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Arcigay Torino contro la circolare della Regione Piemonte sul Vaiolo delle Scimmie: “si rischia una ghettizzazione”

Per Vodani si tratta di una mancanza di rispetto che incita alla discriminazione

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TORINO – In una circolare della Regione Piemonte che riprende una del 2022 diffusa dal Ministero della Salute le perone a rischio per il Vaiolo delle scimmie sono “persone gay, transgender, bisessuali e altri uomini che hanno rapporti sessuali con altri uomini (MSM) che rientrano nei seguenti criteri di rischio: storia recente (ultimi 3 mesi) con più partner sessuali; partecipazione a eventi di sesso di gruppo; partecipazione a incontri sessuali in locali/club/cruising/saune; recente infezione trasmessa; abitudine alla pratica di associare gli atti sessuali al consumo di droghe”.

Per Lara Vodani, presidente di Arcigay Torino, si tratta di “un’assurdità che alimenta le discriminazioni: inammissibile. Si tratta dell’ennesimo tentativo di attaccare la comunità LGBTQIA+, oltretutto senza alcuna prova scientifica. Questa è una incitazione all’odio indiretta attuata nei nostri confronti da parte del Ministero della Salute e da parte di Regione Piemonte”.

“Ancora una volta si rischia una ghettizzazione: si punta il dito contro la nostra comunità con il conseguente isolamento delle persone che ne fanno parte – denuncia la presidente di Arcigay Torino al Corriere della Sera -. Abbiamo vissuto una pandemia due anni fa, è fisiologico che le persone siano spaventate dall’idea che tutto ciò si ripeta. E, in una situazione del genere, la nostra comunità viene messa sotto i riflettori. Una persona etero Cisgender può riscontrare il Vaiolo delle Scimmie tanto quanto una persona LGBTQIA+“.

Tanto più che secondo l’Istituto Superiore di Sanità “il contagio può avvenire con contatti bocca-bocca, bocca-pelle, parlando e respirando in modo ravvicinato. Può avvenire anche tramite rapporti sessuali, così come tramite oggetti contaminati. Il fatto che la nostra comunità abbia rivendicato la libertà sessuale non significa che siamo gli unici soggetti inclini a contrarre o trasmettere questa malattia. Si tratta dell’ennesima stigmatizzazione. Non dimentichiamo ciò che è accaduto con l’HIV: sembrava essere un malattia legata solo alla comunità, quando in realtà si trattava di un fenomeno pandemico”.

Per Vodani si tratta di una mancanza di rispetto che incita alla discriminazione. “Sono tentativi sistematici per ostacolare la comunità – spiega -. Pensiamo al non riconoscimento delddl Zan contro l’omotransfobia. Non approvando quel disegno di legge, i casi di violenza contro le persone LGBTQIA+ sono aumentati. Questo accade perché si ha sempre meno paura di perpetrare atti di violenza”.

“Le persone LGBTQIA+ si sentono parte del problema, quando non lo sono. E, chi non fa parte della comunità, possiede un motivo in più per discriminare – conclude Lara Vodani -. Grave il fatto che la Regione Piemonte abbia ripreso la circolare del 2022 senza aggiornare o approfondire quanto scritto. Chiederemo spiegazioni. La cosa non ci stupisce, soprattutto dopo che è stata permessa l’entrata dei pro vita nei consultori. La direzione del Governo e della Regione sono chiari, ma non smetteremo di opporci e fare resistenza e informazione”.

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