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Piemonte

Il dilemma della cittadinanza: il caso degli studenti stranieri in Piemonte e la polemica sullo Ius Scholae

In Piemonte il dibattito sullo Ius Scholae ha un ruolo rilevante, vista la percentuale di studenti stranieri che frequentano le scuole regionali. Ma quanti sono effettivamente? Quale impatto potrebbe avere questa legge nella nostra regione?

Caterina Malanetto

Pubblicato

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PIEMONTE – Ultimamente la discussione relativa alla proposta di legge sullo Ius Schoale è all’ordine del giorno, una tematica a dir poco divisiva nel panorama politico nazionale.

Nello specifico, il termine Ius Scholae indica un principio giuridico che prevede il riconoscimento della cittadinanza a minori stranieri che completano un ciclo scolastico (5 anni) in un determinato paese. In altre parole, consente l’acquisizione della cittadinanza per quei bambini e ragazzi che, pur non essendo nati nel paese di residenza, vi sono cresciuti e frequentano le scuole locali. Questo approccio mira a favorire l’integrazione dei giovani migranti e a riconoscere il loro legame con la società in cui sono educati e cresciuti.

Il riconoscimento giuridico attraverso lo Ius Scholae rappresenterebbe dunque un passo importante verso l’inclusione e il superamento di barriere burocratiche che oggi costringono molti giovani a attendere fino al compimento dei 18 anni per ottenere la cittadinanza. Questa attesa può influire sul loro senso di appartenenza e sulle opportunità future, creando una frattura tra il loro status di fatto come membri della società italiana e la loro condizione legale.

Il contesto regionale

In questi termini, com’è strutturata la situazione in Piemonte a livello statistico? Il più recente report dell’Osservatorio Interistituzionale sugli Stranieri rivela che circa 66.827 alunni nella regione non possiedono la cittadinanza italiana, di cui 21.000 vivono nel capoluogo, Torino.

Inoltre, i dati dell’Osservatorio evidenziano un cambiamento significativo nella composizione degli studenti: mentre il numero degli alunni italiani è in calo, aumenta la presenza di studenti stranieri, in particolare quelli nati all’estero, mentre diminuisce la proporzione di alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia.

Nel corso dell’anno scolastico 2022/2023, il 14% della popolazione scolastica piemontese era composta da alunni con cittadinanza non italiana, un dato in crescita rispetto agli anni precedenti. La maggior parte di questi studenti proviene da famiglie di origine rumena e marocchina, che rappresentano le nazionalità più prevalenti tra i giovani non cittadini italiani. La città metropolitana di Torino, in particolare, ospita quasi la metà degli alunni con cittadinanza non italiana del Piemonte, con una concentrazione significativa nel capoluogo.

Un focus sulle province

La Città metropolitana di Torino è l’area con la maggiore concentrazione di studenti non italiani, coprendo il 50,5% del totale regionale, e più del 60% di questi studenti risiede nel capoluogo. Le province di Cuneo, Alessandria, Novara e Asti seguono per numeri, ma con proporzioni variabili. In particolare, nella provincia di Asti, la percentuale di alunni stranieri arriva al 19,3%, con una significativa prevalenza di quelli nati in Italia, che costituiscono il 68,8% degli studenti stranieri. Ad eccezione di Biella e del Verbano-Cusio-Ossola, in tutte le altre province piemontesi gli alunni stranieri rappresentano oltre il 12% della popolazione scolastica, indicando un’ampia diffusione del fenomeno migratorio nelle scuole della regione.

Iniziative d’inclusione

In risposta a queste sfide, l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte ha promosso diverse iniziative per migliorare l’inclusione e l’integrazione degli studenti stranieri. Progetti come il FAMI IMPACT, realizzato grazie al Fondo Asilo Migrazione Integrazione, hanno avuto un ruolo significativo nell’ampliare l’offerta formativa e i servizi di mediazione linguistica e culturale, facilitando così l’integrazione sociale e accademica.

Il progetto ha incluso attività di supporto linguistico, come corsi di Italiano L2, che hanno facilitato la comunicazione tra scuole e famiglie di origine straniera. Inoltre, sono stati creati spazi informativi e di supporto per le famiglie, contribuendo a un miglior inserimento scolastico e sociale degli studenti. Un altro aspetto significativo è stato il rafforzamento delle competenze interculturali per docenti e personale scolastico, migliorando così l’accoglienza e il sostegno offerti agli alunni.

Una necessità anche in Piemonte

In sintesi, la questione dello Ius Scholae riveste un’importanza cruciale nel contesto dell’integrazione sociale e culturale dei giovani stranieri che crescono e studiano in Italia. Con oltre 66.000 alunni con cittadinanza non italiana nelle scuole piemontesi, è evidente che la nostra regione è profondamente influenzata da questa realtà. L’adozione di politiche che riconoscano e valorizzino il percorso educativo di questi ragazzi non solo favorirebbe la loro integrazione, ma contribuirebbe anche a consolidare la coesione sociale e a rafforzare il tessuto culturale del nostro paese. La discussione sul Ius Scholae rappresenta quindi non solo un tema di giustizia e riconoscimento, ma anche una sfida per il futuro dell’Italia, chiamata a dimostrare la propria capacità di abbracciare e includere tutti i cittadini che, a prescindere dalle loro origini, sono già parte integrante della nostra comunità.

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