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Cronaca

Moussa Balde morto nel Cpr di Torino: due rinvii a giudizio, poliziotto patteggia

Al processo verrà contestata la cooperazione in omicidio colposo

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TORINO – Aveva solo 22 anni Moussa Balde, il giovane originario della Guinea che nel giugno del 2021 si tolse la vita nel Cpr di Torino. Balde, i cui familiari si sono costituiti parte civile con l’avvocato Gianluca Vitale, era stato portato nel Cpr dopo essere stato violentemente aggredito a Ventimiglia da un gruppo di italiani: si era scoperto, infatti, che non era in regola con i documenti.

Già un anno fa la procura di Torino aveva chiesto il rinvio a giudizio per tre persone per quella morte. Oggi il tribunale di Torino ha disposto due rinvii a giudizio. Il processo, quindi, si aprirà nel febbraio del 2025 e riguarderà la direttrice delegata di Gepsa – la società che gestiva la struttura – e un medico. Al processo verrà contestata la cooperazione in omicidio colposo.

L’inchiesta, coordinata dai pm Vincenzo Pacileo e Rossella Salvati, si è concentrata sulle lacune nella sorveglianza sanitaria all’interno del Cpr. Al centro della vicenda c’è anche l’ospedaletto del Cpr, un locale destinato a ospitare i nuclei familiari e che invece sarebbe stato usato per isolare, anche per lunghi periodi, i migranti più agitati o con disturbi mentali.

Secondo quanto riporta Ansa, nel corso del procedimento è stato indagato anche un ispettore capo della polizia di Stato, all’epoca dei fatti impegnato nella vigilanza all’interno del Cpr, per dei falsi relativi alla compilazione di una serie di relazioni di servizio: l’uomo ha patteggiato un anno di reclusione.

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