Ambiente
Collina morenica di Rivoli, migliora la condizione delle api grazie all’agricoltura
Un progetto in collaborazione tra Coldiretti e Aspromiele
RIVOLI – Sono stati presentati di fronte a una platea di apicoltori, a Pianezza, i risultati del progetto A.Bee.C. dedicato al monitoraggio ambientale della Collina Morenica di Rivoli attraverso le api. Il progetto è stato promosso da Coldiretti Torino con Aspromiele, associazione che promuove l’apicoltura.
Per due anni sono stati posti sotto osservazione tre apiari in aree diverse del territorio collinare nei Comuni di Rivoli, Rosta e Villarbasse. Per due anni sono state analizzate in laboratorio le riserve di “pan d’api”: il prodotto composto da polline e nettare che le api custodiscono in alcune cellette per alimentare le larve. Inoltre sono stati osservati alcuni parametri per stabilire la “buona salute” e l’attività complessiva dell’alveare.
Il team di progetto è stato composto da Silvia Volpato, responsabile progetti di Coldiretti Torino; Claudia Roggero, apicoltrice di Rivoli e presidente di Coldiretti Giovani Impresa Torino e Piemonte; Gaia Lando, laureanda in Ingegneria agraria al Politecnico di Milano. Alla presentazione sono intervenuti anche il presidente di Coldiretti Torino, Bruno Mecca Cici; il presidente di Aspromiele, Enrico Laguzzi; Luca Bosco, Marco Bergero, Lorenzo Barbero apicoltori e ricercatori di Aspromiele.
Il monitoraggio descrive un ambiente della Collina Morenica complessivamente sano ma ha permesso di individuare molecole ancora presenti nell’ambiente dopo moltissimo tempo dal loro divieto di utilizzo in agricoltura. Tutte le campionature hanno, comunque, individuato nel pan d’api percentuali di contaminanti ambientali molto al di sotto delle soglie minime. A dimostrazione che l’agricoltura ha fatto passi da gigante nella riduzione dei fitofarmaci ma che questo processo non si deve fermare.
Il confronto tra le diverse esperienze degli apicoltori ha poi confermato che l’ambiente migliore per la vita delle api è il tipico “prato stabile”, cioè la coltivazione perenne di erbe per il pascolo e per il fieno da destinare agli allevamenti bovini. Dove c’è prato stabile, è stato evidenziato, le famiglie di api godono di buona salute. C’è quindi una correlazione positiva tra la buona salute delle api e la presenza degli allevamenti bovini che richiedono il prato stabile e dunque la produzione di letame e liquame che forniscono alle erbe (e ai fiori) del prato l’apporto indispensabile di sostanza organica naturale. Demonizzare gli allevamenti bovini significa, quindi, penalizzare le api.
Un esempio virtuoso di miglioramento ambientale che sta migliorando anche la salute e le produzioni delle api lo troviamo anche nei vigneti. Nelle vigne c’è una tendenza a non eliminare la cotica erbosa per bloccare l’erosione dei versanti e per aiutare le viti a combattere la siccità e le alte temperature. Così le vigne non diserbate diventano anch’esse prati stabili che fanno salire le produzioni di miele in terreni che, prima, con l’uso della chimica per il diserbo non lasciavano nulla per le api. Ma se l’agricoltura si fa sempre più amica delle api la diffusione del cibo artificiale potrebbe decretarne la scomparsa.
La lobby del cibo sintetico ha avviato in Europa la produzione di “miele sintetico” per rispondere a quella fascia di consumatori contrari all’allevamento delle api. Questo miele artificiale è prodotto in biofermentatori utilizzando composti zuccherini secondo brevetti esclusivi.
Coldiretti Torino denuncia da tempo il disegno che mira a sostituire la nostra dieta naturale e con un’alimentazione ultraprocessata e artificiale. Se sul mercato dovesse prevalere questo falso miele da laboratorio sarebbe la fine dell’apicoltura. Senza alveari resisterebbe qualche colonia rinselvatichita superstite che non risponderebbe alle attuali esigenze di impollinazione dei vegetali coltivati.
Il progetto continuerà anche per il prossimo anno, sempre grazie alla collaborazione tra Coldiretti Torino e Aspromiele.
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