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Ambiente

Cambiamento climatico: le piante del Parco Nazionale Gran Paradiso occupano le aree lasciate libere dai ghiacciai

Lo studio di Ente Parco e Università di Torino rivela impatti e conseguenze del riscaldamento globale sugli ecosistemi di alta quota

Alessia Serlenga

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TORINO – Una ricerca condotta nel Parco Nazionale Gran Paradiso, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università di Torino, sta evidenziando l’impatto significativo del cambiamento climatico sugli ecosistemi alpini, con un’accelerazione senza precedenti nel processo di colonizzazione delle piante nelle aree lasciate libere dal ritiro dei ghiacciai.

Lo studio

La ricerca, recentemente pubblicata sul Botanical Journal of the Linnean Society, rivista scientifica della Oxford University Press, ha riguardato l’analisi di due cronosequenze proglaciali, situate in valle di Cogne e in valle di Rhêmes. I ricercatori hanno riesaminato le aree permanenti di studio della vegetazione lungo queste cronosequenze a distanza di 5 anni dai primi rilievi allo scopo di valutare i cambiamenti a breve termine della vegetazione e confrontare le traiettorie attuali con quelle previste dal modello della cronosequenza.

I risultati mostrano un incremento notevole sia nel numero di nuove specie vegetali presenti che nella loro copertura, con un’accelerazione della colonizzazione che ha superato di gran lunga le aspettative. In particolare, la ricchezza di specie e la copertura vegetale sono aumentate rispettivamente fino a 21 e 45 volte più velocemente rispetto ai modelli previsionali.

Andrea Mainetti e Michele Lonati, rispettivamente botanico del Parco e professore dell’Università di Torino, spiegano:
“Questo studio evidenzia quanto sia urgente affrontare le sfide poste dal cambiamento climatico, soprattutto in aree sensibili come il Parco Nazionale Gran Paradiso. I risultati ottenuti non solo migliorano la nostra comprensione delle dinamiche ecologiche in risposta al riscaldamento globale, ma sottolineano anche l’importanza di un monitoraggio continuo e di lungo termine per guidare le strategie di conservazione in un’area così rilevante come il Parco Nazionale Gran Paradiso.”

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