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Economia

La Regione Piemonte e il suo vizio di non pagare gli enti sociali, sanitari e culturali

Cirio ha provato a usare i soldi della sanità per estinguere i debiti, la Corte Costituzionale l’ha fermato

Luca Vercellin

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TORINO – La Regione Piemonte sta avendo enormi difficoltà a finanziare i suoi enti pubblici, dalla sanità allo studio, dalla cultura agli eventi.

Diversi enti sono stati costretti a rivolgersi a Sace. Si tratta di un gruppo finanziario italiano specializzato nel supporto alle imprese ed è controllata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Sace fornisce servizi di factoring, ovvero l’anticipo dei crediti vantati dalle imprese verso clienti o enti pubblici, in cambio di una commissione. In pratica, facilita l’accesso immediato a risorse finanziarie per enti pubblici e organizzazioni in attesa di ricevere fondi dalla Regione o dallo Stato.

La liquidità immediata fornita da Sace prevede però commissioni e interessi che riducono i fondi destinati alle attività.

Il Castello di Rivoli ha ceduto un credito di quasi 2,5 milioni di euro a Sace per poter sostenere spese operative. Altri enti come la Fondazione Teatro Piemonte Europa e Piemonte dal Vivo hanno fatto lo stesso per importi significativi.

C’è un altro problema: le associazioni e le onlus non possono accedere a Sace e si rivolgono alle banche, affrontando costi ancora maggiori.

Anche enti come Edisu e i Comuni subiscono ritardi nei trasferimenti, con conseguenze sulle borse di studio e sui servizi pubblici.

La Giunta Cirio ha tentato di utilizzare parte dei fondi della sanità per coprire altre spese regionali, ma la Corte Costituzionale ha bocciato questa manovra. La sanità rappresenta infatti l’unico settore dove il Piemonte tarda meno nei pagamenti: ci vogliono 58 giorni, meno che nel resto di Italia.

 

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