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Economia

I numeri della Vendemmia 2024 in Piemonte sono buoni

Clima caldo-umido, uve di qualità e vini in linea con le tendenze di mercato: così i viticoltori piemontesi tracciano un bilancio positivo dell’annata 2024

Gabriele Farina

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GRINZANE CAVOUR – La vendemmia 2024 in Piemonte si chiude con risultati complessivamente positivi, nonostante le sfide imposte da un clima anomalo. Dopo anni di siccità, la stagione è stata caratterizzata da un clima caldo-umido e da piogge persistenti, che hanno sanato il deficit idrico ma complicato la gestione fitosanitaria. Il bilancio, tuttavia, resta incoraggiante: la produzione regionale ha superato i 2,25 milioni di ettolitri, con un aumento del 5% rispetto ai 2,06 milioni del 2023.

A tracciare questa fotografia è la pubblicazione annuale “L’Annata Vitivinicola in Piemonte 2024”, curata da Vignaioli Piemontesi e Regione Piemonte, presentata presso il suggestivo Castello di Grinzane Cavour. Un lavoro che da oltre trent’anni raccoglie dati tecnici e climatici per analizzare l’andamento del settore vitivinicolo regionale.

Una vendemmia tra sfide e potenzialità

L’andamento climatico ha influenzato la qualità delle uve in base alla posizione dei vigneti e all’efficacia della difesa antiparassitaria. Tuttavia, gli esperti sottolineano che il carattere distintivo di questa annata potrebbe essere la riduzione del tenore alcolico dei vini, in linea con le tendenze di mercato orientate verso prodotti più leggeri e sostenibili.

I tecnici assegnano “otto stelle e mezzo” al Sauvignon Blanc, mentre il Brachetto, il Pelaverga, il Ruché e lo Chardonnay si attestano a “otto stelle”. Le altre varietà, tra cui Barbera, Nebbiolo e Moscato, ottengono valutazioni solide, ma il Dolcetto si ferma a sei stelle e mezzo, complice un’annata più complessa.

Il Piemonte leader nel vino italiano

Con una superficie vitata stimata in 44.471 ettari, il Piemonte si conferma una delle regioni più importanti d’Italia per la produzione vinicola. Oltre il 60% del vino prodotto è destinato all’export, con una prevalenza verso i Paesi comunitari (70%) rispetto agli extra UE (30%).

A livello nazionale, il Piemonte è la seconda regione per fatturato del settore, con un giro d’affari di 1.248 milioni di euro, pari al 14% del totale italiano. Il comparto è trainato dai rossi a denominazione d’origine protetta, che rappresentano il cuore dell’offerta regionale.

Export in crescita, ma con sfumature

L’export del vino piemontese ha mostrato un andamento contrastante nei primi nove mesi del 2024. Mentre i rossi Dop registrano un lieve aumento del +1% a valore e del +4,4% a volume, l’Asti Spumante perde terreno (-1,7%), penalizzato dai cali di Germania, Austria e Polonia. Spicca, invece, il forte recupero del mercato canadese (+49%), oltre alle crescite in Svezia (+14%), Giappone e Stati Uniti (+10% entrambi).

Le tensioni geopolitiche, come l’aumento delle accise in Russia o i potenziali dazi negli Stati Uniti, aggiungono incertezza al panorama internazionale. Tuttavia, emergono trend di consumo che premiano la sostenibilità, i vini biologici e quelli a bassa gradazione alcolica, segnando un cambiamento strutturale nelle preferenze dei consumatori.

Il futuro dei vini piemontesi

Secondo Denis Pantini, responsabile di Nomisma Wine Monitor, i vini piemontesi continuano a essere protagonisti nel mercato globale, ma devono adattarsi ai nuovi scenari. Il successo passa da un approccio integrato, che valorizzi la sostenibilità e le peculiarità dei vitigni autoctoni.

In definitiva, come sottolineano gli esperti: «Sarà l’approccio in cantina a fare la differenza, trasformando le difficoltà dell’annata 2024 in opportunità per creare vini autentici e sorprendenti».

Il Piemonte si conferma così non solo una terra di tradizione, ma anche di innovazione, pronta ad affrontare le sfide di un settore in continua evoluzione.

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