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Torino

“Chiudere la stanza dell’ascolto ora!”: alle 15 un presidio di fronte all’ospedale Sant’Anna di Torino, ecco chi manifesterà contro gli antiabortisti

Da Non Una di Meno ai collettivi studenteschi: il presidio unito per chiudere la stanza che ha l’obiettivo di convincere le donne a non abortire

Sandro Marotta

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TORINO – Alle 15 di oggi (28 settembre) davanti all’ospedale Sant’Anna ci sarà un presidio di protesta contro la “Stanza dell’ascolto”.

Chi ci sarà in piazza? Non Una di Meno Torino ha annunciato la propria contestazione 10 giorni fa, quando su Instagram ha avviato una serie di post informativi, chiamati “Pillole pro-choice” del giorno. In queste grafiche vengono spiegate le fondamenta del diritto all’aborto, la legge 194/1978, per poi passare in rassegna le posizioni del movimento Pro vita, la genesi del Fondo Vita Nascente della Regione Piemonte e, quindi, l’apertura della Stanza di Ascolto. Non solo: il movimento transfemminista ha diffuso anche un questionario anonimo per “raccontare l’esperienza e il clima vissuto in quanto operator3 all’interno dell’ospedale Sant’Anna”. Alcune delle testimonianze saranno lette in strada durante il presidio.

Manifesteranno contro l’iniziativa della destra piemontese (e in particolare dell’assessore regionale alle Politiche sociali, Maurizio Marrone, di Fratelli d’Italia) anche diversi collettivi studenteschi come Studenti Indipendenti, il Collettivo Universitario autonomo, Mai Ultimi, il Kollettivo studentesco organizzato.

Perchè oggi? Perchè il 28 settembre è la Giornata Internazionale per l’Aborto Sicuro. Tra l’altro, diverse associazioni, ad esempio la Luca Coscioni, stanno rilanciando una raccolta firme internazionale dal titolo “My Voice, My Choice“; questa iniziativa vuole invitare “la Commissione europea a presentare, in uno spirito di solidarietà, una proposta di sostegno finanziario agli Stati membri che possano garantire a chiunque in Europa non abbia ancora accesso all’aborto sicuro e legale la possibilità di mettere fine alla gravidanza in condizioni di sicurezza”.

L’aborto, in Piemonte, non è così facile da praticare. Secondo gli ultimi dati disponibili del Ministero della Salute, nella nostra regione i ginecologi obiettori sono il 55.5%. A questi si aggiungono 29% di anestesisti e un altro 19% di personale non medico.

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