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Lucio Corsi al Teatro della Concordia di Venaria

Non è solo musica, non è solo spettacolo. È come se ogni momento che vive fosse un piccolo rito di passaggio, una porta socchiusa su un mondo sognante

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TORINO – Secondo me, alla fine, ce l’ha fatta, Lucio Corsi è diventato un duro. In questo nuovo mare in burrasca, guida la sua ciurma con fermezza, tanta spensieratezza e divertimento, come un novello Jack Sparrow dalla faccia pittata di bianco e con i pacchetti di patatine a sostenere le spalline.
Il pubblico è cambiato, si è ampliato, come gli spazi in cui suona, ma nulla è cambiato della sua genuinità e della sua voglia di divertirsi e divertire.

Lo sappiamo bene, c’è qualcosa di inaspettato nei concerti di Lucio Corsi. Non è solo musica, non è solo spettacolo. È come se ogni momento che vive fosse un piccolo rito di passaggio, una porta socchiusa su un mondo sognante che resta comunque ancorato alla terra, ai suoi luoghi ed alle sue atmosfere fantastiche. Al Teatro della Concordia di Venaria, questa dimensione si è fatta palpabile fin dal primo pezzo. Lucio è salito sul palco con la leggerezza di chi sembra appena uscito da una stralunata fiaba, ma con la voce sicura e uno sguardo diritto verso il pubblico, verso cui si è lanciato già al secondo pezzo.

Il tour che lo ha portato a Venaria, al Teatro della Concordia, è quello di Volevo essere un duro, l’album appena uscito ma già diventato il simbolo di una nuova stagione del suo percorso artistico e di vita. Un disco dove Lucio mette ancora una volta a nudo sé stesso e gioca a smontare l’idea di durezza come difesa in questo mondo che sembra premiare solo certi comportamenti, per poi invece raccontarci, con dolcezza ed ironia che la vera forza forse sta proprio nella vulnerabilità e nell’essere se stessi fino in fondo.

In tutte le sue canzoni, sapientemente mischiate in un’interminabile scaletta di oltre trenta pezzi, Lucio parla di amore, d’infanzia, di mondi fantastici soprattutto per quei momenti di difficoltà in cui è importante continuare a combattere e soprattutto a sognare.
Intimo al suo pianoforte, allegro e scanzonato con la chitarra al collo, impegnato ma mai pesante, ci fa riflettere, ci fa ballare e ci fa gasare, quando spara alto grazie ai suoi eroi Glam, infatti non può mancare mai 20th Century Boy dei T. Rex.

Sul palco, il feeling coi compagni è sempre perfetto, ha portato in scena una scaletta che ha attraversato con energia tutto il suo repertorio, dal nuovo album (Tu sei il mattino, Nel cuore della notte, Situazione complicata e tutti gli altri), al pezzo (atteso) di Sanremo (Volevo essere un duro), ai suoi intramontabili classici (Freccia Bianca, Trieste, Cosa Faremo Da Grandi?, Altalena Boy, Astronave Giradisco).

Una bella maratona, oltre due ore di grande divertimento e connessione con il pubblico, in cui il narratore e il menestrello si mette a nudo e ci conferma che non c’è nulla di male nell’essere fragili e cercare la bellezza. Il pubblico ha risposto con affetto autentico. Nessun fanatismo, ma solo il piacere di essere lì, insieme, a condividere un momento che sembrava un po’ fuori dal tempo. Grazie Lucio, ci muoviamo in tempi bui i tuoi colpi di luce, sono diventati indispensabili.

Il tour di Lucio procede a vele spiegate, tutto soldout, stasera mercoledì 16 aprile a Firenze, venerdì 18 a Roma per poi proseguire a Napoli, Padova e Milano e quest’estate in spazi ancora più grandi a prendersi il successo che merita. Resisti Lucio, non mollare!

Foto e report Paolo Pavan/QP

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