di fornire valori accurati maggiormente rappresentativi dell’effettiva emissione. Tale sistema utilizza campionatori automatici (uno per ciascuna linea di combustione), che – garantendo flussi e temperature ben definite – accumulano gli inquinanti in fiale successivamente inviate a laboratori specializzati e certificati.
Anche questo tipo di analisi è stata effettuata e – come prescritto – i risultati sono stati inviati agli enti competenti per il controllo. A dimostrazione della sicurezza del termovalorizzatore nonché dell’attenzione per la salute dei cittadini e dell’ambiente, sottolineiamo che le rilevazioni effettuate sulla Linea 1 e sulla Linea 2 (le prime ad entrare in funzione) hanno evidenziato valori ampiamente al di sotto dei limiti imposti dalla legge. In alcuni casi, inoltre, non è stato possibile definire il valore esatto in modo preciso perché addirittura inferiore al limite di rilevabilità degli strumenti a disposizione.
15) Sono stati effettuate analisi periodiche sui rifiuti in ingresso e che risultato hanno dato? Si sono riscontrati ulteriori conferimenti di materiale radioattivo?
Per quanto riguarda il controllo sulla eventuale presenza di radioattività nei rifiuti – che costituisce la prima fase di controllo dei rifiuti – nel periodo di esercizio provvisorio abbiamo riscontrato alcuni carichi che hanno dato esito positivo. La frequenza – in ogni caso – rispetta la normale casistica che impianti analoghi al nostro registrano nel corso dell’attività. Solitamente si tratta di rifiuti generati in ambito urbano da soggetti che sono sottoposti a terapie oncologiche. In tutti i casi in cui si è verificata la presenza di radioattività è immediatamente stata applicata la procedura prevista.
Per quanto riguarda – invece – il controllo successivo – quello sul carico dei rifiuti, è necessario distinguere tra Rifiuti Solidi Urbani e Rifiuti Speciali Assimilabili. Per gli RSU, il carico in arrivo può essere sottoposto a controllo in due casi:
– se il sistema informatico di supporto all’operatore lo seleziona secondo una segnalazione automatica casuale
– se l’operatore ritiene che il carico possa essere a rischio per passati conferimenti irregolari o perché il peso risulta anomalo.
Queste verifiche sono iniziate e siamo in attesa dei risultati. Per gli RSA, il controllo sui conferimenti è a carico di chi produce i rifiuti stessi e pertanto il mezzo può essere accettato in impianto solo se munito di descrizione del suo contenuto.
16) Come mai, in diversi casi di guasto finora accaduti, non avete avvertito le autorità competenti (ARPA e Provincia) nei tempi previsti? (situazione rilevata ufficialmente da ARPA e Provincia)
L’esercizio provvisorio è finalizzato non solo a sottoporre a test le apparecchiature ma anche a collaudare le procedure definite in sede di autorizzazione. Si sono verificati – inizialmente – alcuni ritardi nella comunicazione agli Enti; tuttavia, al fine di semplificare la comunicazione, queste difficoltà sono state superate concordando con gli Enti stessi una nuova modalità più semplice di trasmissione delle informazioni: un modulo standard da compilare e trasmettere via fax. Si sottolinea – in ogni caso – che l’ARPA ha accesso in remoto a tutti i dati di processo e al Sistema di Monitoraggio delle Emissioni dell’impianto e questo le consente di esercitare un controllo in tempo reale.
