Cultura
Lucento: storia della Parrocchia dedicata ai santi Bernardo e Brigida
LUCENTO – All’ inizio, nella prima metà del 1400, al posto dell’ attuale chiesa esisteva una cappella intitolata a Santa Brigida. La chiesa dei SS. Bernardo e Brigida venne costruita e consacrata il 20 maggio 1462 in esecuzione al testamento di Ribaldino Beccuti feudatario di Lucento redatto in data 6 ottobre 1435 in cui si ordinava la costruzione di una chiesa parrocchiale nel proprio territorio.
La chiesa fu distrutta o danneggiata più volte ed in tempi diversi dagli eventi militari che nel 1500 e 1600 coinvolsero anche il territorio di Lucento. Nel 1654 Cristina di Francia diede l’ incarico della ricostruzione all’ architetto Amedeo Di Castellamonte.
Di tale epoca si è conservata la sola parte anteriore della chiesa attuale e cioè il portico con le due prime cappelle con decorazioni a stucco. La chiesa e la casa parrocchiale furono nuovamente e gravemente danneggiate durante la battaglia finale per la liberazione di Torino dall’ assedio franco-spagnolo durante il quale la chiesa e il castello di Lucento si trovavano a fare da cerniera fra il fronte nord a sinistra della Dora Riparia ed il fronte sud-ovest a destra della Dora Riparia, della linea di controvallazione degli assedianti franco-spagnoli, oltre che essere l’ ultimo focolaio di resistenza durante la battaglia con gli austro-piemontesi il 7 settembre 1706.
Dicono le cronache che le truppe francesi si accamparono anche nella chiesa e vi posero addirittura un forno (infatti fu riconsacrata nel 1777). Nel 1884 essendo l’ edificio diventato insufficiente a contenere i fedeli, il Municipio di Torino ne deliberò l’ampliamento prolungando la navata centrale e costruendo le due cappelle laterali portandolo alla conformazione attuale. Il progetto dell’ingegner Ferrante, datato 26 luglio 1883, prevedeva inoltre la demolizione del vecchio campanile pericolante e la costruzione di uno nuovo sul lato sinistro del coro, che però a causa della mancanza di fondi fu realizzato soltanto nel 1928.
Nel 1928 venne costruito il campanile attuale più alto e svettante, per sostituire quello originario della primitiva piccola chiesa.
Per un certo periodo, quindi, sono coesistiti i 2 campanili, prima dell’ abbattimento del precedente.
LUCENTO
Due sarebbero le versioni sulla derivazione del toponimo Lucento o “Lusent“: la prima specifica che deriverebbe dal termine latino “Lucus” cioè bosco, selva che un tempo ricopriva il nostro territorio. La seconda deriverebbe dal termine “lucente” in quanto osservando Torino dalla collina, in certe ore del giorno, si individuava con precisione il nostro territorio reso particolarmente luminoso dai raggi del sole che si riflettevano tra le anse del fiume Dora Riparia che scorre nel nostro quartiere.
Il territorio di Lucento è stato da sempre una fertile zona agricola ricca di acqua alimentata da due grosse “bealere” cioè canali di irrigazione derivati dal fiume Dora.
La proprietà della terra era dei vari feudatari di turno (i Beccuti, i Tana, e dello stesso duca Emanuele Filiberto), poi della nobiltà agricola proprietaria della grosse cascine dove lavoravano (secondo la dicitura di alcuni “stati delle anime” esistenti in parrocchia) i pastori, i mietitori, i bovari e i servi.
Un’ attendibile cronaca d’ epoca riferisce che durante il viaggio di trasferimento della Santa Sindone da Chambery a Torino voluto dal duca Emanuele Filiberto per abbreviare il pellegrinaggio di San Carlo Borromeo, allora vescovo di Milano, il sacro lenzuolo fece tappa nel castello di Lucento (poco distante dalla nostra chiesa) dove fu accolta dal Duca e da tutta la corte il 5 settembre 1578. Vi restò sino al 14 settembre quando fu trasportata processionalmente con grande solennità a Torino nella nuova cappella ducale di San Lorenzo.
Oltre all’ attività agricola, sul finire del 1800 furono insediate nella zona industrie tessili di vario tipo che impiegavano principalmente donne.
Fino agli anni ’60 Lucento era una periferia operaia, ma ancora contadina con molti campi e cascine, e alcuni stabilimenti medi e grandi: Mazzoni, Paracchi, Michelin, Ferriere Fiat e molte piccole officine artigianali dette “boite”.
Ora tutto è cambiato. Molti stabilimenti inattivi da anni sono stati demoliti per lasciar posto ad insediamenti commerciali, mentre i campi con le cascine sono stati sostituiti da complessi di edilizia abitativa o a zone adibite a verde pubblico.
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