Salute
Il primo trapianto di fegato pediatrico all’ospedale Molinette di Torino
La storia di un padre di 31 anni che ha donato parte del suo fegato per salvare la vita della figlia di soli 11 mesi
TORINO – La piccola era affetta da cirrosi epatica e da una rara malformazione congenita nota come atresia delle vie biliari. Dopo due interventi falliti in Grecia, i genitori hanno ricevuto l’aiuto della Hellenic Transplant Organization, che ha attivato un accordo internazionale, consentendo il trasferimento della bambina all’ospedale Molinette di Torino. Qui, le sue condizioni critiche hanno reso evidente l’urgenza di un trapianto di fegato.
La decisione del padre
Dopo aver constatato l’impossibilità di trovare un donatore deceduto compatibile, il padre ha preso una decisione coraggiosa. Con il desiderio di salvare la vita della figlia, si è offerto come donatore vivente. Questo gesto ha richiesto un’immediata valutazione della sua idoneità , considerando compatibilità sanguigna e stato di salute.
Con il via libera della Direzione sanitaria delle Molinette, è stata avviata la pianificazione dell’intervento. Un’équipe multidisciplinare ha lavorato instancabilmente per preparare ogni aspetto dell’operazione, che si è rivelata essere una sfida sia tecnica che umana.
L’intervento chirurgico
L’operazione, durata 16 ore, ha visto il coinvolgimento di una squadra altamente specializzata, guidata dal professor Renato Romagnoli, direttore del Dipartimento Trapianti. L’intervento è stato eseguito in due fasi parallele: una parte dell’équipe ha operato sul padre per prelevare una porzione di fegato, mentre un’altra ha preparato la bambina per ricevere il trapianto.
La complessità dell’operazione era accentuata dalla giovane età della paziente. I chirurghi hanno dovuto rimuovere con attenzione il fegato malato della bambina e innestare la porzione donata, un processo che ha richiesto elevata precisione e competenza.
Un successo per la medicina moderna
Dopo lunghe ore di attesa, l’intervento si è concluso con successo. Il fegato donato ha iniziato a funzionare correttamente, e i due pazienti sono stati trasferiti in terapia intensiva per il monitoraggio post-operatorio. Dopo cinque giorni, la bambina ha mostrato segni di miglioramento e si è trasferita nell’Area Semintensiva Chirurgica, mentre il padre si è ripreso rapidamente grazie a un intervento meno invasivo.
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