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Dopo Lidia Pöet anche la prima ingegnera d’Italia viene da Torino: la storia di Emma Strada

A lei è intitolata la Sala Ex Consiglio di Facoltà del Politecnico di Torino

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TORINO – Lidia Pöet è conosciuta dalla maggior parte delle persone come prima avvocata d’Italia grazie alla serie televisiva di Netflix a lei dedicata, ma dopo di lei anche la prima ingegnera d’Italia viene da Torino e si chiama Emma Strada.

Come Emma Strada diventa Ingegnera

Emma Strada nasce a Torino nel 1884 da una famiglia agiata e progressista. Suo padre Ernesto, anche lui ingegnere, la spinge a intraprendere gli studi al Politecnico. Lei unica donna su 62 studenti si classificherà terza della sua classe, laureandosi a pieni voti nel 1908.

Su La Stampa scrivono di lei: “Emma Strada, sabato scorso, al nostro Istituto Superiore Politecnico ha conseguito a pieni voti la laurea in Ingegneria Civile. La signorina Strada è così la prima donna-ingegnere che si conti in Italia e ha appena altre due o tre colleghe all’estero”.

I progetti e l’effetto Matilda

Emma seguirà la progettazione di molte infrastrutture importanti, tra cui quella della galleria di ribasso presso una miniera a Ollomont, in Valle d’Aosta. Si trasferisce anche per due anni in Calabria dove supervisiona la costruzione della ferrovia “auto-moto-funicolare” di Catanzaro e la costruzione del ramo calabrese dell’acquedotto pugliese.

Della sua vita privata si sa molto poco, e poco si sa anche del suo lavoro, che ha subito l’effetto Matilda, un fenomeno per il quale, specialmente in campo scientifico, il risultato del lavoro di ricerca compiuto da una donna viene in tutto o in parte attribuito ad un uomo. Inizialmente perché alle donne non era permesso iscriversi agli albi professionali, quindi di firmare i progetti, e in seguito perché la stessa Emma Strada non cercava riconoscimenti.

L’AIDIA e il lascito alle donne del presente

Nel 1957 fonda a Torino l’AIDIA, l’Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architetti, il cui obiettivo primario è quello di promuovere lo scambio di idee tra le donne professioniste, valorizzare il loro ruolo nelle scienze e nelle professioni tecniche, incoraggiando l’assistenza reciproca tra le professioniste e il consolidamento di legami culturali e professionali con associazioni simili, nazionali ed estere.

Rimane presidente dell’AIDIA fino alla sua morte che avviene a 86 anni nel 1970. A lei è intitolata la Sala Ex Consiglio di Facoltà del Politecnico di Torino.

La sua vita racconta di una donna che, senza cercare riconoscimenti ufficiali, ha saputo costruire una carriera straordinaria e ha lasciato un’eredità di innovazione e determinazione alle donne del presente.

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1 Commento

1 Commento

  1. giovanna carnaroglio

    8 Febbraio 2025 at 15:17

    Penso che il titolo di avvocata e ingegnera non siano titoli della lingua italiana per cui sono prime di niente!!!!!!

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