Salute
Torino: la dottoressa Michela Chiarlo si dimette e dice «Non vogliamo essere pagati di più ma lavorare meno allo stesso compenso»
La dottoressa in una lettera mette in luce le difficoltà degli operatori sanitari, evidenziando la necessità di un cambiamento strutturale nel settore
TORINO – La dottoressa Michela Chiarlo, specializzata in medicina interna e attiva al pronto soccorso dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino, ha deciso di dimettersi dopo sei anni di lavoro intenso e spesso estenuante. In una lettera pubblicata sull’edizione torinese di Repubblica, Chiarlo non solo racconta la bellezza del suo lavoro, ma mette in luce anche le sue profonde difficoltà.
«La medicina d’urgenza è un lavoro bellissimo, ma nessuno è più disposto a farlo», scrive la dottoressa, descrivendo una realtà quotidiana caratterizzata da una pressione insostenibile e da un numero crescente di pazienti. Con una metafora potente, paragona il suo lavoro a quello di trovarsi sotto un’onda.
La sua esperienza non è un caso isolato, ma riflette una tendenza più ampia che sta colpendo il settore della medicina d’urgenza in Italia e nel mondo. Le lunghe ore di lavoro, spesso oltre il limite delle otto ore contrattuali, e la mancanza di supporto adeguato stanno portando i professionisti a sentirsi sempre più sopraffatti. Chiarlo racconta di turni in cui ha visitato ventinove pazienti in un’unica giornata, con pochissime pause e una sensazione di impotenza di fronte a un sistema che sembra non reggere il peso delle emergenze quotidiane.
La dottoressa non si limita a descrivere il problema, ma offre anche delle soluzioni. Sottolinea l’importanza di un approccio lungimirante che preveda non solo un adeguato compenso, ma anche una riorganizzazione del lavoro, con turni più sostenibili e supporto psicologico per il personale. La sua conclusione è chiara: «Gli operatori dell’urgenza non devono essere pagati di più: devono lavorare meno allo stesso compenso».
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