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Cultura

Giuseppe Culicchia e Maurizio Pedrini raccontano Paper Street, i racconti nati tra le case popolari ATC

Le interviste con Giuseppe Culicchia e Maurizio Pedrini

Gabriele Farina

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TORINO – Il progetto è curioso e interessante e Paper Street, Buendia Books, è la restituzione del lavoro svolto. L’idea è di Maurizio Pedrini, Presidente e AD di Casa ATC Servizi (che per i non addetti ai lavori è una costola dell’agenzia per le case popolari di Torino), che ha coinvolto Giuseppe Culicchia, il quale ha accolto e preso a cuore il progetto.

Così è nato un corso di lettura e scrittura creativa guidato da Culicchia e dedicato agli abitanti delle case ATC di Torino. Un progetto senza dubbio coraggioso che pare aver dato i suoi frutti. Nel volume ci sono infatti 20 racconti a firma di 10 autori diversi. Sono racconti vari per stili e temi, generi e ambientazioni. Tutti hanno però nell’Abitare un filo conduttore che li lega e li tiene uniti.

L’Abitare in questa raccolta non è solo “casa”, ma anche affetti, luoghi, spazi, emozioni, pensieri. Per darvi un’idea le sezioni si chiamano: Abitare la città, Abitare la casa, Abitare le emozioni, Abitare la felicità.

Per capirne di più abbiamo fatto due chiacchiere con gli ideatori del progetto: Maurizio Pedrini e Giuseppe Culicchia.

L’intervista con Maurizio Pedrini

Lettura, scrittura e case popolari. Come è nato questo progetto?

Paper Street come ispirazione nasce da una passeggiata in via Giacomo Dina, e da un ricordo di “Festa Mobile” di Hemingway. Come volontà nasce invece dal desiderio di stimolare una riflessione sul mondo dell’abitare sociale e di dare una opportunità a chi in genere non ne ha molte.
Il tema dell’abitare non si esaurisce certo con l’assegnazione di un appartamento di edilizia economica: dentro ci vivono delle persone e delle famiglie che devono essere al centro della attenzione degli amministratori e del mondo culturale e politico. Non possiamo dimenticarci dei più fragili

Qual è stata la risposta degli abitanti delle case ATC?

La risposta è stata molto positiva: le case popolari sono una vera e propria miniera di storie e l’auspicio era che potessero emergere anche delle voci narranti adeguate. Pare che il risultato sia stato buono, tanto da dare corpo a una bellissima pubblicazione ad opera della bravissima Francesca Mogavero di Buendia Books.

Sei soddisfatto della partecipazione e dei risultati?

Sì. Abbiamo lasciato a Giuseppe Culicchia il compito di selezionare i partecipanti tra le molte domande pervenute, e di guidarli nel loro percorso creativo. Mi pare proprio che alla fine siano emerse delle capacità e dei racconti interessanti. Tutti i partecipanti, per primo Culicchia, erano animati da profonda passione e impegno.

Il progetto va avanti?

In questo momento siamo in una fase di rinnovo delle cariche amministrative dell’Agenzia, quindi non conosciamo ancora il nostro destino. Certamente, se ne dovessi avere la possibilità, proporrei una seconda edizione, che potrebbe essere anche migliore della prima.

L’intervista con Giuseppe Culicchia

Cosa hai pensato quando ti è stato proposto di tenere un corso di scrittura per gli abitanti delle case popolari?

Quando Maurizio Pedrini me lo ha proposto ho subito detto di sì: mi piaceva molto l’idea di poter coinvolgere in un corso del genere persone che forse non avevano avuto in precedenza la possibilità di partecipare a un’iniziativa simile, e che a patrocinarla fosse proprio ATC.

Su cosa avete lavorato?

Abbiamo lavorato su una serie di racconti e brani di scrittori che hanno fatto la storia del Novecento letterario, smontando e rimontando e analizzando i loro testi per poi dedicarci alla scrittura vera e propria.

Come è stata la partecipazione?

Le persone che hanno seguito ogni mese le lezioni hanno mostrato un grande interesse e coinvolgimento, e le loro domande sempre nuove hanno arricchito quanto di mio avevo da trasmettere loro.

Quali sono i temi che sono venuti fuori nei racconti che troviamo nella raccolta?

Ci sono temi più intimi, a cominciare dalla ricerca della propria identità e del proprio posto nel mondo, e altri che hanno a che vedere invece con l’universo giovanile e la vita in una città straniera, e c’è chi ha scelto di toccare il genere storico. Ciascuno dei partecipanti ha portato qualcosa di suo, mettendosi in gioco.

Immagino non fosse l’obiettivo del progetto ma… secondo te potrebbe essere nato qualche autore o autrice con un futuro nella scrittura?

Non sono uno scout letterario e non era questo l’intento del corso. Senza dubbio ho apprezzato la qualità del lavoro svolto e spero che coloro che hanno partecipato ai vari incontri continuino a scrivere ma anche a leggere, magari con occhi diversi rispetto a prima; sarebbe molto bello naturalmente se da questo piccolo percorso potesse nascere qualcosa destinato a durare nel tempo.

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