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Economia

Le fondazioni bancarie in Italia e in Piemonte (CRT, CRC, San Paolo). Dal bene comune, ai territori e al sociale, passando dalla politica e da circoli ristretti

Le dimissioni di Palenzona e il “patto occulto” nella Fondazione CRT hanno messo in luce le sovrapposizioni di incarichi tra aziende private e fondazioni. Quotidiano Piemontese ha analizzato i curriculum dei consiglieri e ha trovato alcune diverse incongruenze

Sandro Marotta

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TORINO – Ci sono interessi personali, legami familiari e poco ricambio di persone all’interno delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte (CRT, CRC, Compagnia San Paolo e Cassa di Risparmio Alessandria) ?

Il “bene comune” e le Fondazioni Bancarie

Le Fondazioni Bancarie  sono enti con scopi e finalità sociali da realizzarsi promuovendo l’equilibrato sviluppo socio economico del territorio nel quale operano, mediante progetti organici nei settori di intervento. Non sono quindi banche, anche se molti le confondono con queste anche perchè i loro loghi compaiono spesso come sponsor o finanziatori di moltissimi progetti, ma  hanno come direttiva primaria la conservazione del patrimonio e il suo ritorno sociale sul territorio. Le banche invece perseguono finalità economiche, intermediando il risparmio e offrendo credito e prodotti finanziari. Non fanno beneficenza ma filantropia ovvero  i redditi delle Fondazioni vengono destinati al miglioramento e alla crescita socio economica del territorio, con particolare riferimento alle infrastrutture, ma anche per un rinnovato impulso dell’economia. Un’attività ben diversa dalla beneficenza.

Stando alla Carta delle Fondazioni, ovvero il testo che regolamenta l’azione di queste organizzazioni, il timone di tutte le loro azioni deve essere il bene comune della comunità in cui operano; “le Fondazioni svolgono la loro attività nell’esclusivo interesse generale delle comunità di riferimento – si legge nel preambolo della Carta – e rispondono del loro operato, interpretando le esigenze e corrispondendo alle istanze del proprio territorio, in maniera imparziale e con uno spirito di collaborazione con i soggetti espressione delle realtà locali”.

Questa linea è ripresa anche nello statuto della Compagnia San Paolo, dove si legge che uno degli obiettivi è una “stabile capacità erogativa istituzionale orientata al bene comune”.

Probabilmente i concetti di bene comune e di territorio di riferimento erano più evidenti nel lontano 1990 quando nacquero le fondazioni bancarie. Da quel momento è partita una vorticosa danza di fusioni e incorporazioni di istituti e casse di risparmio che ha portato agli attuali colossi del credito e della finanza e in cui le Fondazioni sono diventate i principali finanziatori di molte attività dei territori che dovevano essere supportate dai soldi pubblici. Sempre in questi anni gli organi direttivi delle stesse fondazioni sono stati fortemente indirizzati e influenzati dalla politica e da tutto il mondo di personaggi che gli gira intorno di professionisti, presenzialisti e portaborse. Un altro tema importante è l’assenza di trasparenza decisionale degli enti che amministrano e conferiscono miliardi di euro spesso attraverso bandi che non hanno graduatorie pubbliche nei processi e nei risultati e in cui spesso ricorrono i nomi di enti e personaggi di riferimento fra gli aggiudicatori dei fondi.

Nei curriculum degli attuali membri della delle varie Fondazioni spiccano diversi incarichi in imprese e organizzazioni private o pubbliche che spesso possono beneficiare dei fondi “filantropici” delle Fondazioni. A volte le relazioni tra le fondazioni non si fermano ai curriculum, ma sono veri e propri legami familiari.

Facciamo qualche esempio. Nel consiglio generale della Compagnia San Paolo c’è Barbara Graffino che, oltre ad essere CEO di Talent Garden Fondazione Agnelli, nonché vicepresidente di Blooming Group, è moglie di Davide Canavesio che invece fa parte del condiglio di indirizzo della Fondazione CRT. I due consorti sono entrambi nel management team della Blooming Group Spa, “società 100% italiana specializzata nel creare, ampliare e gestire reti di punti vendita per brand di qualità nei settori food e personal care”. Le due figure che partecipano alle decisioni delle due Fondazioni gestiscono anche il retail di Burger King, Befed, Alice Pizza e Il Barbiere (oltre ai marchi di proprietà della Blooming come Lab e Il barotto).

All’interno del Consiglio generale della Compagnia San Paolo c’è Vincenzo Ilotte, che è stato presidente della Camera di Commercio di Torino fino al 2020, ma gestisce anche la fonderia di famiglia (la 2A SPA), è membro dell’Unione Industriale di Torino e fa parte di Unicredit. Tra l’altro, fino al 2020 è stato anche vice presidente di Tecno Holding Spa ed era collega del suo successore alla Camera di Commercio, Dario Gallina. Colleghi prima, colleghi ora.

Altro esempio: nel collegio sindacale, sempre di Compagnia San Paolo, c’è Luca Asvisio. Asvisio è, insieme a vari incarichi in società private, anche Presidente del Consiglio di Amministrazione della Fondazione Filadelfia, la stessa fondazione che ha ricevuto dalla Compagnia San Paolo un ingente finanziamento per ricostruire lo stadio “Filadelfia”, a Torino nel 2014.

Ezio Raviola, di Mondovì, è stato fino a pochi giorni fa il presidente della fondazione CRC (Cassa di Risparmio di Cuneo). Si è dimesso a metà aprile perché Unioncamere lo ha collocato in compagnia San Paolo, dentro il Comitato di gestione. Tra l’altro, la fondazione CRC ha finanziato in diverse occasioni (a partire dal 2006) la Federazione italiana pallapugno, la stessa federazione di cui Raviola è stato presidente dal 2005 al 2013.

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