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Enogastronomia

Bisogna aprire alla carne coltivata: un dibattito di UNISG e UNITO

Il diritto di scegliere cosa consumare deve essere garantito a ogni individuo

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TORINO – La carne coltivata rappresenta un tema polarizzante nella politica internazionale, con l’Italia in prima linea dopo l’approvazione di una legge che vieta produzione e vendita di prodotti derivati da agricoltura cellulare. Questo scenario ha spinto il mondo accademico italiano a lanciare un appello affinché la ricerca scientifica possa guidare un dibattito razionale e basato sull’evidenza.

Un progetto interdisciplinare per un dibattito informato

Politecnico di Torino, Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, Università di Torino e altre istituzioni accademiche, come l’Università di Roma Tor Vergata e l’Università di Trento, insieme a enti come il Good Food Institute Europe, hanno unito le forze. Obiettivo: promuovere una valutazione interdisciplinare della sostenibilità e praticabilità dell’agricoltura cellulare, separando il campo della ricerca scientifica dalle decisioni normative e politiche.

A tal proposito, un team di 19 esperti ha pubblicato un articolo su One Earth dal titolo “Cultivated meat beyond bans: Ten remarks from the Italian case toward a reasoned decision-making process”. Gli autori principali – Michele Antonio Fino, Alessandro Bertero e Diana Massai – sono affiancati da specialisti in biologia cellulare, bioingegneria, diritto, filosofia e psicologia.

La centralità della ricerca e del linguaggio

Il gruppo sottolinea l’importanza di garantire la libertà della ricerca, pilastro per l’innovazione. È cruciale, inoltre, evitare ambiguità linguistiche: termini come “coltivato” e “carne sintetica” evocano immagini diverse e possono influenzare negativamente la percezione del pubblico. Un’informazione chiara e rigorosa è essenziale per una corretta formazione dell’opinione pubblica.

Sostenibilità e libertà individuale

In un contesto globale segnato dalla crisi ambientale e alimentare, l’agricoltura cellulare potrebbe offrire soluzioni cruciali per affrontare una popolazione in crescita, stimata tra i 9 e gli 11 miliardi entro il 2050. Per questo, gli studiosi denunciano il rischio di scelte politiche basate su conoscenze incomplete, minando la fiducia nei confronti delle autorità competenti, come l’EFSA.

Gli autori richiedono inoltre un maggiore sostegno alla ricerca pubblica per prevenire il rischio di monopoli legati ai brevetti privati. Parallelamente, si appellano ai decisori politici per stabilire un quadro normativo stabile, necessario per trasferire la ricerca in innovazioni praticabili.

Infine, viene ribadita l’importanza della libertà individuale: una volta accertata la sicurezza dei nuovi alimenti, il diritto di scegliere cosa consumare deve essere garantito a ogni individuo, senza imposizioni da parte della maggioranza.

Un appello per il futuro

“Negli ultimi anni – affermano gli autori – in diversi Paesi si sono prese posizioni contrarie alla carne coltivata senza un supporto scientifico adeguato. L’Italia, settima economia mondiale, ha la responsabilità di contribuire consapevolmente al progresso della conoscenza, prima di emettere giudizi definitivi su tecnologie che potrebbero plasmare il futuro alimentare globale”.

In un mondo dove le sfide alimentari sono sempre più pressanti, riportare la scienza al centro del dibattito è un passo fondamentale per garantire scelte consapevoli e un futuro sostenibile.

Foto https://it.wikipedia.org/wiki/Carne_coltivata#/media/File:First_cultured_hamburger_unfried.png

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