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Cronaca

La corte di Bari rigetta il risarcimento per la coppia di torinesi coinvolta in una rapina a Foggia

Luciano Di Marco e Anna Bonanno non possono ricevere indennizzi nonostante la loro eventuale estraneità, a causa di “inesattezze” nelle loro dichiarazioni

Alessia Serlenga

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TORINO – La storia di Luciano Di Marco e Anna Bonanno, una coppia di torinesi coinvolta in un caso di rapina a una gioielleria di Cerignola, si arricchisce di un nuovo capitolo. Dopo essere stati arrestati nel giugno 2019 e poi scagionati dall’accusa per una rapina avvenuta l’8 marzo dello stesso anno, i due non ottengono il diritto a un risarcimento per l’ingiusta detenzione. La decisione è stata presa dalla Corte di Appello di Bari, la quale ha considerato che i coniugi abbiano “colpevolmente omesso di rappresentare elementi a sostegno” della loro estraneità ai fatti.

Il processo che ha portato all’arresto di Di Marco, rimasto in carcere per 120 giorni, e della moglie Bonanno, collocata ai domiciliari a causa del recente parto, si è rivelato complesso. Nonostante i riconoscimenti da parte delle commesse della gioielleria e le testimonianze presentate dalla coppia, gli inquirenti non hanno ritenuto sufficienti le prove fornite per certificare la loro innocenza. La Corte ha definito le dichiarazioni dei coniugi come “inesattezze e imprecisioni macroscopiche”, alimentando il dubbio sulla veridicità dei loro alibi.

In un colpo di scena, è stata una perizia antropometrica a confutare le accuse, dimostrando che Di Marco e Bonanno non potevano essere i veri autori della rapina. Ora, assistiti dagli avvocati Domenico Peila e Giacomo Lattanzio, i due intendono presentare un ricorso in Cassazione, con la speranza di ottenere giustizia e un risarcimento per l’esperienza traumatica che hanno dovuto affrontare.

 

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