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Il navigatore Alessandro Tosetti fermato da un branco di orche dopo 30 mila miglia in solitaria
“Mi ero preparato alla tempesta e mai avrei immaginato che un gruppo di orche mi assalisse nello stretto di Gibilterra”

TORINO – Il navigatore solitario Alessandro Tosetti, architetto torinese, socio dello Yacht Club Sanremo, a completamento della Global Solo Challenge, dopo 78 giorni di navigazione da Auckland, in procinto di attraversare lo Stretto di Gibilterra è stato fermato da un branco di orche che hanno danneggiato la pala del timone.
Entrato nel golfo di Cadice sabato 19 aprile, Alessandro considerava di passare lo Stretto in serata e rientrare in Mediterraneo dopo 30mila miglia di oceani alle spalle; aveva preparato la barca per affrontare una tempesta prevista nei due giorni successivi nel mare di Alboran.
“Mi ero preparato alla tempesta e mai avrei immaginato che un gruppo di orche mi assalisse nello stretto di Gibilterra. Animali di grossa taglia sui 5 metri che per circa mezz’ora hanno malmenato Aspra, in particolare il suo timone. Mi ero posizionato in un corridoio a Sud con poche navi per riposare un po’… È partito l’attacco a suon di fendenti. Ho eseguito la procedura che avevo letto: spento il pilota automatico e sonar, chiuse le vele… Nulla è valso, dopo i primi colpi la parte idraulica del pilota è scoppiata con tutto l’olio in sentina, i frenelli attorcigliati sul settore, alla deriva in mezzo allo Stretto con le navi in transito.
Ho chiesto soccorso a Tarifa MRCC (n.d.r. l’unità di coordinamento delle operazioni Search and Rescue dello Stretto) pensando di farmi trainare. Mentre li aspettavo sono riuscito a sbrogliare la matassa e liberare il timone che sembrava ruotare ancora; al volo ho montato la barra di emergenza e con sorpresa ho visto che riuscivo a governare. In questo modo a motore ho timonato 12 miglia fino al porto di Tarifa scortato dal rimorchiatore che intanto era arrivato.
Peccato però che lì ho scoperto che la pala del timone era stata mutilata. Asse e cuscinetti sembrano salvi, spero di riuscire a tornare a casa così. Se ho fatto 12 miglia forse ne posso fare ancora 800…”
Il gruppo di orche che ha fermato Alessandro Tosetti
Il gruppo di mammiferi è stato riconosciuto dal collettivo GT Atlantic Orca che lavora per la conservazione e gestione dell’orca iberica, presente in circa 50 esemplari raggruppati in 5 famiglie. E’ considerata una sottopopolazione gravemente minacciata d’estinzione, che si nutre del tonno rosso dell’Atlantico e, per seguirne gli spostamenti, dal Nord migra in inverno verso lo Stretto dove rimane fino a giugno. Proprio come Gladis Albarracín, un’esemplare femmina che ha interagito con Aspra: “era presente in zona nel giugno 2024 e poi emigrata a Nord con i primi gruppi di orche che avevano lasciato lo Stretto. E’ una delle orche più attive e che non ha mai smesso di interagire con le barche da quando ha iniziato questa attività”. Si contano centinaia di interazioni con le imbarcazioni da diporto dal 2000 ad oggi.
La biologa Sabina Airoldi, Direttore di progetto del Tethys Research Institute, il centro di ricerca che studia e monitora i cetacei con sede a Milano e presso il nostro Club, ha commentato questo nuovo schema comportamentale: “La tesi più accreditata – e che condivido anch’io – è che si tratti di una forma di “gioco”, iniziata da pochi individui e poi trasmessa ad altri conspecifici all’interno della stessa popolazione” afferma Airoldi. ’’Non ci sono evidenze che suggeriscano un attacco vero e proprio. Se così fosse, un gruppo di orche molto probabilmente sarebbe in grado di capovolgere una piccola imbarcazione, considerando che in Antartide riescono a sollevare blocchi di pack per catturare le foche di Weddell, che spesso vi si rifugiano per sfuggire ai predatori o per riposare. Non è quindi corretto parlare di attacchi da parte di questi mammiferi marini, bensì di interazioni, che in alcuni casi possono provocare danni anche gravi alle imbarcazioni”.
Al momento Alessandro, ormeggiata Aspra al porto di Tarifa, sta lavorando per sistemare la parte idraulica del timone e ricollegare il pilota automatico in modo da poter ripartire al più presto e concludere la sua navigazione intorno al mondo.
Il momento dell’incontro con le orche
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Laura
24 Aprile 2025 at 11:34
Buon giorno,
leggendo la tesi della Biologa, posso condividere questo comportamento da parte delle orche (in fondo sono esseri anche giocosi).
Ma, personalmente, ritengo che dove la natura fà il suo corso (spostamenti in massa per emigrazione) non sarebbe necessario per l’essere umano interferire nel loro abitat (a prescindere che prima bisogna informarsi sul percorso per hobby dell’uomo).
Cordiali saluti.