SocietàTorino
Una delegazione di Torino Pride incontra il Console di Ungheria per parlare dei diritti delle persone LGBTQIA+
A sostenere la delegazione, anche un presidio di attivisti che ha atteso in strada la fine del colloquio

TORINO – Oggi, lunedì 14 aprile, nel pomeriggio una delegazione del Coordinamento Torino Pride, insieme al presidente dell’European Pride Organisers Association (EPOA), Patrick Orth, ha incontrato il Console Onorario di Ungheria, dott. Renato Martorelli, per esprimere profonda preoccupazione e chiedere spiegazioni sull’entrata in vigore della legge ungherese che vieta l’organizzazione dei Pride e di numerose altre manifestazioni a favore dei diritti e dell’uguaglianza. A sostenere la delegazione, anche un presidio di attivisti che ha atteso in strada la fine del colloquio.
L’incontro segue l’invio di una lettera alla presidente del consiglio comunale di Torino, con la quale le associazioni aderenti al Coordinamento hanno chiesto alla Città una presa di posizione netta e inequivocabile contro la deriva autoritaria del governo guidato da Viktor Orbán e dal suo partito di estrema destra. Un appello reso ancora più urgente dalla recente vittoria di Torino come città ospitante dell’EuroPride 2027, evento che porterà nel capoluogo piemontese migliaia di persone e l’attenzione dei media di tutta Europa. Il contenuto della lettera verrà discusso nella seduta del consiglio comunale di oggi.
In questo contesto il Torino Pride, insieme a EPOA e agli altri Pride italiani, sta valutando atti concreti di sostegno al Budapest Pride, che nonostante il divieto ha scelto di resistere e sfilare comunque il prossimo 28 giugno. Una resistenza che merita una solidarietà concreta e che potrebbe tradursi anche nella partecipazione alla marcia.
“Nel 2027 tutti gli occhi dell’Europa saranno puntati su Torino – dichiara Luca Minici, coordinatore del Torino Pride – e non possiamo accettare che nel cuore dell’Unione europea si possano spegnere le voci di chi lotta per l’uguaglianza e la libertà. Il silenzio non è un’opzione. Per questo abbiamo voluto un confronto diretto con il Console ungherese: per chiedere conto, senza giri di parole, delle ragioni che spingono un governo a vietare manifestazioni pacifiche e legittime come i Pride. Non possiamo voltarci dall’altra parte mentre le nostre sorelle e i nostri fratelli ungheresi vengono privati di libertà fondamentali”, conclude Minici.
Al termine dell’incontro è Alessandro Battaglia, responsabile del progetto EuroPride 2027, a lasciare un commento: “Il console onorario ci ha accolto e ascoltato, e ha accettato di ricevere da noi una comunicazione ufficiale da condividere con le istituzioni ungheresi. Siamo ottimisti che la sua mediazione con l’Ungheria possa garantire maggiore sicurezza per tutte le persone LGBTQIA+ europee e, soprattutto, ungheresi”.
Anche il presidente di EPOA Patrick Orth commenta l’incontro: “È stato un incontro costruttivo, nel quale abbiamo sottolineato che non si tratta solo di opinioni personali sulle persone LGBTQIA+ ma un attacco alla libertà di manifestazione e al diritto di parola. Abbiamo la speranza che il Console possa marciare con noi durante il Budapest Pride del 28 giugno”.
LA LETTERA ALLA PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE
Di seguito un estratto della lettera indirizzata alla Presidente del consiglio comunale, Maria Grazia Grippo:
Un solo giorno. Tanto è bastato per approvare una delle leggi più repressive mai viste sotto il governo di Viktor Orbán. Presentata il 17 marzo 2025 e approvata il 18 con 136 voti a favore e 27 contrari, la nuova normativa mette al bando i Pride e qualsiasi manifestazione pubblica che possa, secondo la visione distorta e oscurantista del regime Fidesz – il partito-nazione – , “nuocere al benessere dei bambini”.
La ragione di tanta urgenza? Evitare contestazioni e rendere il provvedimento immediatamente esecutivo, impedendo ai Pride in programma per quest’estate – compreso quello storico di Budapest, che quest’anno festeggia il suo 30° anniversario – di svolgersi. Il divieto, però, non riguarda solo le marce dell’orgoglio: la legge è stata cucita in modo da rendere impossibile qualsiasi evento pubblico che il governo consideri “non conforme” ai suoi dettami. E, come ormai tristemente noto, il concetto di “protezione dei minori” in Ungheria è diventato un pretesto per utilizzare la censura e la repressione.
La retorica è sempre la stessa: proteggere i minori dalla cosiddetta “propaganda LGBTQIA+”, un termine svuotato di qualsiasi significato che il governo ungherese – e, più in generale, la destra reazionaria globale, da Washington a Mosca – usa come passe-partout per giustificare le proprie politiche liberticide. La realtà è ben diversa: quello che Orbán e i suoi vogliono è far sparire la comunità LGBTQIA+ dallo spazio pubblico, un’operazione sistematica che ha già visto la cancellazione del riconoscimento legale delle persone transgender, la censura di libri e film e ora anche il divieto di riunirsi e manifestare. Una campagna ideologica che si protrae da anni – utile a distrarre la popolazione da una crisi economica in costante peggioramento.
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Il modello perfetto di una repressione mascherata da esigenze di ordine e sicurezza, che si inscrive nel più ampio progetto di Orbán: trasformare l’Ungheria in una democrazia illiberale, dove la libertà di espressione e i diritti civili vengono svuotati dall’interno.[…]
Le proteste che stanno infiammando Budapest non hanno fatto riflettere la nostra Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Mentre 23 ambasciate di tutto il mondo – tra cui quelle di Francia, Germania, Regno Unito e Spagna – hanno firmato una dichiarazione congiunta contro la nuova legge ungherese che limita il diritto di riunione pacifica, inclusi i Pride e in particolare il Budapest Pride del 28 Giugno, l’Italia è rimasta in silenzio e il nostro Ambasciatore non ha firmato la dichiarazione.
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Il Torino Pride, recente vincitore dell’EuroPride 2027, così come tutte le Organizzazioni italiane per i Diritti delle persone LGBTQIA+, è allarmato per questa situazione che colpisce all’interno dei confini dell’Unione Europea e chiede a gran voce che tutte le Istituzioni si esprimano nel merito. Impedire una manifestazione di pensiero, pubblica, pacifica e gioiosa, che ha capacità di coinvolgere positivamente ampie fette di cittadinanza – come hanno dimostrato ormai da molti anni le sfilate del Pride nella nostra Città – significa ledere principi fondamentali della democrazia partecipativa. Chi crede in un’Europa fondata sul diritto non può restare indifferente di fronte allo scempio che ne viene fatto all’interno dei suoi confini. L’EuroPride del 2027 a Torino vuole rappresentare questo percorso.
Per tutto ciò chiediamo al Consiglio Comunale della Città di Torino di votare un Ordine del Giorno di forte censura nei confronti di un provvedimento che nessuno può minimamente considerare civile.
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