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Cultura

A Camera le mostre su Henri Cartier-Bresson e Riccardo Moncalvo

Due nuove grandi mostre al Centro Italiano per la Fotografia

Gabriele Farina

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TORINO – Dal 14 febbraio 2025 con Henri Cartier-Bresson e l’Italia e Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990, CAMERA-Centro Italiano per la Fotografiadi Torino inaugura il programma espositivo 2025.

Curata da Clément Chéroux eWalter Guadagnini, la mostra su Henri Cartier-Bresson, l’occhio del secolo, propone un racconto dedicato al legame tra il fotografo francese e l’Italia, uno dei Paesi da lui più frequentati e amati. Accompagnata da un catalogo edito da Dario Cimorelli Editore, la mostra è scandita cronologicamente dai viaggi del fotografo attraverso il territorio, da Nord a Sud, dall’effervescenza  e profondità che il paesaggio, soprattutto umano, del nostro Paese è stato in grado di trasmettergli, e dalla ricchezza delle testimonianze documentali capaci di raccontare, tra giornali, riviste e libri, le tappe del rapporto del Maestro con l’Italia. Realizzata in collaborazione con Fondation Henri Cartier-Bresson di Parigi e promossa da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, l’esposizione presenta 160 immagini che si focalizzano su alcuni periodi centrali della carriera del fotoreporter a partire dagli anni Trenta: è proprio nel corso di questo primo viaggio che il fotografo, ancora giovanissimo, acquisisce nuove consapevolezze sulla sua carriera e definisce la cifra stilistica che lo renderà riconoscibile in tutto il mondo.

Riccardo Moncalvo

Fino al 6 aprile 2025, la Project Room di CAMERA ospita, invece, l’esposizione Riccardo Moncalvo. Fotografie 1932-1990, a cura di Barbara Bergaglio. L’importante fotografo torinese (Torino, 1915 – 2008) inizia ad approcciarsi al mezzo fotografico ad appena 13 anni, seguendo le orme del padre, titolare dell’Atelier di Fotografia Artistica e Industriale, e diventa molto presto socio della Società Fotografica Subalpina. Come molti professionisti italiani negli anni Trenta, quando i fotografi si dedicavano alla fotografia di studio e per l’industria, Moncalvo lavora sin da subito a fianco di istituzioni come il Museo Egizio e l’Armeria Reale, ma anche di realtà industriali come Fiat, Pininfarina e Recchi. Si tratta di attività commissionate, che permettono di instaurare un forte legame col territorio rendendolo testimone di cambiamenti urbani e sociali. Il fotografo torinese sviluppa così un linguaggio autonomo con una particolare sensibilità per la modernità, che lo porta negli scatti tra fine anni Trenta e fine anni Quaranta ad accostarsi al linguaggio della Nuova Visione. Esemplari di questo suo linguaggio sono opere come Nella tormenta (1935), Il gesto (1937), Paesaggio pedonale (1937) e Serpe d’acqua (1938). A questa attività Moncalvo affianca quella della ritrattistica, che lo vede immortalare momenti privati e pubblici di tante famiglie torinesi dell’aristocrazia e della grande borghesia.

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