Seguici su

Cittadini

Quando gli autobus rossi londinesi sfrecciavano per le strade di Torino!

Un viaggio nella memoria di un mezzo di trasporto che ha incantato Torino dal 1961 al 1976

Alessia Serlenga

Pubblicato

il

TORINO – Negli anni ’60, Torino si trasformò in un palcoscenico di innovazioni e celebrazioni, con il suo famoso autobus rosso a due piani che ha segnato un’epoca. Richiamando alla mente i tipici double-decker londinesi, questo mezzo di trasporto italiano ha lasciato un’impronta indelebile nella memoria di chi è nato tra gli anni ’50 e ’70.

Nel 1961, in occasione dei festeggiamenti per il centenario dell’Unità d’Italia, la città si preparò ad accogliere milioni di visitatori, e l’autobus rosso divenne uno dei protagonisti di quel grande evento.

Nato per servire l’Expo Italia 61, che attirò oltre quattro milioni di visitatori, l’autobus fu richiesto appositamente dal Comune di Torino alla Viberti, che ne produsse dodici esemplari. Con una base meccanica del camion Fiat 682 e un motore turbodiesel da 180 cavalli, il veicolo si distingue per le sue dimensioni imponenti: 12 metri di lunghezza e 4,12 di altezza.

Ogni autobus era in grado di trasportare un numero impressionante di passeggeri: 20 seduti e 70 in piedi nel piano inferiore, e 47 posti a sedere nel piano superiore. A differenza dei mezzi standard dell’epoca, tutti i sedili erano imbottiti, offrendo un comfort unico. Ma la vera innovazione risiedeva nel sofisticato sistema di monitoraggio del secondo piano: ogni sedile era dotato di un sensore elettronico di peso che permetteva di tenere traccia in tempo reale dell’occupazione, facilitando il lavoro dei controllori.

Che fine hanno fatto oggi, gli autobus rossi?

Con la chiusura dell’Expo nel 1961, gli autobus continuarono a circolare fino al 1976, quando tre di essi furono ritirati dal servizio. Negli anni ’80, gli ultimi esemplari furono rottamati.

 

Iscrivi al canale Quotidiano Piemontese su WhatsApp, segui la nostra pagina Facebook e continua a leggere Quotidiano Piemontese

E tu cosa ne pensi?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *