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Cronaca

Bomba carta contro Circolo Banfo di Torino: le attività non si fermano

La serranda era un’opera realizzata dall’artista Etnik

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TORINO – Una bomba carta è stata posta vicino alla serranda d’ingresso del circolo Arci “Antonio Banfo” in via Cervino 0 a Torino, nel quartiere Barriera di Milano.

Poco dopo la chiusura nel tardo pomeriggio, qualcuno ha appoggiato una bomba carta vicino alla serranda causando danni alla stessa e alla doppia vetrina d’ingresso. Sul posto sono intervenuti la polizia e la Digos della Questura.

Grande è stata la risposta di tutto il quartiere, immediatamente sceso in strada al fianco del Banfo. Al momento, non si conosce la matrice dell’atto.

Il Banfo è un circolo storico, luogo simbolo dell’antifascismo torinese e della resistenza culturale dell’intera città. Fortunatamente, il circolo aveva appena chiuso: dunque non ci sono stati feriti.

“Questo atto vandalico colpisce uno spazio profondamente vivo e radicato nel quartiere. Uno spazio di educazione e cultura nel quale passano centinaia di ragazzi – dice Francesco Salinas, presidente del circolo – Questo atto non ci fermerà e passeremo la serata a mettere in sicurezza lo spazio per ospitare domani le attività dell’aiuto compiti per i bambini del sabato mattina”.

La serranda era un’opera realizzata dall’artista Etnik, donata al quartiere, sua fonte d’ispirazione per il tema dell’unità nelle differenze.

“Abbiamo scoperto con orrore e preoccupazione di questo attacco a un nostro circolo, punto di riferimento per le attività di inclusione e solidarietà nel quartiere – dichiara Andrea Polacchi, presidente Arci Piemonte, giunto sul posto – auspichiamo che vengano scoperti il prima possibile i responsabili”.

“Un atto gravissimo ed estremamente preoccupante ai danni di un presidio di solidarietà e integrazione del quartiere. Arci sarà in prima fila nel sostenere il Circolo e tutta la comunità democratica di Barriera che è scesa in piazza appena saputa l’esplosione. Domani alle 13 è previsto un presidio di solidarietà davanti al Circolo” – conclude Polacchi.

 

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