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Alluvioni in Piemonte: domani a Torino un convegno per discutere su leggi e strumenti di prevenzione

La giornata comincerà con la ricostruzione della terribile alluvione del 1994, per poi riflettere su quanto è stato fatto da allora

Elena Prato

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TORINO – Trent’anni fa, nel 1994, il Piemonte fu devastato da un’alluvione che rivelò tutta la vulnerabilità del territorio regionale. Ora, a tre decenni di distanza, l’Ordine dei Geologi del Piemonte organizza un convegno in collaborazione con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino, il CNR-IRPI e SIGEA (Società Italiana di Geologia Ambientale), con l’obiettivo di riflettere su quanto è stato fatto per mitigare il rischio idrogeologico e su ciò che ancora resta da fare. Il convegno si terrà domani, lunedì 4 novembre, presso la sede della Città Metropolitana.

 

Gli eventi atmosferici estremi continuano a colpire duramente diverse regioni italiane, tra cui il Piemonte, dove di recente si sono registrati livelli di pioggia record, portando alla luce vecchie problematiche. «Siamo preoccupati per come continuano ad essere gestite concretamente le politiche territoriali nell’ambito dell’assetto idrogeologico – ha dichiarato Ugo De la Pierre, presidente dell’Ordine dei Geologi del Piemonte -. È inammissibile che, durante gli eventi alluvionali, si debba ancora assistere a immagini di danni connessi, ad esempio, a crolli di edifici, talora anche recenti, situati a ridosso di sponde e torrenti, oppure ad esondazioni in corrispondenza di ponti già interessati da analoghi eventi».

 

Nonostante gli investimenti fatti dalla Regione per fornire ai Comuni studi geologici adeguati, il Piemonte ha continuato a registrare frequenti alluvioni, come quelle del 2000, 2002, 2008, 2011 e 2020, spesso con gravi danni. Tra gli episodi recenti, l’esondazione dei rii Frejus e Merdovine a Bardonecchia nell’agosto 2023 ha nuovamente messo in evidenza la vulnerabilità del territorio. Secondo De la Pierre, è essenziale «approfondire le caratteristiche dei bacini montani», il cui comportamento in caso di forti piogge può generare flussi detritici e colate pericolose, come accaduto a Bardonecchia.

 

Sul fronte delle politiche territoriali, il presidente dell’Ordine ha posto l’attenzione su alcune misure recenti che, a suo avviso, rischiano di compromettere la sicurezza idrogeologica: «Negli ultimi anni, in Piemonte, sono stati licenziati dei provvedimenti che consentono, se non addirittura incentivano, interventi che vanno in direzione opposta a quella che dovrebbe garantire la salvaguardia dei territori e la sicurezza delle popolazioni. Ci riferiamo, ad esempio, al decreto “Riparti Piemonte” del 2020: accanto a misure apprezzabili finalizzate alla riduzione dei tempi di approvazione dei PRGC, ne propone altre oggettivamente pericolose, come l’articolo 75, che consente, di fatto, una riduzione delle fasce di rispetto da fiumi e torrenti».

 

Il programma della giornata

Il convegno del 4 novembre prevede una giornata intensa di interventi, a cui parteciperanno esperti e autorità locali, con l’obiettivo di fare il punto su legislazioni e strumenti di prevenzione e pianificazione, e proporre soluzioni innovative. «In questa giornata cominceremo col ripercorrere quanto successe trent’anni fa e ciò che maturò in seguito», ha spiegato De la Pierre. «[…] Presenteremo nuovi strumenti di progettazione come l’applicativo RASTEM, utilissimo nella valutazione e implementazione della qualità dei progetti finalizzati mitigazione del rischio idrogeologico».

 

La giornata si aprirà con interventi sulle cause e le conseguenze dell’alluvione del 1994, per poi spaziare su temi di attualità, tra cui i sistemi di monitoraggio e allerta, e il miglioramento della percezione del rischio da parte della popolazione. Il pomeriggio sarà dedicato a presentare nuove prospettive per la pianificazione territoriale e la difesa del suolo.

 

Il convegno si concluderà con una tavola rotonda moderata da De la Pierre, per consolidare le proposte emerse nel corso della giornata ed arrivare a un documento di sintesi finale.

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1 Commento

1 Commento

  1. Avatar

    Gian piero

    3 Novembre 2024 at 19:09

    non bisogna ridurre le fasce di rispetto da fiumi ed rii o piccoli torrenti
    anzi necessità aumentare le distanze e non costruire e non canalizzare nulla .

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