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Salute

Un gruppo di ricerca di Psicologia UniTo lancia una raccolta fondi per creare un ambiente virtuale per le persone autistiche

L’obiettivo è “creare ambienti realistici e sicuri per gli utenti” che rientrano nello spettro autistico. UniTo raddoppierà i fondi se si raggiungeranno gli 8 mila euro

Sandro Marotta

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TORINO – Un gruppo di ricerca della facoltà di Psicologia dell’Università di Torino sta cercando di costruire un ambiente virtuale in cui le persone autistiche possano “allenare, in un ambiente protetto, la capacità di gestione di situazioni complesse e ricche di stimoli”.

Da alcune settimane il gruppo di ricercatori ha lanciato una raccolta fondi per finanziare questo progetto, con l’obiettivo di raggiungere 8 mila euro; se verranno ottenuti, l’Università raddoppierà la cifra del finanziamento. Si può donare qui entro il 18 novembre.

Lo studio

Il nodo centrale del progetto sta nello sperimentare come percepiscono gli stimoli sensoriali o sociali gli individui che rientrano nello spettro autistico.

“Le persone autistiche spesso risentono di forti difficoltà nell’elaborare e filtrare le informazioni provenienti dall’ambiente esterno con un notevole impatto nella gestione efficace di situazioni di vita quotidiana. – spiegano i ricercatori e le ricercatrici di UniTo – Situazioni poco prevedibili e ad alta densità di stimoli possono essere vissute come estremamente spiacevoli, insicure e poco confortevoli. Affrontare questo tipo di contesti rientra tra le tante sfide quotidiane che le persone autistiche affrontano costantemente e che tenteremo di rendere più sostenibili grazie a questo progetto”.

L’obiettivo: offrire un ambiente virtuale per allenarsi alla quotidianità

Perchè creare un ambiente virtuale? Attraverso gli strumenti della realtà virtuale (visori e controller) il team ha in mente di “creare ambienti realistici e sicuri per gli utenti”, in cui però “gli stimoli sensoriali e sociali sono completamente controllabili e modulabili sulla base dei rimandi (espliciti o impliciti) di ogni singolo individuo”.

Come vengono misurati questi rimandi? Attraverso degli elettrodi e un poligrafo, in modo tale da “monitorare in diretta i livelli di stress soggettivi e fisiologici” e far sì che la permanenza nell’ambiente virtuale sia quanto più piacevole possibile.

Si tratterebbe di un vero e proprio habitat di allenamento. I sogetti, volta per volta, potranno sviluppare diverse capacità di gestione di situazioni complesse e ricche di stimoliallo scopo di strutturare e rafforzare risorse e strategie da applicare per il resto della vita nella loro quotidianità.

La raccolta fondi

Gli elettrodi, i cavi, il nastro medico e soprattutto la retribuzione per gli studiosi e le studiose hanno un costo. L’obiettivo del progetto è raggiungere gli 8 mila euro; se verranno ottenuti, l’Università raddoppierà la cifra del finanziamento e in questo caso lo studio potrebbe ricevere 16 mila euro.

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