Novara
La cupola della Basilica di San Gaudenzio a Novara: storia, arte e ingegneria
Oggi la cupola della Basilica di San Gaudenzio è uno dei monumenti più amati e visitati del Piemonte
NOVARA – La Basilica di San Gaudenzio è uno dei simboli più rappresentativi della città di Novara. Situata nel cuore del centro storico, è famosa soprattutto per la sua imponente cupola, opera straordinaria dell’architetto Alessandro Antonelli, che raggiunge un’altezza di oltre 120 metri. Questo capolavoro architettonico, visibile da gran parte della pianura circostante, non solo caratterizza l’orizzonte novarese, ma rappresenta anche un traguardo notevole per l’architettura ottocentesca italiana.
Le origini della Basilica di San Gaudenzio
La storia della Basilica di San Gaudenzio risale al XVI secolo, quando fu costruita per accogliere le reliquie di San Gaudenzio, patrono della città. La chiesa fu edificata su un’antica cappella dedicata al santo e divenne presto un punto di riferimento religioso per Novara e le zone limitrofe. Tuttavia, l’aspetto attuale della basilica è frutto di numerosi ampliamenti e restauri, il più significativo dei quali avvenne nel XIX secolo, con l’erezione della cupola.
Il progetto di Alessandro Antonelli
L’architetto Alessandro Antonelli, noto per la sua visione innovativa e ambiziosa, fu incaricato della progettazione della cupola nel 1840. La sua fama crebbe grazie ad altre opere architettoniche che coniugavano estetica e innovazione strutturale, su tutte ovviamente la successiva Mole Antonelliana a Torino. L’idea di Antonelli per la cupola di San Gaudenzio era altrettanto audace: creare una struttura monumentale in mattoni, capace di dominare la città e di sfidare le tecniche ingegneristiche dell’epoca.
La costruzione della cupola iniziò ufficialmente nel 1844 e si prolungò per oltre quarant’anni, a causa di difficoltà tecniche, mancanza di fondi e dell’approccio meticoloso di Antonelli. L’architetto, infatti, modificò più volte il progetto, cercando costantemente di migliorare la stabilità e la resistenza della struttura. Il risultato finale è una cupola a cuspide, con un’altezza complessiva di 121 metri, che divenne la più alta costruzione in muratura del tempo.
La tecnica costruttiva innovativa
Uno degli aspetti più straordinari della cupola di San Gaudenzio è la tecnica costruttiva adottata da Antonelli. Per garantirne la stabilità, l’architetto impiegò una struttura autoportante in mattoni, un materiale tradizionale, ma utilizzato con un approccio moderno e rivoluzionario. La struttura a mattoni infatti consente alla cupola di reggere il proprio peso senza bisogno di supporti interni in acciaio o legno, come era comune in altre costruzioni dell’epoca.
La costruzione della cupola fu un’impresa ingegneristica complessa. Per garantire la sicurezza della struttura, Antonelli studiò attentamente il comportamento dei materiali, anticipando in un certo senso i moderni calcoli di ingegneria strutturale. Fu così che riuscì a dare vita a una cupola leggera e al tempo stesso resistente, capace di sfidare il tempo e le intemperie.
L’inaugurazione e il valore simbolico della cupola
Nel 1888, a 44 anni dall’inizio dei lavori, la cupola fu finalmente completata e consacrata. La città di Novara festeggiò l’evento con grande entusiasmo, vedendo nella cupola di San Gaudenzio un simbolo della propria identità e della capacità di superare sfide e difficoltà. La cupola divenne presto un punto di riferimento per gli abitanti, non solo per il suo valore artistico e architettonico, ma anche come simbolo di fede e di perseveranza.
La cupola oggi
Oggi la cupola della Basilica di San Gaudenzio è uno dei monumenti più amati e visitati del Piemonte. È possibile ammirarla sia dall’esterno che dall’interno, dove è stato allestito un percorso che consente di apprezzare da vicino la complessità dell’opera e di ammirare una vista mozzafiato sulla città e sulle Alpi circostanti. La cupola rappresenta un esempio straordinario di come la tecnica e l’arte possano fondersi per creare qualcosa di unico e duraturo.
Foto di Alessandro Vecchi – Opera propria, CC BY-SA 3.0.
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