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Piemonte

Bombardamenti su Gaza: 137 docenti delle università piemontesi firmano la richiesta di cessate il fuoco

Chiedono a Tajani di attivarsi per gli aiuti umanitari e a Bernini di portare le loro istanze in parlamento

Sandro Marotta

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TORINO – Tremila docenti di tutte le università italiane hanno firmato un appello per l’immediato cessate il fuoco a Gaza, tra questi ci sono anche 61 insegnanti di UniTo, 45 del Politecnico e 27 dell’Università del Piemonte Orientale, oltre a 2 di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e altrettanti dell’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino.

I docenti “piemontesi” firmatari: alcuni nomi

Tra i primi firmatari c’è Roberto Beneduce (Dipartimento Culture Politica e Società). Insieme a lui si trovano 60 colleghi e colleghe dell’Università degli Studi di Torino: non solo Cps, ma anche Medicina, Fisica, Psicologia, Scienze Veterinarie, Lettere, Chimica e altri dipartimenti.

Tra le fila di chi sostiene anche gli altri quattro atenei piemontesi: PoliTo, Scienze Gastronomiche di Pollenzo (2 firmatari: Evelyn Leveghi e Gabriele Proglio), Accademia Albertina di Belle Arti di Torino (2 firmatari: Andrea Balzola e Gerardo De Pasquale) e Piemonte Orientale (no, non è presente Alessandro Barbero).

Che cosa si chiede?

Al ministro degli Esteri Antonio Tajani si chiede di adoperarsi per “la fornitura di aiuti umanitari e la protezione delle Nazioni Unite per l’intera popolazione palestinese”, insieme al cessate il fuoco rivolto all’esercito israeliano.

Alla ministra Anna Maria Bernini la richiesta è “di farsi pubblicamente portatrice delle nostre rivendicazioni nelle apposite sedi istituzionali”.

Lo stop alle collaborazioni delle università con gli istituti israeliani

L’accordo per il cessate il fuoco, secondo i firmatari, sarebbe raggiungibile anche interrompendo ogni collaborazione tra università italiane e israeliane. Questo boicottaggio dovrebbe durare “fino a quando non sarà ripristinato il rispetto del diritto internazionale e umanitario, cessati i crimini contro la popolazione civile palestinese da parte dell’esercito israeliano e quindi fino a quando non saranno attivate azioni volte a porre fine all’occupazione coloniale illegale dei territori palestinesi e all’assedio di Gaza”.

“Riconoscere il contesto non significa sminuire”

L’appello firmato (anche) dai 137 docenti torinesi non sarebbe un atto di partigianeria, ma una spinta verso soluzioni politico-diplomatiche. “Riconoscere il contesto da cui nasce quest’ultima ondata di violenza – si legge – non significa sminuire il dolore e la sofferenza delle vittime israeliane e palestinesi, ma costituisce il cruciale impegno per sostenere la dignità, la salute ed i diritti umani di tutte le parti coinvolte.”

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1 Commento

1 Commento

  1. Avatar

    Roberto

    13 Novembre 2023 at 19:37

    fiato e tempo sprecato. Gli israeliani sono stati chiari, prima liberate gli ostaggi, poi si potrebbe parlare.

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