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Torino, un secondo museo egizio al posto della Manifattura Tabacchi. Il progetto

Il simbolico collegamento tra il fiume Po e il Nilo renderà omaggio alla storia dell’antico Egitto, generando un forte richiamo turistico e contribuendo allo sviluppo dell’area del Parco della Confluenza, oggi ancora sottoutilizzata

Luca Vercellin

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TORINO – Un’importante novità arriva per la città: è in fase di progettazione un nuovo polo museale dedicato alla civiltà egizia, destinato a sorgere lungo le sponde del fiume Po, nell’area dell’ex Manifattura Tabacchi. Questo storico stabilimento industriale, inattivo da anni, sarà completamente trasformato.

L’idea innovativa, promossa da Alessandra Dal Verme, direttrice dell’Agenzia del Demanio, prevede la rigenerazione dell’intero complesso, inclusi gli edifici adiacenti che un tempo ospitavano fiorenti attività manifatturiere.

Torino, da tempo, necessita di un piano di valorizzazione delle numerose aree abbandonate. Un recente studio ha infatti evidenziato l’urgenza di interventi che possano coniugare sostenibilità economica e attrattività per investitori nazionali e internazionali.

In quest’ottica, è stato siglato un accordo strategico tra l’Agenzia del Demanio e l’amministrazione comunale, finalizzato a creare le condizioni ideali per favorire nuovi investimenti e rigenerare spazi urbani oggi inutilizzati.

Il progetto di riqualificazione trasformerà l’ex Manifattura Tabacchi in un vero e proprio centro culturale e turistico. Il nuovo museo egizio non sarà una semplice esposizione di reperti: l’esperienza museale si arricchirà con aree ristoro, spazi per attività ricreative e servizi dedicati in particolare ai giovani.

La visione progettuale include anche l’ampliamento delle aree verdi circostanti, creando un parco urbano che abbracci il Po e offra nuove opportunità di svago e cultura per cittadini e turisti.

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1 Commento

1 Commento

  1. Mauro

    27 Aprile 2025 at 17:09

    Speriamo solo che restaurino gli stabili originali ottocenteschi, e non li demoliscano per tirare su gli orrendi capannoni “Stile Appendino” illustrati nella foto…

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