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Dopo la vittoria alle ATP di Torino, Sinner viene sospeso per doping anche se la WADA specifica: non ha imbrogliato
Sinner aveva spiegato alla Wada la dinamica dell’accaduto e l’agenzia “non ha chiesto la squalifica di alcun risultato”

TORINO – Jannik Sinner ha accettato di essere squalificato dalle competizioni sportive per tre mesi, dopo essere risultato positivo per due volte al test antidoping effettuati l’anno scorso. Lo ha reso noto l’Agenzia Mondiale Antidoping (WADA) in questa nota, in cui però emerge una situazione più sfumata che, di fatto, riconosce l’innocenza dell’atleta.
Il tennista azzurro, che a novembre a Torino aveva stravinto le ATP Finals vincendo contro Taylor Fritz, era risultato positivo al clostebol, una sostanza vietata, utilizzata però non da lui in prima persona, ma da un membro del suo staff medico. Sinner aveva spiegato alla Wada la dinamica dell’accaduto e l’agenzia “non ha chiesto la squalifica di alcun risultato”, ma solo la sospensione. Provvedimento che ora è stato accettato dal tennista azzurro, dato che rischiava due anni di squalifica.
Il Codice mondiale antidoping infatti stabilisce che un atleta è responsabile non solo delle proprie azioni con l’utilizzo delle sostanze vietate, ma anche delle eventuali negligenze dello staff che lavora con lui. Tant’è che nella nota della Wada si legge:
La WADA accetta che il Sig. Sinner non intendesse imbrogliare e che la sua esposizione al clostebol non abbia fornito alcun beneficio in termini di miglioramento delle prestazioni e sia avvenuta a sua insaputa come risultato della negligenza dei membri del suo entourage. Tuttavia, ai sensi del Codice e in virtù del precedente del CAS, un atleta è responsabile della negligenza del suo entourage. Sulla base dell’insieme unico di fatti di questo caso, una sospensione di tre mesi è considerata un risultato appropriato. Come affermato in precedenza , la WADA non ha chiesto la squalifica di alcun risultato, salvo quello precedentemente imposto dal tribunale di primo grado.
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Simone
15 Febbraio 2025 at 16:35
Questo sì che è un bel precedente del CAS.
Ardmando
15 Febbraio 2025 at 18:24
Meglio una sospensione che una squalifica, il campione ha fatto bene ad accettare. Certe regole andrebbero riviste quando non è l’atleta a commettere l’illecito e quando, come in questo caso, si è trattato di una sfortunata combinazione di eventi.