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Ambiente

Dalle buste in plastica alle shopper: le tappe di questo cambiamento così prezioso per l’ambiente

Oltre ad essere amiche dell’ambiente e notevolmente più comode, peraltro, le shopper sono anche esteticamente molto più piacevoli rispetto alle buste in plastica

Redazione Quotidiano Piemontese

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Andare a fare la spesa con la propria shopper è ormai un’abitudine consolidata, ma appena pochi anni fa, ogni volta che si andava a comprare qualcosa al supermercato, venivano sistematicamente consegnate delle buste in plastica.

Questo cambiamento è stato senz’altro molto prezioso per l’ambiente, anche se c’è ancora tanto da fare in tal senso, ma come è avvenuto? In quest’articolo andremo a ripercorrere le principali tappe con cui l’uso delle buste “usa e getta” è stato ridotto al minimo, in favore di ben più pratiche borse riutilizzabili.

I rifiuti in plastica, uno dei più grandi pericoli per l’ambiente

Prima di entrare nel dettaglio è utile ricordare che oggi i rifiuti in plastica rappresentano una delle minacce più serie alla salute del pianeta.

La plastica, come noto, è un materiale non biodegradabile: laddove essa venga impropriamente dispersa in natura, dunque, occorreranno decenni prima che si deteriori, ciò lascia ben immaginare quanto dannoso possa essere il suo impatto ambientale.

Anche nel caso in cui i rifiuti plastici siano gestiti in maniera impeccabile, ovvero conferendoli nei contenitori dedicati, l’impatto ambientale è comunque importante, dal momento che le relative quantità sono davvero imponenti, in tutto il mondo.

Sono assolutamente emblematici, a questo riguardo, dei dati ufficiali presentati dall’Unione Europea, secondo cui nel 2018 sono state prodotte, a livello continentale, 359 milioni di tonnellate di rifiuti plastici nell’arco dell’anno.

La cifra è oggettivamente altissima, ma colpisce ancor di più laddove la si confronti con quella del 1950, quando l’ammontare totale dei rifiuti plastici si attestava a 1,5 milioni all’anno.

La grande maggioranza di tali rifiuti, peraltro, corrisponde proprio ad imballaggi, categoria in cui si collocano anche le buste, è evidente dunque a che punto il loro utilizzo sia impattante per l’ambiente.

Le shopper: molto più che semplici buste

Le shopper sono delle buste riutilizzabili, ma in realtà, per la loro qualità, il termine buste sembra essere decisamente riduttivo.

Esse, infatti, sono delle vere e proprie borse adoperabili un numero infinito di volte, sono prodotte in materiali solidi e resistenti, dal cotone al poliestere, e sono pieghevoli, dunque hanno un ingombro praticamente nullo.

Oltre ad essere amiche dell’ambiente e notevolmente più comode, peraltro, le shopper sono anche esteticamente molto più piacevoli rispetto alle buste in plastica, al punto che alcune di esse possono essere utilizzate tranquillamente come accessori per arricchire il proprio outfit.

Su e-commerce come gadget48.com peraltro, è possibile acquistare anche dei modelli di shopper personalizzati, scelta perseguita da molte aziende per procurarsi dei gadget utili e di qualità da distribuire ai propri clienti.

Il progressivo abbandono delle buste usa e getta

Il passaggio dall’uso delle buste in plastica alle riutilizzabili shopper, come si diceva, non è stato immediato, ma si è articolato in più tappe fondamentali.

Un primo, importante tassello è stato la Legge Finanziaria del 2007, entrata poi in vigore nel 2011, la quale ha sancito il divieto di commercializzazione delle buste in plastica non biodegradabili.

Nel 2025 è stata invece l’Unione Europea tramite una Direttiva, la 2015/720 a stabilire che tutti i Paesi membri dovessero adottare delle misure volte a raggiungere uno specifico obiettivo: nel 2025, ogni cittadino europeo dovrà consumare meno di 40 borse in plastica nell’arco di un anno.

È nel 2018 che giunge un’altra, importantissima tappa a livello nazionale: viene stabilito infatti che le buste, rigorosamente biodegradabili e compostabili, fornite su richiesta dai rivenditori ai propri clienti, devono essere sempre a pagamento.

È stato senz’altro questo il passaggio che ha spinto tantissimi italiani a fare la spesa, o in generale a fare acquisti, portando con sé una shopper riutilizzabile; appena tre anni dopo, peraltro, sono giunte delle ulteriori restrizioni relative alla commercializzazione di articoli monouso in plastica come piatti, bicchieri e cannucce.

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