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Cultura

Banksy&Friends, a Torino storie di artisti ribelli

Gli artisti in mostra sono accomunati da un approccio ribelle e provocatorio

Gabriele Farina

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TORINO – La città si prepara ad accogliere “Banksy&Friends: storie di artisti ribelli“, presso la Promotrice delle Belle Arti. Dal 15 novembre, Torino diventa teatro di una rassegna che mette al centro alcuni dei più influenti artisti della nostra epoca, raccontando la contemporaneità attraverso oltre ottanta opere provocatorie e affascinanti.

L’esposizione, curata da Piernicola Maria Di Iorio, si avvale della produzione di Next Events e della collaborazione di realtà artistiche come Piuma, Arthemisia, Pop House Gallery e Trium Art Gallery. È una celebrazione dell’arte contemporanea in tutte le sue sfaccettature, con un focus su figure di rilievo come Banksy, Jago e TvBoy, accanto ad artisti di fama internazionale quali Liu Bolin, David LaChapelle, Takashi Murakami e Mr Brainwash. Tra i nomi spiccano anche le firme italiane di Angelo Accardi, MaPo, Laurina Paperina, Nello Petrucci, Rizek e Giuseppe Veneziano, che contribuiscono a dipingere un quadro variegato dell’arte moderna.

Un’arte pubblica e sociale che parla a tutti

Gli artisti in mostra sono accomunati da un approccio ribelle e provocatorio: la loro arte è una lente critica sul mondo contemporaneo, trasformata in linguaggio pubblico, diretto e accessibile, capace di scuotere le coscienze e risvegliare il senso di giustizia. Il visitatore sarà immerso in opere che parlano di vita, morte, ingiustizia sociale e guerre, con toni che spaziano dall’ironia alla liricità, fino al graffio di un’accusa diretta.

Un messaggio che scuote le coscienze

L’esposizione non lascia indifferenti, toccando temi profondi e universali che sfidano i modelli tradizionali dell’arte. I protagonisti rifiutano di conformarsi ai dettami di un sistema elitario, riportando l’arte a un livello umano, popolare e inclusivo. Eppure, proprio questi artisti “ribelli” sono oggi contesi dai musei e dagli appassionati, consacrati come icone che affascinano e fanno riflettere.

Questa mostra è più di un’esposizione: è un’occasione per interrogarsi sulla società, sul potere dell’immagine e sulla capacità dell’arte di trasformare la realtà. “Banksy&Friends” ci invita a osservare il mondo con uno sguardo nuovo e a riflettere su questioni che ci appartengono profondamente.

Gli artisti in mostra

Banksy, di cui sono esposte dodici opere, tra cui le famose Girl with baloon (2002), Queen Vic (2003), Because I’m worthless (2004) e Bomb Love (2003), usa l’arte come arma, con cui si può colpire o toccare qualcuno. Le strade, i muri e i ponti delle città di tutto il mondo sono la sua tela, creando immagini spesso divertenti e sorprendenti con principi contro la guerra, anticapitalisti e anti-idolatria. È interessante notare che Banksy non spiega mai le sue intenzioni al pubblico; anzi l’artista si affida proprio alle percezioni di chi osserva che definisce preziose.

Jago, giovane scultore italiano che ha raggiunto in pochi anni una fama internazionale, utilizza il marmo come materiale nobile, trattando temi fondamentali dell’epoca che abita e instaurando un rapporto diretto con il pubblico mediante l’utilizzo di video e dei social network, per condividere il processo produttivo. Presenta a Torino Memoria si sé (2015), Taste of Liberty (2019) e Donald (2018).

TvBoy propone una poetica artistica data dagli insegnamenti dell’universo fumettistico e dei cartoon giapponesi che si addensano con la dimensione evocativa di pop part e urban art. Le sue opere sono caratterizzate da un forte realismo. Immigrazione, violenza di genere, attenzione verso l’ambiente e le problematiche che derivano dall’immaginario consumistico assumono una simbologia accessibile e concreta, in cui gli oggetti e le iconiche personalità della società divengono simboli di un nuovo scenario contemporaneo. Tra i lavori esposti Contemporary Adam (2021), Love in the time of Covid (2020) e The Fast Supper (2021).

David LaChapelle, fotografo statunitense, è entrato nella rosa dei dieci fotografi più importanti al mondo grazie ai suoi scatti surreali, caratterizzati da colori brillanti e fluo, frutto di un lavoro artigiano in cui le composizioni sono elaborate e i colori sono saturi. Il suo lavoro è stato spesso descritto come barocco – quasi eccessivo – con una visione della modernità caratterizzata da una spiccata ironia. La sua è una fotografia fortemente costruita dove adora raccontare la modernità a modo suo, molto pop e senza intellettualismi. Le sue opere, che spaziano da ritratti di celebrità a scene fantastiche e oniriche, offrono un commento critico sulla cultura contemporanea e sulle sue ossessioni: fama, consumismo, sensualità, bellezza e spiritualità. Proprio la spiritualità segna l’evoluzione dell’arte di LaChapelle, aggiungendo un ulteriore strato di profondità al suo lavoro. Nel caso dell’istrionico Rebirth of Venus (2009), in mostra, la sua poetica è un amalgama unico di estetica pop e surreale, critica sociale e culturale, mentre l’interesse emergente per la spiritualità si evince dall’opera The Holy family with St. Francis (2019).

