Società
Torino, protesta per la riapertura del CPR: presidio questa mattina con un centinaio di partecipanti
Sulle mura dell’edificio, è comparsa la scritta «Qui lo Stato tortura». A tracciarla è stato un gruppo di anarchici, presenti a un presidio promosso da sindacati e associazioni
TORINO – Sulle mura del CPR di corso Brunelleschi a Torino è comparsa una nuova scritta: «Qui lo Stato tortura». A tracciarla è stato un gruppo di anarchici, presenti a un presidio promosso da sindacati e associazioni per chiedere che la struttura venga trasformata in un centro di accoglienza.
Il Cpr è chiuso dal 2023, in seguito al suicidio di un giovane ospite, ma si parla ora di una possibile riapertura. Durante il presidio organizzato dalla Rete torinese contro tutti i Cpr, un gruppo di anarchici ha manifestato accendendo fumogeni e scandendo slogan come «Fuoco alle gabbie». L’iniziativa ha visto la partecipazione di diverse realtà, tra cui i sindacati confederali, la Circoscrizione 3 e numerose associazioni del terzo settore, tutte concordi nell’affermare che il Cpr non deve riaprire. L’idea condivisa è quella di destinare le risorse già investite per la riqualificazione della struttura alla creazione di un centro di accoglienza.
Il Cpr di corso Brunelleschi, destinato ad ospitare cittadini stranieri irregolari o soggetti a provvedimenti di espulsione, è stato chiuso nel marzo 2023. La decisione è arrivata dopo numerosi episodi di autolesionismo e proteste interne, culminati nel tragico suicidio di Moussa Balde, un giovane di 23 anni. La situazione era diventata insostenibile: incendi, devastazioni e intere aree distrutte hanno reso necessaria una ristrutturazione della struttura. Per mesi non si è parlato di una possibile riapertura, fino a dicembre, quando la Prefettura ha annunciato l’assegnazione della gestione alla cooperativa Sanitalia Service di Torino.
Anche se la data ufficiale non è stata ancora stabilita, la riapertura del Cpr è ormai certa. Per contrastare questa decisione, lo scorso autunno è nata la Rete civica per l’accoglienza, che oggi si è ritrovata davanti alla struttura per un nuovo presidio. Nonostante la pioggia, all’iniziativa hanno partecipato un centinaio di persone, tra cui rappresentanti della Città, del Gruppo Abele, dei sindacati, dell’Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione e della commissione solidarietà dell’Ordine dei Medici. Presenti anche la Pastorale migranti della diocesi, il Sermig, l’Arci, l’Anpi, l’Acli, oltre a esponenti politici di Pd, Movimento Cinque Stelle e Avs.
Alberto Unia, Consigliere regionale M5S Piemonte, e Sarah Disabato, Capogruppo regionale M5S Piemonte, hanno dichiarato che
«Il Centro di Permanenza per i Rimpatri di corso Brunelleschi non deve riaprire. Lo abbiamo ribadito questa mattina in occasione del presidio organizzato davanti alla struttura: questi centri non servono a gestire le migrazioni, ma solo a nascondere il problema dietro a muri e sbarre, violando i diritti umani e calpestando la dignità delle persone.
Il CPR di Torino è stato chiuso più di un anno fa a seguito di rivolte e denunce per le condizioni indecenti in cui versava. Riattivarlo significa ripetere gli stessi errori, perpetuare un sistema che crea solo emarginazione e sofferenza, senza offrire alcuna soluzione reale. Il fallimento della Destra, però, non si ferma qui. Il Governo Meloni sta cercando di deportare i migranti in Albania, in centri che la stessa Corte d’Appello di Roma ha già bocciato, ritenendoli illegittimi per trattenere le persone. Una farsa che dimostra l’ennesima propaganda senza risultati concreti.
Se vogliamo più sicurezza e coesione sociale, la strada non è questa: servono politiche di accoglienza, inclusione e percorsi regolari di integrazione, non prigioni mascherate. Torino, il Piemonte e l’Italia meritano di meglio».
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