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“Cessate il fuoco in Israele e Palestina” ma la pace è ancora lontana: la manifestazione di oggi a Torino

Circa 300 persone sfilano per le strade del capoluogo piemontese, denunciando le violazioni dell’accordo e chiedendo solidarietà per il popolo palestinese

Alessia Serlenga

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TORINO – Torino si è animata ieri per un corteo che ha visto circa 300 manifestanti sfilare pacificamente da piazza Crispi a piazza della Repubblica, in una manifestazione organizzata da “Torino per Gaza”. Nonostante l’inizio del cessate il fuoco tra il regime israeliano e la Resistenza palestinese, le voci dei partecipanti hanno chiarito che la vera pace è ancora un obiettivo lontano.

Una giovane attivista, al microfono, ha dichiarato: «Israele ha già violato l’accordo con uccisioni, arresti arbitrali e incursioni in Cisgiordania». Dietro lo striscione “La vera pace è la liberazione”, i manifestanti hanno ribadito il loro sostegno al popolo palestinese, sottolineando le ingiustizie e le sofferenze che continuano a persistere nella regione.

Il corteo, composto da famiglie, studenti e rappresentanti di collettivi come Cambiare Rotta e Cua, ha mantenuto un tono pacifico, senza fumogeni o atti vandalici, a differenza di altre manifestazioni recenti. Tuttavia, le voci di protesta non sono mancate, con slogan come «Giù le mani dai civili», «Israele assassino», e richieste di giustizia per il primo ministro israeliano Netanyahu, accusato di crimini di guerra.

Un manifestante ha sollevato un tema controverso, accusando il governo italiano di complicità nel conflitto. Durante il percorso, molti passanti si sono fermati a osservare, applaudire o porre domande sul numero relativamente ridotto di partecipanti.

«Perché stavolta siete così pochi?», ha chiesto qualcuno. In risposta, i manifestanti hanno invitato i cittadini a unirsi alla loro “lotta”.

All’arrivo in piazza della Repubblica, un attivista ha raggiunto il tetto del Mercato coperto, sventolando la bandiera palestinese. La manifestazione ha anche collegato la lotta per la Palestina con la questione dei Centri di permanenza per i rimpatri (Cpr), affermando: «Contro ogni prigione e ogni forma di oppressione, lottiamo per la libertà».

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1 Commento

1 Commento

  1. Ardmando

    25 Gennaio 2025 at 18:10

    300 persone… parole grosse. 300 disadattati eversivi comunisti, che sono strisciati fuori dal loro fetido buco di centro sociale, su istigazione dei partiti-setta di sinistra, al solo scopo di alimentare il clima di odio (anche nei loro confronti, giustamente) e cercare lo scontro con le Forze dell’Ordine.
    Non esiste nessuna “palestina” che non è nemmeno una nazione e quel poco che c’è scomparirà entro la fine dell’anno. Fatevene una ragione, reietti rossi.

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