Seguici su

Cronaca

Dentro un punto vendita Carrefour Non Una di Meno Torino sta protestando, ecco perché

Sandro Marotta

Pubblicato

il

TORINO – A Torino un gruppo di manifestanti coordinati da Non Una di Meno e dal movimento BDS (boicottaggio, disinvestimento e sanzioni) ha protestato dentro il Carrefour di corso Monte Cucco. L’azione rientra nel programma di azioni organizzate oggi (8 marzo) per protestare contro l’oppressione della donna da parte del sistema patriarcale.

“Carrefour ti sporca le mani. Compra altrove finché sarà complice dei crimini di Israele”, si legge in alcuni adesivi sparsi dalle attiviste nel supermercato.

La chiave per comprendere questo atto di boicottaggio è pensare alla lotta transfemminista in chiave internazionale e mondiale, non limitandosi ai confini dell’Italia.

La globalità della lotta

Spiegano le attiviste di Non Una di Meno e BDS:

Ci sembra fondamentale intraprendere un’iniziativa ampia e trasversale per esprimere solidarietà allɜ sorellɜ oppressə dal genocidio e dall’occupazione coloniale in Palestina, in Siria e in tutto il mondo. Abbiamo deciso di dare grossa centralità alla lotta contro la guerra e il riarmo in questi giorni in cui si parla di usare miliardi per aumentare la spesa militare e reintroduzione della leva obbligatoria”.

Perchè Carrefour?

Il motivo della contestazione torinese (parte della rete BDS, attiva da diversi anni), riguarda, semplificando, due filoni: l’apertura di punti vendita in territori occupati da Israele e gli accordi con aziende attive nella tecnologia militare.

La multinazionale francese Carrefour (87 miliardi di ricavi e 15 miliardi di utile lordo) ha aperto una serie di punti vendita nei territori occupati da Israele in particolare in Cisgiordania; queste zone sono state invase illegalmente secondo questo documento della Corte Internazionale di Giustizia.

Per fare questo Carrefour ha stretto accordi con due grandi aziende: Electra Consumer Products e la sua controllata Yenot Bitan. Diversi punti vendita di Yenot Bitan, ora con marchio Carrefour, si trovano in territori occupati dai coloni israeliani; uno, ad esempio, si trova a Modi’in-Maccabim-Re’ut, un territorio la cui sovranità israeliana era già discussa anni fa e che viene considerata un insediamento coloniale israeliano.

La seconda ragione riguarda questo accordo di Carrefour con sei aziende israeliane specializzate, tra le altre cose, in intelligenza artificiale e cybersicurezza. La catena di supermercati ha detto che voleva utilizzare queste collaborazioni per migliorare i propri servizi (ad esempio la sicurezza dei propri siti), ma alcune di queste aziende, ad esempio Vulcan, forniscono anche software utilizzati nel settore militare. Per completezza, c’è da dire che è stato scoperto che Israele utilizza l’AI e alcuni servizi di Microsoft nella scelta delle zone della Palestina da bombardare.

Iscriviti al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    8 Marzo 2025 at 14:48

    Ed ecco all’opera i soliti semi-umani dei centri sociali che compiono azioni di disturbo in salsa idiota. Inutile far loro presente che la “palestina” non è una nazione ma un termine generico. Poi il fatto che scrivano ignorando la grammatica italiana (usando quel RIDICOLO simbolo gender) la dice lunga. Peccato non fossi li per coprirli di insulti come meritano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *