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Alessandria

L’arsenico nell’acqua di Molare può essere dovuto all’inquinamento dell’alessandrino? Quello che c’è da sapere

L’arsenico viene usato in diversi settori industriali come quello dei coloranti, dei tessuti e della carta. É anche contenuto nel PM10

Sandro Marotta

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ALESSANDRIA – L’arsenico rilevato nell’acqua di San Luca di Molare (vicino ad Acqui Terme) potrebbe essere dovuto all’inquinamento della zona dell’alessandrino. Vediamo di capire che cos’è questo semimetallo, dove si trova e quali possono essere i danni per l’uomo.

Da dove viene l’arsenico?

L’arsenico si trova in natura in rocce, suolo, aria ed acqua sia sotterranea che superficiale. Ci sono zone in cui è presente in cui è naturalmente più presente, ma è anche possibile che nell’alessandriino ci siano attività produttive umane che ne possono, comunque, ulteriormente aumentare i livelli. Come spiega l’Istituto superiore di Sanità “i composti dell’arsenico sono utilizzati nella industria microelettronica, nella fabbricazione di semiconduttori, nella produzione di coloranti, nell’industria dei tessuti, nella produzione della carta e nella lavorazione del vetro”.

Un’ipotesi, questa, che è plausibile se si tiene conto del fatto che l’acqua ricca di arsenico si trova generalmente nella zone di origine vulcanica. La zona dell’alessandrino non ha vulcani, ma ospita un importante centro industriale: la Solvay. Questo stabilimento, parte del gruppo Syensqo, fa parte del settore chimico industriale e lavora “polimeri speciali” da destinare poi all’industria tessile e dei trasporti. Lo stabilimento Solvay di Spinetta Marengo è da anni accusato di riversare nei corsi d’acqua i pfas, sostanze prodotte artificialmente che inquinano l’acqua e sono associati all’insorgenza di tumori. Tutto questo per dire che la zona dell’alessandrino non è estranea a produzioni industriali che hanno un impatto sull’ambiente.

L’arsenico e il PM10

L’arsenico, che è classificato come semimetallo, si trova spesso nella composizione del PM10, ovvero il particolato inquinante in cui le molecole hanno un diametro inferiore o uguale ai 10 µm. Come spiega Arpa Piemonte, spesso questo tipo di particolato contiene metalli tossici come “il piombo, il cadmio, il nichel e l’arsenico”.

Il PM10 solitamente è associato alla qualità dell’aria e non dell’acqua, anche se, inquinando l’atmosfera e il suolo, può comunque influenzare la qualità delle fonti idriche con cui essi sono a contatto.

Il particolato che contiene arsenico può essere prodotto dall’uomo attraverso le combustioni dei motori, le lavorazioni meccaniche, i processi di evaporazione (ad esempio le verniciature) e i processi chimici. Può essere anche originato da fonti naturali come “aerosol marino, suolo risollevato e trasportato dal vento, erosione di rocce, pollini e spore, incendi boschivi, tempeste di sabbia, e attività vulcanica”. Per questo un’elevata concentrazione si potrebbe anche riscontrare in zone dove la siccità è stata più intensa e il suolo è stato eroso.

I rischi sulla salute

Secondo una scheda di approfondimento del Ministero della Salute, gli effetti collaterali del contatto con l’arsenico sono i tumori ai polmoni, alla vascica e ai reni. “A partire dagli anni ‘60 del secolo scorso – spiega il Ministero -, una serie di studi epidemiologici su popolazioni residenti in aree con acque di falda contenenti elevate concentrazioni di arsenico (Taiwan, Argentina, Cile) hanno infatti fornito ampia evidenza della associazione tra esposizione ad arsenico attraverso l’acqua da bere e più elevate incidenze di tumori a carico di polmone, vescica e rene”.

 

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