17) Come mai non sono stati formati adeguatamente gli operatori della sala di controllo sulla gestione dell’impianto in caso di guasto/incidente? (situazione rilevata ufficialmente da ARPA)
In primo luogo precisiamo che – nel corso dell’esercizio provvisorio – il personale che opera in sala controllo lavora per l’ATI CNIM, costruttrice dell’impianto; TRM ha comunque acquisito le informazioni relative alle professionalità degli addetti che opereranno durante tutta la fase dell’esercizio provvisorio, nel rispetto degli obblighi del contratto di appalto. Al fine di garantire un maggior presidio nella delicata fase di avvio, TRM ha deciso in ogni caso di istituire un servizio di reperibilità tecnica tramite personale proprio, che – pur nel rispetto dei ruoli e delle autonomie gestionali di CNIM – curi in particolare il rapporto con gli Enti di Controllo. Questo consente, pertanto, al personale di TRM di monitorare l’attività dell’attuale gestore. Solo al termine di questo periodo – quindi con l’avvio dell’esercizio commerciale – subentrerà il personale selezionato da TRM.
18) Quali provvedimenti sono stati intrapresi per limitare le decine di sforamenti mensili e le centinaia di sforamenti semi-orari degli inquinanti emessi finora dall’inceneritore? (rilevati dalla lettura dei dati del sistema di monitoraggio)
In primo luogo desideriamo precisare che in tutto il 2013 non sono avvenuti né decine di sforamenti mensili né centinaia di sforamenti semiorari. Per ciascuna linea, il numero di superamenti dei limiti avvenuti – in tutto il periodo di attività – è stato ampiamente al di sotto di quanto consentito dalla normativa – in particolare:
– per la Linea 1: 21 ore (quindi 42 semiore) su più di 1700 ore di funzionamento;
– per la Linea 2: 40,5 ore (quindi 81 semiore) su più di 2700 ore di funzionamento;
– per la Linea 3: 2,5 ore (quindi 5 semiore) su più di 1200 ore di funzionamento.
TRM opera naturalmente al fine di ridurre al minimo tali episodi – tuttavia, in un periodo di test qual è l’esercizio provvisorio è più frequente il verificarsi di piccoli malfunzionamenti. Il gestore ha in ogni caso sempre operato tempestivamente interrompendo l’operatività dell’impianto nel caso di guasti a qualche apparecchiatura che abbiano causato superamenti dei limiti emissivi. Questo ha sempre consentito di ridurre al massimo il periodo di emissione e di ripristinare con la dovuta accuratezza la piena funzionalità del termovalorizzatore ed evitare così il ripetersi delle anomalie.
19) Il mancato raggiungimento degli obiettivi di incenerimento rifiuti da parte dell’impianto avrà riflessi sulle tariffe di conferimento?
In primo luogo desideriamo specificare che TRM non si era posta degli obiettivi specifici di combustione di rifiuti nel 2013: nel periodo di esercizio provvisorio, infatti, è fisiologico che, dal momento che l’impianto deve essere sottoposto a test e non opera nel pieno delle sue potenzialità, non si arrivi a bruciare la quantità autorizzata. Tra l’altro, il 2013 non è neanche un anno completo di operatività del termovalorizzatore poichè la sua attività è iniziata ad aprile e per tutto il mese di giugno l’impianto è stato spento per consentire lo svolgimento del Piano di Sorveglianza sanitaria. In ogni caso, nel 2013 sono state bruciate più di 95mila tonnellate di rifiuto. Per quanto riguarda il legame con la tariffa di conferimento, possiamo in ogni caso rassicurare che essa non dipende dalla quantità di rifiuti inceneriti ma alle regole di calcolo definite dal contratto di servizio in essere tra TRM e ATO-R, le quali – in presenza del mantenimento di un determinato livello di “equilibrio economico finanziario” – non richiedono adeguamenti, eccetto quello legato all’inflazione.
20) I residenti di Beinasco hanno chiesto la possibilità di un dibattito pubblico ed aperto, dove sia dato lo stesso tempo ai cittadini (da un lato) e a TRM/ARPA/amministratori (dall’altro). Sarà possibile questo incontro?
TRM è da sempre disponibile al confronto con i cittadini e non si è mai sottratta ai dibattiti pubblici, per cui parteciperemo volentieri agli incontri convocati al Comune di Beinasco o in altre sedi istituzionali.