Economia
Cauto ottimismo per l’economia piemontese nel 2025 tra incertezze e segnali di tenuta
L’indagine evidenzia una fiducia ancora in contrazione, ma accompagnata da segnali di resilienza, con investimenti programmati e una buona capacità di utilizzo degli impianti
TORINO – I dati raccolti a dicembre dal Centro Studi dell’Unione Industriali Torino su quasi 1.300 aziende piemontesi del settore manifatturiero e dei servizi offrono un quadro complesso ma non privo di spunti incoraggianti per l’avvio del 2025. L’indagine evidenzia una fiducia ancora in contrazione, ma accompagnata da segnali di resilienza, con investimenti programmati e una buona capacità di utilizzo degli impianti, pari al 77% del pieno regime.
Un inizio d’anno tra luci e ombre
Le previsioni economiche per il primo trimestre del 2025 delineano una situazione articolata. Sul fronte della produzione, il saldo tra ottimisti e pessimisti si attesta al -4,6%, mentre per gli ordini si registra un -6% e per la redditività un -8,2%. Il calo coinvolge anche le esportazioni (-9%), ma le aspettative occupazionali rimangono in territorio positivo (+2,4%).
Cresce, però, il ricorso alla cassa integrazione guadagni (CIG), con il 13,7% delle aziende intervistate che prevede di utilizzarla, un dato che nel comparto manifatturiero arriva al 18,6%. Le piccole imprese (meno di 50 dipendenti) risultano più pessimiste rispetto a quelle di maggiori dimensioni, con saldi sulla produzione pari rispettivamente a -6,2% e -0,8%.
Manifatturiero in difficoltà, servizi in crescita
Il settore manifatturiero continua a soffrire, con un saldo tra ottimisti e pessimisti pari a -12,7%, particolarmente negativo per comparti come l’automotive (-27,1%) e la meccatronica (-19,8%). Anche il tessile-abbigliamento (-11,6%) e il legno (-18,8%) mostrano difficoltà, mentre il settore alimentare rimane stabile grazie al suo tradizionale carattere anticiclico.
Di segno opposto il terziario, dove il saldo si mantiene positivo (+13,7%), trainato in particolare dal comparto ICT (+25%) e dai servizi meno esposti alla volatilità dell’export. L’unica eccezione è rappresentata da commercio e turismo, penalizzati dalla stagionalità, con un saldo di -7,9%.
Torino si distingue: segni positivi nonostante le sfide
Il capoluogo piemontese mostra una maggiore capacità di tenuta rispetto al resto della regione. Il saldo delle previsioni produttive a Torino è positivo (+0,3%), in controtendenza rispetto al dato regionale (-4,6%). Anche le aspettative occupazionali sono favorevoli, con un +2,9%, e cresce la propensione agli investimenti: il 22,8% delle imprese prevede spese significative in nuovi impianti, in aumento di tre punti percentuali rispetto al trimestre precedente.
Non mancano, tuttavia, le criticità: il ricorso alla cassa integrazione tocca il 14% delle imprese torinesi (21,4% nell’industria) e le esportazioni restano sotto pressione (-9,9%).
La geografia delle aspettative
A livello territoriale, il Piemonte si presenta a macchia di leopardo. Le province di Vercelli (-28,9%), Biella (-9,9%), Alessandria (-8,4%) e Novara (-6,6%) registrano saldi negativi sulle previsioni produttive. Situazione più equilibrata a Cuneo e Verbania (-2,3%), mentre Asti (+10,3%) e il Canavese (+2,5%) segnano risultati positivi, confermando la capacità di alcune aree di resistere meglio alla complessità del contesto economico.
Prospettive e sfide per il 2025
Le imprese piemontesi affrontano il nuovo anno con prudenza, ma senza rinunciare a progettare il futuro. La capacità di investire, unita alla resilienza di alcuni settori e territori, lascia intravedere margini di recupero. Tuttavia, il peso delle incertezze internazionali, dei costi energetici e delle tensioni sulle materie prime continua a rappresentare una sfida cruciale per il sistema economico regionale.
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