Cultura
La storia del Museo Egizio di Torino, il più antico al mondo
Tutto ebbe inizio nel 1824, quando re Carlo Felice acquisì la collezione di Bernardino Drovetti, diplomatico e appassionato d’antichità
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TORINO – C’è un luogo nel cuore di Torino dove il tempo si piega su se stesso, intrecciando storie millenarie con il presente. Un luogo dove i volti scolpiti nella pietra osservano silenziosi il viavai dei visitatori, raccontando con il loro sguardo impassibile la grandezza di una civiltà scomparsa. Il Museo Egizio di Torino non è solo una collezione di reperti: è una finestra aperta sull’Egitto dei faraoni, un ponte che collega epoche lontane, un’emozione che attraversa i secoli.
Il Museo Egizio di Torino non è solo “il secondo museo egizio al mondo per importanza dopo quello del Cairo”, ma è anche il primo al mondo ad essere nato. Il Museo del Cairo è infatti nato nel 1835, undici anni dopo quello di Torino.
Le radici di un sogno
Tutto ebbe inizio nel 1824, quando re Carlo Felice acquisì la collezione di Bernardino Drovetti, diplomatico e appassionato d’antichità. Quelle meraviglie trovano dimora nel sontuoso Collegio dei Nobili, un palazzo barocco destinato a diventare il cuore pulsante dell’archeologia egizia in Europa. Già nel 1832 il museo apriva le sue porte al pubblico, regalando a chiunque la possibilità di perdersi tra statue monumentali e geroglifici misteriosi.
La crescita di un tesoro
Nel corso dell’Ottocento, il Museo Egizio si arricchisce di nuovi reperti, ampliando le sue collezioni grazie a scavi archeologici e acquisizioni. Il vero salto di qualità avviene tra il 1903 e il 1937, grazie agli scavi condotti in Egitto da Ernesto Schiaparelli e Giulio Farina. Questi pionieri riportano in patria oltre 30.000 reperti, tra cui sarcofagi, statue, papiri e gioielli, pezzi unici capaci di evocare l’anima di un popolo che credeva nell’eternità.
Il dono dell’Egitto: il Tempio di Ellesiya
Ma la storia del Museo Egizio non è fatta solo di acquisizioni. Nel 1970, il governo egiziano decide di donare all’Italia il tempietto rupestre di Ellesiya, un gioiello scavato nella roccia che rischiava di scomparire per sempre a causa della costruzione della diga di Assuan. Per salvarlo, il tempio viene tagliato in 66 blocchi e ricostruito pietra dopo pietra a Torino, dove oggi continua a raccontare il legame indissolubile tra il museo e l’Egitto.
Verso il futuro: innovazione e bellezza
Negli ultimi decenni, il Museo Egizio ha vissuto una metamorfosi. Con il riallestimento dello Statuario curato dal celebre scenografo Dante Ferretti in occasione delle Olimpiadi Invernali del 2006 e la grande ristrutturazione del 2015, il percorso espositivo si è trasformato in un viaggio immersivo capace di incantare il pubblico di ogni età. Oggi, il museo si articola su cinque piani, offrendo un’esperienza unica che coniuga storia, tecnologia e narrazione.
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ornella
19 Febbraio 2025 at 11:55
fantastico!! Ho visitato il museo: interessantissimo!! grazie per le notizie continuate così