Cronaca
Ultras Juventus: la Cassazione conferma l’associazione a delinquere per il gruppo dei Drughi
Per la prima volta nella giurisprudenza italiana viene riconosciuta l’associazione per delinquere all’interno di una curva calcistica

ROMA – La Corte di Cassazione ha confermato la presenza di un’associazione per delinquere all’interno del gruppo ultrà bianconero dei “Drughi”, rigettando quasi tutti i ricorsi, come richiesto dalla Procura generale.
La decisione segue la sentenza della Corte d’Appello di Torino del 30 aprile 2024, che aveva già inasprito le condanne rispetto al primo grado.
Le condanne
In secondo grado, la Corte presieduta da Flavia Nasi aveva aumentato sensibilmente le pene, riconoscendo anche il reato di estorsione consumata, ipotesi inizialmente scartata. Le condanne confermate dalla Cassazione sono:
- Gerardo “Dino” Mocciola: 8 anni di reclusione, ritenuto capo dell’organizzazione.
- Salvatore Cava: 4 anni e 7 mesi.
- Sergio Genre: 4 anni e 6 mesi.
- Umberto Toia: 4 anni e 4 mesi.
- Giuseppe Franzo: 3 anni e 11 mesi.
Le indagini e lo scenario emerso
L’inchiesta ha avuto origine nel 2018 con la denuncia di Alberto Pairetto, allora responsabile dei rapporti con i tifosi della Juventus.
Le intercettazioni e le testimonianze raccolte hanno delineato un quadro inquietante: pressioni estorsive per ottenere favori e biglietti, episodi di violenza privata contro altri tifosi e un sistema di controllo della curva, a vantaggio del gruppo ultrà.
La società Juventus, parte civile nel processo, ha sottolineato come le indagini siano state facilitate dall’avanzato sistema di videosorveglianza dell’Allianz Stadium.
L’associazione a delinquere in curva: un precedente giuridico
Il riconoscimento di un’associazione per delinquere all’interno di una curva calcistica rappresenta un aspetto inedito nella giurisprudenza italiana.
Il Tribunale di Torino, aveva spiegato come il gruppo “Drughi”, nato con intenti leciti, fosse stato strumentalizzato dai vertici, in particolare dal leader Gerardo Mocciola, per esercitare pressioni estorsive sulla società Juventus sfruttando il controllo sulla tifoseria.
L’ultimo nodo: i 25 abbonamenti
Resta aperta la questione dei 25 abbonamenti a pagamento, sui quali si attende la motivazione della Cassazione. Secondo l’accusa, il gruppo avrebbe esercitato pressioni indebite per ottenerli, mentre la difesa sostiene che si trattasse di normali rapporti tra club e gruppi organizzati prima della rottura definitiva voluta dalla Juventus.
Gli imputati hanno sempre negato qualsiasi intento estorsivo. Per Massimo Toia e Corrado Vitale, la Cassazione ha confermato l’assoluzione già sancita in primo e secondo grado.
Con questa sentenza, la Cassazione pone un punto fermo sulla vicenda, rafforzando il precedente giuridico sul ruolo della criminalità organizzata all’interno delle curve calcistiche.
Iscriviti al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese
