Cronaca
Sedici operai morti per l’amianto, a processo a Torino un medico di 84 anni
Per la procura, il medico non avrebbe «sottoposto i lavoratori a visite mediche allo scopo di accertarne l’idoneità fisica alle lavorazioni» e non avrebbe «ripetuto tali visite a intervalli non superiori a un anno»
TORINO – È finito a processo un ex medico di 84 anni, accusato di omicidio colposo per aver “cagionato la morte per mesotelioma pleurico” di sedici lavoratori che erano stati in servizio, nel corso degli anni Settanta, alle Officine Grandi Riparazioni di Torino, dove lui era medico delle Ferrovie.
L’uomo, difeso dagli avvocati Alberto Mittone e Fabiana Francini, dovrà anche rispondere dell’accusa di lesioni gravi di altri due lavoratori. Secondo l’ipotesi d’accusa della pm Elisa Buffa, infatti, il direttore dello stabilimento, i dirigenti del servizio materiali e i capi officina avrebbero cooperato con il medico nel causare la morte dei lavoratori, ma l’unico imputato nel processo è proprio il dottore delle Ferrovie, essendo il solo ancora in vita. Per la procura, il medico non avrebbe «sottoposto i lavoratori a visite mediche allo scopo di accertarne l’idoneità fisica alle lavorazioni» e non avrebbe «ripetuto tali visite a intervalli non superiori a un anno». Inoltre è accusato, essendo stato il consulente del datore di lavoro in materia sanitaria, di «non aver coadiuvato il datore stesso e i dirigenti nell’individuazione e nell’adozione dei rimedi contro la diffusione e l’inalazione delle fibre di amianto».
Gli operai in servizio tra il 1970 e il 1979, dopo essere stati esposti per anni alle fibre d’amianto, si sono ammalati di mesotelioma pleurico tra il 2014 e il 2020. L’accusa per lesioni gravi, invece, riguarda un falegname che si ammalò di asbestosi nel 2015 e un saldatore addetto alla manutenzione delle motrici, al quale nel 2018 fu diagnosticato un mesotelioma pleurico. Nel corso del processo, alcuni familiari delle vittime sono stati risarciti.
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