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AlpiLinK – Lingue Alpine raccoglie le foto dei cittadini che documentano le lingue minoritarie

Linguistic Landscape è la mappa interattiva che raccoglie le foto dei cittadini che documentano le diverse forme di manifestazione delle lingue nello spazio pubblico

Gabriele Farina

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TORINO – In occasione della giornata europea delle lingue che si celebra il 26 settembre, proclamata dal Consiglio d’Europa per ribadire il valore del plurilinguismo e promuovere la diversità linguistica del Vecchio Continente, il progetto AlpiLinK – Lingue Alpine in contatto presenta Linguistic Landscape, la mappa interattiva che raccoglie le foto dei cittadini che documentano le diverse forme di manifestazione delle lingue nello spazio pubblico.

Un ulteriore tassello che si è aggiunto al percorso sviluppato dalle Università di Verona, Trento, Bolzano, Torino e Valle d’Aosta e finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca come progetto di ricerca di rilevante interesse nazionale, con l’obiettivo di dar vita alla più grande banca dati digitale mai realizzata dedicata allo studio, alla documentazione e alla ricerca sui dialetti e le varietà linguistiche con status di lingua minoritaria parlate nelle regioni del Nord Italia.

Alla mappa che raccoglie i contributi audio si affianca così la mappa che raccoglie le foto che raccontano, in una sorta di viaggio attraverso il territorio del Nord Italia, i diversi utilizzi delle lingue minoritarie, dai contesti ufficiali come i cartelli stradali alle situazioni più informali come un cartello affisso in un negozio o una scritta su un muro, autorizzata o meno: è possibile caricare i contributi fotografici e visualizzare la relativa mappa sul sito. Un database che fa leva anche in questo caso, come nel caso dell’attività di raccolta audio, su un modello partecipativo di ricerca, attraverso il coinvolgimento dal basso, in modalità crowdsourcing, di tutti i cittadini che, tramite un form, possono caricare i loro scatti. La mappa di Linguistic Landscape è a sua volta collegata al progetto Lingscape dell’università del Lussemburgo – https://lingscape.uni.lu/ – i dati raccolti confluiscono così in un database aperto più ampio che propone tutte le oltre 58mila fotografie raccolte in Europa.

Da un cartello bilingue nel bosco a un’affissione pubblicitaria che fa uso del dialetto per catturare l’attenzione, dal cartello all’ingresso del Paese all’avviso ironico affisso da un dipendente di un ospedale all’ingresso del reparto, i primi scatti fotografici raccolti da AlpiLinK documentano una grande varietà.

«Contributi – spiega Stefan Rabanus, coordinatore del progetto e professore ordinario di Linguistica tedesca all’Università di Verona, ente capofila – che si rivelano utili per l’attività di documentazione, conservazione, studio e divulgazione dei ricercatori coinvolti nel progetto, volto a valorizzare le diversità linguistiche locali come parte del nostro patrimonio culturale».

Se la mappa delle immagini raccoglie al momento un numero molto limitato di contributi, AlpiLinK ha già mappato audio da 1030 persone provenienti da 505 località diverse, che si sommano ai 1395 partecipanti al precedente progetto VinKo per un totale di oltre quasi 2500 persone coinvolte e 225mila file audio in 15 differenti varietà linguistiche. Fra le curiosità, da registrare le età dei partecipanti più anziano e più giovane, rispettivamente un parlante ladino di 101 anni della Val Badia e un bambino di 4 anni che ha proposto un contributo in francoprovenzale.

«Se si considerano le diverse varietà linguistiche – spiega il coordinatore della ricerca, che coinvolge 26 studiosi – i parlanti dei dialetti walser, diffusi nelle aree montane di Piemonte e Valle d’Aosta – hanno l’età media più elevata con 74,5 anni, mentre il gruppo più giovane risulta essere quello ladino con un’età media di 37,5 anni. La distribuzione dei dati di genere è molto equilibrata». Interessanti anche gli elementi che emergono dalla prima parte del questionario online, che ha interrogato i parlanti sull’utilizzo che fanno della lingua e sull’autovalutazione della propria competenza linguistica. «Se la maggior parte dei partecipanti di tutte le varietà si dichiara sicura delle proprie competenze linguistiche, emerge una differenza significativa: alcune varietà, come il tirolese, sono usate molto frequentemente, sia con gli amici sia in famiglia, mentre altre varietà, come il lombardo o il piemontese, non sono parlate così frequentemente, elemento che indica una diminuzione nell’utilizzo del dialetto in queste aree».

Friulano, veneto, trentino, ladino, lombardo, piemontese, francoprovenzale, occitano, walser, cimbro, mòcheno, sappadino, saurano, timavese, tirolese, resiano, tedesco e sloveno della Val Canale: queste le varietà linguistiche del Nord Italia, germaniche, romanze e slave, interessate dalla ricerca.

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