Liu Bolin è un artista cinese di fama internazionale, conosciuto per le sue performance di fotografia mimetica. Il suo è un lavoro lungo e complesso, che può durare anche molti giorni, ove la fotografia è solo il risultato ultimo di un meticoloso procedimento artistico, dalla scelta del luogo alla pittura corporale. Ha fatto del camouflage la sua arte, camaleontici self-portrait, che sono un connubio perfetto di fotografia, installazione, performance e body painting.
Le sue azioni mimetiche divengono strumento di denuncia di problematiche sociali, politiche e ambientali: dallo sfrenato processo di urbanizzazione delle megalopoli cinesi, alla tutela e conservazione del patrimonio artistico in Italia (in mostra) Hiding in Italy, Colosseo n°1 (2017) dalla spinosa questione dell’immigrazione, al dilagare del consumismo, della sequenza di scatti dal titolo “Shelves”, realizzata tra gli scaffali, colmi di merce, dei supermercati. L’occultamento del corpo, il privarsi dell’identità umana per diventare “cosa tra le cose”, costituisce il tratto distintivo del suo linguaggio e della sua personale visione della realtà che lo circonda.

Takashi Murakami porta il suo stile superflat, mescolando influenze della tradizione artistica nipponica con elementi della cultura popolare e consumistica. Negli anni ‘90 elabora il suo personale stile che combina la bidimensionalità tipica dei manga e la critica della società dei consumi. Le sue opere ritraggono spesso personaggi kawaii, colorati e deformed, mutuati dai cartoni animati. Queste figure infantili e giocose celano però un messaggio più profondo e satirico sulla superficialità della società contemporanea. Tra i personaggi iconici creati da Murakami il simpatico funghetto Mr. Dob, esposto in mostra con E poi…White – Mr Dob (2000-2020) e i fiori di Flowers (2010).

Rizek, romano, con la cifra estremamente identitaria e viva dei suoi stencil, narra l’asprezza di condizioni sociali difficili, mai banali, non risparmiando – dalla Chiesa ai potenti – creando immagini ironiche e dissacranti. La sua street art si caratterizza per l’uso del nero e rosso, colori dal forte impatto per creare opere immediate e incisive. In mostra esposti Pietà Jesus (2017) e Angel Red (2021).

Obey non ha bisogno di presentazioni con la sua opera Hope (2019) che ritrae Barack Obama.
Esposti alla Promotrice delle Belle Arti anche We, the people, are greater than fear (2017).

Giuseppe Veneziano è oggi uno dei principali artisti italiani della corrente new pop affrontando temi sensibili come la politica, il sesso e la religione, attraverso cui fornisce un’immagine diretta, oggettiva e smaliziata della società odierna. Le sue tele sono abitate da personaggi della storia e celebrità del presente, icone del cinema e personaggi dei fumetti e dei cartoni animati, come Van Gogh vs Mike Tyson (2018), La Strage degli Innocenti (2023) e La creazione della mascherina (2020). Per Veneziano non c’è differenza tra messa in scena e realtà, elementi che tendono a mescolarsi e confondersi nell’odierna società mediatica.

MaPo realizza opere con i protagonisti di Walt Disney, il creatore di quella che è forse la più forte iconografia del ‘900, e li inserisce nel panorama del lusso, tra carte di credito, marchi di moda e champagne: i cartoni animati “mimano” la vita e forse anche il lusso è in un certo senso parte di una recita quotidiana che ognuno di noi utilizza per imporre il proprio status. Topolino e il Dom Perignon, Zio Paperone e American Express, Minnie e Dolce e Gabbana: in fondo sono tutti simboli del mercato globale e paradossalmente i prodotti “immaginari” sono alla portata di tutti, mentre quelli reali di pochissimi. In mostra con Minnie Fashion Style (2022).

Mr. Brainwash, definito come colui che ha generato la collisione tra street art e pop art, spesso accosta icone culturali e contemporanee come Marilyn Monroe o Kate Moss. È fortemente influenzato da artisti pop come Andy Warhol e Keith Haring. Utilizzando e riutilizzando immagini e temi popolari presi in prestito da altri artisti famosi come in Mona Linesa (2009) e in Big City, Big Dreams – Red.

Laurina Paperina, figura ironica e irriverente, che prende di mira l’arte contemporanea, la politica, la società dei consumi e la cultura popolare, dimostra una grande capacità di mescolare elementi della cultura popolare con critiche sociali e politiche. Le sue opere spesso affrontano temi come la politica internazionale, il consumismo sfrenato, la fama dei personaggi mediatici e l’ossessione per l’immagine, come si può vedere in Hungry Cookies (2020) e Scary Movie del 2019.

Angelo Accardi, sempre alla ricerca di nuove sensazioni nell’arte, illustra visioni surreali della vita quotidiana su fondali realistici di paesaggi urbani. I suoi pezzi sono animati da immagini pittoriche della cultura pop nel corso dei secoli, che a loro volta rivelano ironicamente l’evoluzione del linguaggio visivo, come Blend (202) e Misplaced (2015).

Nello Petrucci è un artista visivo e filmmaker italiano che vive tra Pompei e New York. Si è distinto per il suo stile che combina “il collage”, con la sovrapposizione di manifesti presi dalla strada, e le stampe in “halftone”. Questa fusione creativa dà vita a un universo artistico coinvolgente, ricco di suggestioni e simbolismi, che ispira profonde riflessioni sulle questioni sociali più urgenti del nostro tempo. In mostra con le opere Jump (2024) e Pink (2024).

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