Cronaca
Torino, esorcismo finisce in tragedia: tre imputati per omicidio
Ora i tre imputati rischiano l’ergastolo. I figli e il nipote della vittima si sono costituiti parte civile nel processo
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SALASSA – Una pratica di esorcismo con rito islamico si è trasformata in una tragedia a Salassa, nel Torinese. Tre persone finiranno a processo per la morte di Khalid Lakhrouti, 43 anni, trovato senza vita nella sua abitazione il 10 febbraio 2024, pochi giorni dopo il suo compleanno.
Sul banco degli imputati ci sono lo zio della vittima, Abdelrhani Lakhrouti, 53 anni, il fratello Nourddine, 47 anni, e l’ex moglie Sara Kharmiz, 36 anni. I tre dovranno rispondere dell’accusa di omicidio volontario davanti alla Corte d’Assise di Ivrea, con il processo fissato per il prossimo 24 aprile.
Le indagini, condotte dai carabinieri di Cuorgnè e dal nucleo operativo della compagnia di Ivrea, hanno richiesto tempo e attenzione per ricostruire l’accaduto. In un primo momento, la morte di Khalid era sembrata riconducibile a un’overdose, ma l’autopsia ha smentito questa ipotesi, rivelando invece un’insufficienza respiratoria acuta causata meccanicamente. Il decesso è avvenuto per soffocamento: un bottone, staccatosi da una maglia sequestrata a casa dell’ex moglie, è stato ritrovato nella gola della vittima.
Secondo le indagini, Khalid era stato sottoposto a quattro sedute di esorcismo nelle settimane precedenti alla tragedia. Il 10 febbraio, legato mani e piedi per il rito, la situazione sarebbe degenerata, portandolo alla morte. Nei giorni successivi, gli imputati avrebbero cercato di cancellare le tracce del delitto dall’abitazione di via Cavour, un dettaglio emerso dalle intercettazioni telefoniche.
Un elemento chiave dell’inchiesta è una telefonata al 112 effettuata dalla vittima il 23 gennaio. Quella notte, dopo essere stato visitato al pronto soccorso di Ciriè per una crisi motoria, Khalid raccontò all’operatore che aveva avuto un malore durante un esorcismo e aggiunse che, se gli fosse successo qualcosa, la responsabilità sarebbe stata del fratello.
Ora i tre imputati rischiano l’ergastolo. I figli e il nipote della vittima si sono costituiti parte civile nel processo.
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