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Dopo gli allagamenti dovuti al maltempo il Comitato Salviamo il Meisino accusa il comune di Torino

Pellerina e Meisino allagati, lì dove devono sorgere Ospedale e Parco dello Sport

Gabriele Farina

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TORINO – Quattro fiumi scorrono tra le pieghe di Torino: Po, Dora, Stura e Sangone. Una ricchezza naturale che è anche una sfida, specialmente nell’era del cambiamento climatico. Ma mentre il rischio idraulico cresce, l’amministrazione comunale sembra procedere a colpi di cemento in aree fragili e protette. A lanciare l’allarme è il Comitato Salviamo il Meisino, che ha diffuso un comunicato dai toni duri contro i progetti promossi dal Comune.

Nel mirino del Comitato ci sono due interventi: la collocazione del nuovo ospedale alla Pellerina, in zona esondabile, e soprattutto il progetto del Parco dello Sport e dell’Educazione Ambientale al Meisino, cuore di una riserva naturale di grande valore ecologico e funzione idraulica.

Secondo i firmatari, questi interventi rappresentano una contraddizione clamorosa, soprattutto alla luce dei profili tecnici degli amministratori coinvolti. Il sindaco Stefano Lo Russo, professore di geologia applicata, e l’assessore Francesco Tresso, autore di studi sui rischi idrogeologici, sembrano — secondo il Comitato — aver dimenticato le competenze scientifiche una volta entrati in politica.

Il Parco dello Sport e dell’Educazione Ambientale al Meisino

Il progetto al Meisino, coproposto da Tresso e dall’assessore allo sport Domenico Carretta, prevede strutture sportive e didattiche in un’area golenale alla confluenza di Dora, Stura e Po, classificata come Zona di Protezione Speciale della Rete Natura 2000. Un’area preziosa per la biodiversità ma anche fondamentale per la mitigazione delle piene fluviali.

Secondo lo Studio di compatibilità idraulica, tutte le opere sono esposte a rischi. In particolare, l’area non può essere protetta da barriere o infrastrutture permanenti, proprio perché è destinata a espandersi in caso di piena. Eppure, osserva il Comitato, “un po’ di cemento” per le fondamenta del Centro sarebbe già stato gettato, nonostante le smentite ufficiali.

Il recente annuncio di una Variante al progetto, presentata come soluzione a tutte le criticità, non convince i cittadini del Meisino. In particolare, lo spostamento delle piste da pump track da una fascia a rischio catastrofico (C) a una soggetta a piene ordinarie (fascia B) viene definito un “paradosso idraulico”: le piste, spostate per salvare un bosco, ora rischiano di finire sott’acqua con la prima esondazione, come già avvenuto nel 2016.

Il Comitato denuncia anche le responsabilità degli enti di controllo, che pur avendo titolo per bloccare il progetto, hanno espresso parere favorevole. Tra questi, l’Agenzia Interregionale per il fiume Po (AIPO), che però precisa come la responsabilità per la sicurezza e per eventuali danni resti interamente a carico del Richiedente, cioè del Comune.

Un passaggio che, secondo il Comitato, scarica sui cittadini il peso economico e giuridico dell’intera operazione: “In caso di danni, pagheremo noi. E rischiamo anche di dover restituire all’Unione Europea, con gli interessi, oltre 10,5 milioni di euro.”

Il Comitato conclude con un interrogativo destinato a far discutere: chi tutela davvero il territorio, se nemmeno gli amministratori esperti rispettano i vincoli ambientali e idraulici? E invita la cittadinanza a vigilare: sotto la retorica del “verde attrezzato” rischia di scorrere, ancora una volta, il fiume dell’incuria.

Nelle immagini il Meisino allagato in questi giorni nella zona dove dovrebbe sorgere il Parco dello Sport.

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