Cultura
Buonasera Sig. G, l’Accademia dei Folli omaggia Giorgio Gaber
Cinico, scanzonato, violento, ironico, Gaber è ancora lì, sul palco, che oscilla dinoccolato cantando le paure e le speranze, le frustrazioni e l’incertezza del vivere
TORINO – Con Buonasera Sig.G si inaugura la nuova stagione del Teatro Studio Bunker di Torino, lo spazio teatrale di via Niccolò Paganini 0/200 situato all’interno del Bunker e gestito dall’Accademia dei Folli.
In otto repliche tra giovedì 16 e domenica 26 gennaio, l’Accademia dei Folli porta in scena il teatro canzone di Giorgio Gaber. Più che un omaggio all’artista milanese scomparso nel 2003, Buonasera Sig. G è un viaggio profondo e istintivo attraverso l’immensa opera di Gaber e Luporini. Gli spettatori sono trasportati in un mondo che esplora le nevrosi, le contraddizioni e le bellezze fragili dell’uomo contemporaneo. Rimangono così sorpresi, folgorati dalla straordinaria, e a volte straziante, attualità dei monologhi e delle canzoni, accuratamente scelti dall’Accademia dei Folli ascoltando prima di tutto la pancia (come avrebbe detto Gaber stesso) e poi cercando il senso, il disegno finale. Ad ogni replica questa ricerca continua, ogni volta si trova un senso differente e il disegno appare diverso.
Dalle prime canzoni con Jannacci Mina e Celentano ai monologhi teatrali, la storia artistica di Gaber indaga le nevrosi, le contraddizioni, le brutture e tutta la fragile bellezza dell’uomo a confronto con la propria società. Il 1970 è l’anno della svolta per Giorgio Gaber: rinuncia all’enorme successo televisivo e porta la canzone a teatro, creando il genere che prenderà il nome di teatro-canzone, in cui i pezzi musicali sono inframezzati da monologhi e racconti. Gaber si sentiva “ingabbiato” nella parte di cantante e di presentatore televisivo, costretto a recitare un ruolo. Lascia questo ambiente e si spoglia del ruolo di affabulatore. Il Gaber che tutti hanno conosciuto non c’è più: appartiene al passato. Riparte da capo e si presenta al pubblico così com’è. Per questo crea il «Signor G», un personaggio che non recita più un ruolo: recita se stesso. Quindi una persona piena di contraddizioni e di dolori, un signore come tutti.
La squadra artistica
La produzione, firmata Accademia dei Folli, vede la regia di Carlo Roncaglia, che interpreta Giorgio Gaber sul palco. Ad accompagnarlo su palco, Max Altieri alla chitarra, Enrico De Lotto al contrabbasso e Matteo Pagliardi alla batteria. I testi e le musiche di Giorgio Gaber e Sandro Luporini, arricchiti dagli arrangiamenti originali dell’Accademia dei Folli, conferiscono allo spettacolo una nuova forza espressiva, unica e coinvolgente.
“Gaber si affacciava sul ciglio di un baratro; – spiega Carlo Roncaglia – oggi, a oltre 20 anni dalla sua morte, mentre ci troviamo in quel baratro e siamo in caduta libera, il suo lavoro continua a parlarci, a far riflettere a commuovere, far ridere e sognare con una forza ancora sorprendente.
In fondo è tutta una questione di fragilità, di saper accettare il disequilibrio, di non aver troppo timore di guardarsi davvero. Il fatto è che il Sig. G non è un personaggio. Il Sig. G siamo proprio noi. Da un marciapiede di una città semi-deserta e buia alla penombra di una camera da letto, dallo spazio soffocante di un ascensore allo specchio del proprio bagno, lo spettacolo ci costringe a fare i conti con la nostra meschinità, con le nostre più profonde contraddizioni, con le nevrosi e le frustrazioni quotidiane. È un invito a guardarsi davvero, ad accettare il disequilibrio e a trovare speranza in un sogno che, nonostante tutto, è ancora vivo.
Cinico, scanzonato, violento, ironico, Gaber è ancora lì, sul palco, che oscilla dinoccolato cantando le paure e le speranze, le frustrazioni e l’incertezza del vivere, aspettando il momento giusto per spiegare le ali e spiccare il volo.”
Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese