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Tribunale di Torino: un primo vincitore nel caso Gianni Agnelli

Il tribunale di Torino ha emanato un decalogo sulla gestione dei sequestri

Alessia Serlenga

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TORINO – Se c’è un primo vincitore nel complesso caso giudiziario relativo alle presunte violazioni fiscali legate all’eredità di Gianni Agnelli, questo è senza dubbio il tribunale di Torino. Recentemente la Corte di Cassazione ha espresso un giudizio favorevole nei confronti dei giudici della seconda sezione penale del tribunale subalpino, che il 17 marzo scorso avevano fornito un “decalogo ideale” su come redigere e motivare un decreto di sequestro.

Il vademecum elaborato dai magistrati di Torino, pur non introducendo innovazioni sostanziali rispetto al diritto vigente, è stato considerato conforme ai principi stabiliti dalla giurisprudenza di legittimità. Questo punto è rilevante in un momento in cui la chiarezza e la correttezza delle procedure legali sono sotto osservazione, soprattutto in casi di grande rilevanza mediatica e economica come quello dell’eredità Agnelli.

I giudici torinesi, in un’ordinanza che ha parzialmente annullato i sequestri disposti il 7 febbraio scorso nei confronti di John Elkann, erede di Gianni Agnelli, e del commercialista Gianluca Ferrero, hanno fornito una chiara spiegazione delle ragioni alla base della loro decisione.

Particolarmente significativo è il fatto che, nel quadro delle loro argomentazioni, i magistrati abbiano elaborato un “decalogo” in tema di sequestri probatori, demarcando con attenzione i casi riguardanti software, dati e apparecchiature informatiche. Questo approccio mette in evidenza la preoccupazione dei giudici per la tutela dei diritti degli indagati nel rispetto delle normative vigenti, mentre la procura, dal canto suo, ha definito il decalogo come un “manualetto di istruzioni” non previsto da alcuna norma giuridica e non derivante da precisi principi di diritto.

 

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