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Ambiente

L’Unione Montana Alta Valle Susa chiede uno studio per capire le cause della presenza di PFAS in alta quota

L’Unione Montana Alta Valle Susa ha proposto una collaborazione non onerosa

Gabriele Farina

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OULX – L’Unione Montana Alta Valle Susa, con quella Valle Susa, sta affrontando il problema della presenza anomala di PFAS nelle acque del territorio, anche in aree non urbanizzate e in alta quota. Dopo aver coinvolto gli enti sovracomunali competenti: SMAT, ARPA, ASL e ATO3 con la costituzione di un tavolo tecnico dedicato, i due enti hanno deciso di rivolgersi al CNR-IRSA (Istituto di Ricerca sulle Acque) per richiedere una collaborazione scientifica nell’analisi dei dati disponibili e nella valutazione del rischio ambientale e sanitario.

In una lettera ufficiale inviata all’Istituto, il presidente Mauro Carena, con l’omologo Pacifico Banchieri, ha sottolineato l’urgenza di uno studio approfondito per comprendere le cause della contaminazione. “Siamo consapevoli dell’elevata competenza del CNR-IRSA in materia di qualità delle acque e riteniamo fondamentale il suo supporto per approfondire questa criticità che interessa il nostro territorio. L’obiettivo è ottenere un quadro chiaro della situazione e definire strategie efficaci per la tutela della salute pubblica e dell’ambiente. Gli esperti ad oggi non segnalano una situazione di pericolosità immediata per la salute pubblica. Tuttavia, è essenziale proseguire il monitoraggio e lo studio del fenomeno per garantire un’adeguata prevenzione e intervenire tempestivamente qualora fosse necessario”, dichiarano i due presidenti.

L’Unione Montana Alta Valle Susa ha proposto una collaborazione non onerosa, da formalizzare tramite una convenzione, per avvalersi del contributo di esperti dell’Istituto nella valutazione dei dati e nell’identificazione di misure di prevenzione e contenimento della diffusione dei PFAS.

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