Salute
A Torino impiantato per la prima volta defibrillatore extravascolare di ultima generazione su un ventenne con grave forma di cardiopatia congenita
La morte cardiaca improvvisa é la principale causa di decesso sotto i 60 anni ed é responsabile del 50% delle morti imputabili a malattie cardiovascolari
TORINO – Nei giorni scorsi, presso la Cardiologia dell’ospedale Mauriziano di Torino (diretta dal dottor Giuseppe Musumeci), l’équipe elettrofisiologica, guidata dalla dottor Stefano Grossi, ha realizzato con successo il primo impianto di defibrillatore extravascolare intratoracico.
La morte cardiaca improvvisa é la principale causa di decesso sotto i 60 anni ed é responsabile del 50% delle morti imputabili a malattie cardiovascolari. Ogni anno in Europa si registrano circa 400mila arresti cardiaci. 60mila soltanto in Italia.
Come emerge dalla cronaca di questi ultimi giorni nel caso del calciatore della Fiorentina Edoardo Bove, anche soggetti giovani e professionisti dello sport possono essere colpiti da aritmie improvvise e potenzialmente letali.
La situazione clicnica
Il moderno dispositivo è stato impiantato su un giovane poco più che ventenne affetto da una malattia genetica rara, una forma di distrofia neuromuscolare che ha risparmiato le funzioni muscolari motorie, ma che ha colpito l’attivazione elettrica del cuore rendendo il paziente vulnerabile rispetto alla morte improvvisa.
I defibrillatori impiantabili sono dispositivi in grado di interrompere queste gravi aritmie. Essi tradizionalmente vengono collocati parzialmente all’interno delle camere cardiache attraverso il sistema venoso e con il tempo possono essere oggetto di disfunzione o di infezione, rendendo necessari interventi di estrazione non scevri da rischi per i pazienti.
Per ridurre tali problematiche negli ultimi anni é stato introdotto un sistema extracardiaco in cui i cateteri decorrono in sede sottocutanea, evitando che eventuali fenomeni infettivi giungano nel sistema circolatorio ed al cuore con gravi conseguenze. Questo dispositivo ha però il limite di avere tra il sistema di defibrillazione ed il cuore tutto lo spessore della cassa toracica, con conseguente impossibilità di stimolazione duratura e necessità di alte energie di intervento.
L’intervento
Il nuovo dispositivo extravascolare intratoracico (grande quanto una saponetta) è impiantato sotto l’ascella e la sua parte attiva, l’elettrodo, viene posizionata direttamente sotto lo sterno vicino al cuore, evitando i problemi del sistema transvenoso, ma mantenendone i vantaggi: una elevata longevità di oltre 11 anni, piccole dimensioni e possibilità di stimolare il cuore ed interrompere le aritmie potenzialmente letali, anche senza erogare shock ad alta energia. Il sistema ha inoltre un minimo impatto estetico e determina un impaccio trascurabile nei movimenti.
“Per tutte queste ragioni abbiamo scelto di impiantarlo (uno dei primi interventi in Italia ed il primo in Piemonte) in un paziente così giovane. – dichiara il dottor Stefano Grossi – La procedura di impianto del defibrillatore extravascolare si é svolta senza alcuna complicanza e il ragazzo é già stato dimesso ed in pochi giorni potrà tornare ad avere una vita normale, riprendendo le sue usuali attività, compreso lo svolgimento di una moderata attività fisica”.
“Questo intervento innovativo – dichiara il Direttore della Cardiologia dell’ospedale Mauriziano dottor Giuseppe Musumeci, fa parte di un programma assolutamente all’avanguardia, che vede il servizio di elettrofisiolgia della nostra Divisione essere il primo in Italia tra gli ospedali pubblici ed il terzo in assoluto per volume e qualità delle procedure ablative delle principali aritmie. Recentemente l’apertura della seconda sala di elettrofisiologia ha permesso infatti di ridurre le liste d’attesa e trattare ancora più pazienti, garantendo ancora più innovazione come testimoniato da questo caso e dalla recente introduzione di una nuova tecnica di ablazione mediante due diverse forme di energia per ottenere la neutralizzazione delle aree aritmogene. Infatti con un solo catetere é stato possibile erogare sia radiofrequenza che elettroporazione. All’ospedale Mauriziano, oltre alla combinazione delle due energie nella stessa seduta, tale metodica é stata utilizzata per la prima volta al mondo con un approccio endo-epicardico, cioé sia dall’interno che dall’esterno del cuore. Tutte queste metodiche sono possibili grazie alla guida di una Direzione aziendale illuminata, nel contesto di un’Azienda ospedaliera che, non a caso, è stata recentemente riconosciuta da AGENAS come una delle prime 13 eccellenze nazionali”.
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Paolo Ciaffi Ricagno
6 Dicembre 2024 at 13:58
Perdonate, ma io (ormai 67enne affetto da Sindrome di Brugada con due gravi episodi di arresto cardiaco spontaneo in gioventú) sono stato sottoposto in via sperimentale proprio alla procedura descritta (impianto di defibrillatore toracico sub-ascellare con elettrodo allo sterno, ablazione simultaneamente endo-epi-pericardica) già piú di sei anni fa presso la Clinica Universitaria di Cardiologia e Cardiochirurgia delle Molinette dove sono seguito dalla magmifica équipe della Professoressa Carla Giustetto.
Ora, sono felice di essere stato apripista di un protocollo sanitarario che possa far vivere serenamente tanti giovani ma, per favore diamo a Cesare quel che è di Cesare e non si arroghino priorità inesistenti.
Grazie