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Quanto pesa psicologicamente una diagnosi di sclerosi multipla
Durante la tappa piemontese del WillChair Table, medici, pazienti e associazioni si confrontano sull’importanza di un approccio globale nella cura della sclerosi multipla.

TORINO – In Piemonte sono circa diecimila le persone che convivono con la sclerosi multipla, una malattia neurologica cronica che, grazie ai progressi della ricerca medica, può oggi essere tenuta sotto controllo, consentendo una buona qualità di vita. Tuttavia, dietro i traguardi clinici si nasconde spesso un carico psicologico invisibile, fatto di ansia, depressione e senso di solitudine, che colpisce in particolare i giovani neodiagnosticati, costretti a rivedere sogni e progetti di vita.
È proprio sul benessere psicologico delle persone con sclerosi multipla che si è concentrato il dibattito della tappa piemontese del WillChair Table, un evento promosso da Novartis che ha riunito medici, pazienti e rappresentanti dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla (AISM), con l’obiettivo di mettere al centro la persona e non solo la malattia.
“Gestire la sclerosi multipla significa prendersi cura non solo della patologia, ma della persona nella sua globalità”, ha spiegato Martina Borghi, psicologa e psicoterapeuta presso l’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano. “Il supporto psicologico aiuta il paziente ad affrontare l’impatto emotivo della diagnosi, a rafforzare la resilienza e a mantenere un equilibrio emotivo, elementi cruciali per vivere meglio la quotidianità.”
L’approccio terapeutico, secondo gli esperti, deve essere multidisciplinare, personalizzato e costruito sul dialogo aperto tra medico e paziente. Solo così è possibile condividere decisioni terapeutiche più efficaci, aderenti ai reali bisogni delle persone.
Paola Cavalla, responsabile del Centro Sclerosi Multipla presso l’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino, ha sottolineato quanto sia ancora trascurata la gestione dei sintomi “invisibili”, come la fatica, il dolore o i disturbi cognitivi: “Serve una presa in carico integrata che coinvolga psicologi, fisiatri e altri specialisti, utilizzando strumenti adeguati di screening e percorsi di consapevolezza condivisi.”
Non mancano però strumenti e terapie avanzate. “Oggi abbiamo a disposizione farmaci in grado di modificare il decorso della malattia”, ha ricordato Marinella Clerico, dell’AOU San Luigi Gonzaga e docente all’Università di Torino. “Ma la vera efficacia arriva solo se il percorso terapeutico è su misura per ogni persona.”
Fondamentale, in questo contesto, è la comunicazione. “Il paziente deve sentirsi ascoltato, coinvolto, protagonista del proprio cammino”, ha affermato Roberto Caboni, presidente di AISM Torino. Un concetto ripreso anche dalla neurologa Alessia Di Sapio, che ha ricordato come “la sclerosi multipla non si possa ancora guarire, ma si può curare, e la disabilità si può prevenire”.
Durante l’incontro è stato presentato e firmato anche il Manifesto della Sinergia Multipla, frutto del confronto tra giovani pazienti e specialisti: dieci punti per costruire insieme una nuova cultura della cura, basata sull’empatia, la personalizzazione e la responsabilità condivisa.
Intervista alla dott.ssa Martina Borghi, psicologa e psicoterapeuta all’AOU San Luigi Gonzaga di Orbassano
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